TRIVULZIO, Scaramuccia
– Nacque a Milano da Giovan Fermo e da Margherita Valperga intorno al 1465.
Il padre, fratello del più noto Gian Giacomo, detto il Magno (v. la voce in questo Dizionario), aveva assunto diversi incarichi nell’apparato di governo sforzesco: era stato podestà della Valtellina, collaterale generale (cioè supervisore) dei soldati stipendiati, membro del Collegio dei decurioni milanesi; infine, aveva raggiunto la dignità di consigliere ducale. Sua madre era figlia di Giacomo Valperga, gran cancelliere di Savoia, caduto in disgrazia, processato e condannato a morte nel 1463.
Trivulzio studiò diritto civile e canonico presso l’Università di Pavia. Nella stessa sede, nel 1491, diventò lettore di diritto. Quindi, rientrò nella città natale per essere accettato nel locale Collegio dei giuristi. Nel 1499 si schierò dalla parte del re di Francia Luigi XII, che invadeva il Ducato di Milano. Suo zio Gian Giacomo, del resto, guidava in quell’occasione le armate francesi. Riuscito vittorioso dopo un colpo di coda di Ludovico il Moro nel 1500, il sovrano francese manifestò la volontà di tenere presso di sé Trivulzio, nominandolo consigliere presso il Parlamento di Parigi. Ricevette altresì per diretto intervento del re le entrate del monastero milanese di S. Celso.
Secondo quanto riportano i dispacci diplomatici contemporanei Trivulzio era alla corte di Luigi XII nel novembre del 1500, quando vi giunsero gli ambasciatori dell’imperatore Massimiliano per trattare di pace. Si spostò quindi a Milano, ma già nel settembre del 1501 seguì in Francia il cardinale Georges d’Amboise, che aveva tenuto temporaneamente il governo cittadino. Dopo alcuni altri soggiorni presso la corte di Luigi XII – per esempio nell’estate del 1502 e nell’aprile del 1505 –, nemmeno la nomina a vescovo di Como, a metà aprile del 1408, determinò il suo definitivo ritorno in Italia. Soltanto all’inizio di settembre del 1509 fece un solenne ingresso nella città lariana.
Del suo soggiorno a Como, nei dodici mesi successivi, restano vivide immagini, grazie alla testimonianza di Benedetto Giovio: Trivulzio intratteneva letterati del calibro del greco Giano Lascaris, che tra il 1509 e il 1510 si trovava a Milano. Frequentavano i suoi convivi il vescovo di Laodicea Matteo Dall’Olmo, l’inquisitore domenicano Bernardo Rategno, implacabile nella caccia alle streghe, il giurista Gian Andrea Lambertenghi, l’erudito conoscitore di storia antica Evangelista Gaggi. Trivulzio ebbe interesse anche per la musica. Fu probabilmente dedicata a lui la copia lodigiana del manoscritto del De harmonia musicorum instrumentorum di Franchino Gaffurio. A Como, altresì, commissionò a Bernardino Luini la Pala di s. Gerolamo per il duomo. Fu eseguita tra il luglio del 1517 e l’inizio dell’anno seguente.
Trivulzio faceva parte del Senato milanese. Tuttavia, portò questo titolo alla stregua di una mera onorificenza. Infatti, tornò in Francia già nel novembre del 1510 e vi trascorse tutto l’inverno successivo; fu Oltralpe anche dal novembre del 1511 all’estate del 1512.
La presenza sul soglio di un pontefice marcatamente antifrancese, quale Giulio II, non permetteva il decollo della sua carriera all’interno della corte pontificia. Soltanto dopo la morte di papa Della Rovere e l’elezione di Leone X Medici, nel febbraio del 1513, Trivulzio tornò a Roma e prese parte ad alcune sessioni del Concilio Lateranense. Erano molto apprezzate le sue competenze giuridiche. Per lo stesso motivo, fu nominato referendario della Segnatura di Grazia e della Segnatura di Giustizia. Le suppliche inviate a Roma dalla diocesi di Trento lo mostrano al lavoro già dal mese di settembre dello stesso anno. Nel 1514 era anche a capo dell’assistenza spirituale agli studenti del Ginnasio romano. A causa del suo schieramento politico, però, e per decisione del nuovo duca di Milano Massimiliano Sforza, vide confiscate le rendite dei suoi benefici in Lombardia.
In occasione del concistoro segreto del 1° luglio 1517, fu creato cardinale. La nomina fu pubblicata cinque giorno dopo, ed egli assunse il titolo di s. Ciriaco. Subito, nel Sacro collegio si incaricò della protezione del regno di Francia. Inoltre, inviava regolarmente lettere di avvisi Oltralpe. L’8 gennaio 1518 rassegnò la diocesi di Como al fratello Antonio, vescovo di Asti, che mantenne per un anno la titolarità di entrambe le sedi. Complesso, poi, l’atto registrato in Camera apostolica il 26 settembre 1519, con cessioni triangolari incrociate delle sedi vescovili di Asti e Piacenza fra Trivulzio, suo fratello Antonio Trivulzio e Vasino II Malabaila. Trivulzio ne ricavò l’amministrazione della Chiesa piacentina, che tenne per diversi anni. Il 13 aprile 1522 presenziò alla posa della prima pietra del santuario di S. Maria di Campagna. Il 31 maggio 1525, riservandosi i diritti di regresso, i frutti e la collazione dei benefici, resignò la diocesi al giovane nipote Catalano Trivulzio.
Come cardinale, Trivulzio attraversò i conclavi che elessero il fiammingo Adriano VI e Clemente VII. Nel primo caso, in particolare nel dicembre del 1521, si espose a favore dell’elezione del cardinale Domenico Grimani, offrendo addirittura 20.000 ducati al doge di Venezia suo padre, Antonio Grimani. Ma quando Adriano di Utrecht raggiunse quindici voti, fu nel primo gruppo di cardinali che spostarono su di lui il proprio voto (nella procedura cosiddetta per accessum). Durante il lungo interregno prima che l’eletto raggiungesse Roma (sarebbe arrivato solo alla fine di luglio del 1522), Trivulzio si trovò talvolta a contrastare i membri del Collegio cardinalizio troppo scopertamente filoimperiali, come il camerlengo Francesco Armellini Medici, che nel marzo del 1522 aveva ordinato la consegna di artiglierie pontificie all’armata di Carlo V, oppure lo svizzero Matthäus Schiner, affrontato con «gran parole» (Sanuto, 1880-1896, XXXIII, col. 132) il mese successivo.
Nell’ottobre del 1523, defunto Adriano VI, Trivulzio entrò in conclave. I contemporanei gli attribuivano un’entrata di 9000 ducati annui. Era ovviamente stimato appartenere alla fazione filofrancese. Effettivamente, quando i cardinali presenti accorsero a eleggere il cardinale Giulio de’ Medici (considerato filoimperiale) per adorationem, egli si astenne dal farlo allontanandosi e obbligò il futuro Clemente VII a ripetere l’elezione con un ultimo scrutinio. Quando però il pontefice si schierò apertamente con il re di Francia, Trivulzio tornò in auge. Il 12 gennaio 1526 fu nominato camerlengo del Sacro Collegio. Egli aveva ormai una discreta corte, mantenendo presso di sé 103 ‘bocche’. Non smise di interessarsi delle questioni milanesi: nel successivo agosto, stese certi ‘capitoli’ e li fece recapitare all’attenzione del duca di Milano, Francesco II Sforza. L’argomento riguardava questioni circa i fuorusciti milanesi, di cui i Trivulzio costituivano rappresentanza eminente. Quindi, nel marzo del 1527 – su espressa indicazione del re di Francia Francesco I – ebbe l’amministrazione della diocesi di Vienne, nel Delfinato.
Iniziata la guerra della Lega di Cognac e avvicinandosi le truppe imperiali a Roma, Trivulzio riuscì a fuggire prima del sacco del 6 maggio 1527, raggiungendo Civitavecchia. Circolò una lettera a suo nome che descriveva minutamente il sacco. Il suo palazzo nella piazza del Paradiso, nel rione Parione, presso S. Andrea della Valle, fu completamente distrutto.
Mossosi poco dopo verso nord, Trivulzio morì il 5 agosto 1527 nell’abbazia di Maguzzano (oggi nel comune di Lonato del Garda, in provincia di Brescia), dove venne sepolto. Una medaglia di scuola milanese e databile fra il 1518 e il 1525 ritrae il suo scarno profilo. Ne è conservato un esemplare alla National Gallery of arts di Washington.
Fonti e Bibl.: M. Sanuto, I diarii, a cura di R. Fulin et al., III, XIX, XXI, XXX-XXXV, XXXVIII, XL, XLII, XLIII, XLV, Venezia 1880-1896, ad indices; B. Giovio, Historiae patriae libri duo. Storia di Como dalle origini al 1532, in Opere scelte, Como 1887, pp. 206-208; C. Eubel, Hierarchia Catholica Medii et recentioris Aevi, III, Münster 1923, pp. 15, 62, 84, 121, 182, 275, 333; J. Delumeau, Vie économique et sociale de Rome dans la seconde moitié du XVIe siècle, Paris 1957, p. 434; Renaissance medals from the Samuel H. Kress collection, a cura di G.F. Hill - G. Pollard, London-Glasgow 1967, p. 39 n. 198; S. Meschini, La Francia nel ducato di Milano. La politica di Luigi XII (1499-1512), Milano 2006, ad ind.; Suppliche al pontefice: diocesi di Trento. 1513-1565, a cura di C. Belloni - C. Nubola, Bologna 2006, ad ind.; M. Pantarotto, Per la biblioteca di Franchino Gaffurio: i manoscritti laudensi, in Scripta, V (2012), pp. 111-117 (in partic. p. 115); Lamenti di Roma. 1527, a cura di D. Romei, s.l. 2018, pp. 9, 170.