SCARPANTO (gr. Κάρπαϑος; turco Kerpé; A. T., 90)
Una delle Isole Italiane dell'Egeo, occupata il 12 maggio 1912 da un distaccamento della R. Marina. Scàrpanto giace a 35° 35′ di latitudine N. e a 27° 10′ di longitudine E. ed è interposta fra Rodi, da cui dista 45 km., e Candia da cui dista quasi il doppio. A 7 km. di distanza verso SO. v'è l'isola di Caso.
Ha una forma molto allungata nella direzione dei meridiani, e verso nord si continua col grosso isolotto di Saria, da cui la separa un canale di un centinaio di metri di larghezza. La lunghezza ammonta a km. 48,5, la larghezza massima a 15 km. e la superficie a 288 kmq. Risulta terza in ordine di grandezza fra le isole italiane dell'Egeo, essendo superata da Rodi e da Coo.
Quasi tutta la superficie dell'isola è occupata da rilievi montuosi i quali si allineano in una lunga catena principale che culmina sulla cima del M. Lastra a 1220 m. Altre cime cospicue sono il Calolimni, alto 1160 m. e il monte S. Elia una ventina di metri più basso. Le valli sono brevi e, salvo alcune della zona meridionale, sono bagnate da corsi d'acqua solo durante la stagione delle piogge. Le sorgenti non sono abbondanti. La linea di costa è mediocremente articolata, ma l'isola possiede un caratteristico porto naturale, dall'imboccatura strettissima, che porta il nome di Tristoma e altre baie più o meno riparate come quelle del Mar Grande, di Pigadia, del Castello, ecc.
Dal punto di vista geologico l'isola di Scarpanto risulta composta da un'ossatura fortemente erosa di calcari del Cretacico superiore, sui quali s'adagia il complesso arenaceo-marnoso eocenico del flysch. Con questo sono associati diaspri, ftaniti e rocce serpentinose. Al Miocene appartengono forse alcuni giacimenti di gesso, mentre i depositi ghiaioso-sabbiosi fossiliferi tanto diffusi nella parte meridionale dell'isola sono riferiti al Neozoico.
L'isola ha, secondo il censimento del 1931, una popolazione di 6574 abitanti, che vive per lo più riunita in 10 villaggi. Eccetto il capoluogo, Pigadia, che giace in riva al mare, gli altri sono sparsi nell'interno, nelle sedi medievali, e la maggior parte nella metà meridionale dell'isola. Portano i nomi di Arcassa, Menete, Pile, Oto, Volada, Aperi, Mesocorio, Spoa, Olimpo. Sono sedi di comune e in ciascuno v'è una scuola primaria e varie chiese. La lingua in uso è il greco.
Gli abitanti sono quasi tutti di religione greco-ortodossa, dediti all'agricoltura e alla pastorizia. Le coltivazioni principali sono: grano, orzo, vite e olivo. Il bestiame è di circa 20.000 capi fra ovini e caprini e un numero molto minore di bovini ed equini. I commerci marittimi sono assai limitati; le industrie consistono in qualche molino per il grano e per le olive e nella tessitura. I collegamenti con Rodi sono assicurati da un servizio postale settimanale di piroscafi e da comunicazioni telegrafiche.
Storia. - Dopo essere stata presumibilmente abitata dai Carî, come le altre isole vicine, Scarpanto, nell'antichità Carpato (Κάρπαϑος, Carpăthus), dovette subire anch'essa, per quanto limitatamente, l'influenza della civiltà cretese-micenea. Fece parte dell'impero ateniese nel sec. V, poi fu, forse dalla fine di quel secolo, con qualche interruzione, sottoposta a Rodi; d'allora in poi, subì tutte le varie vicende della maggiore isola vicina. Tra le sue città sono ricordate Potidaion (presso l'odierna Pigadia), di cui sopravvivono scarse vestigia, Arkaseia (oggi Arcassa) e Brikous (Vergunda), fra tutte la più importante, con le sue mura fortificate del sec. IV-III a. C., racchiudenti tracce di edifici, e con le sue tombe scavate nella viva roccia (Vatì). Presso Leukos vi dovette anche essere un centro abitato: mura di terrazzamento e avanzi di edifici varî sono tutt'oggi ivi disseminati (località Rizes e Aria). Il comune degli Eteocarpazî ('Ετεοκαρπαϑιοι), i veri originarî Carpazî, in contrapposto ai coloni più recentemente immigrati, da localizzare verso il centro dell'isola, conservava la sua autonomia sino almeno al principio del sec. IV. Materiale di età micenea fu rinvenuto in contrada Lourtò, presso la baia di Diafani: e tombe del periodo greco sono state saltuariamente scavate in varie località dell'isola. Nella vicina isoletta di Saria (in una lista di tributi attici, Inscr. Graecae, I, 263, i Sarî appaiono accanto ai Carpazî) furono trovate armi di bronzo e notate costruzioni rettangolari che per tipo e tecnica del materiale adoperato sembrano essere pregreche e hanno il loro più vicino riscontro nelle costruzioni carie delle coste di Anatolia.
Bibl.: C. De Stefani, C. J. Forsyth Major et W. Barbey, Karpathos Étude géologique paléontologique et botanique, Losanna 1895; A. Desio, Le isole italiane dell'Egeo, in Mem. descr. della carta geol. d'Italia, XXIV, Roma 1931; L. Ross, Reisen auf den griech. Inseln, 1845, III, p. 52; M. Beaudoin, in Bull. Corr. Hell., IV (1880), p. 261 segg.; C. T. Newton, Ancient Greek Inscriptions in the British Museum, II, Londra 1883, p. 138; R. Paton, Vases from Calymnos and Carpathos, in Journ. of Hell. St., VIII (1887), p. 446 segg.; Manolakákis, Karpathiaca, Atene 1876; A. Della Seta, in Boll. d'arte, II (1924-25); Bürchner, Karpathos, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, coll. 2000-2004; M. Segre, Iscrizioni di Scarpanto, in Historia, VII (1933), p. 577 segg.
Azione navale. - Nel maggio 1557 il giovanissimo ammiraglio di Malta, Francesco di Lorena, gran priore di Francia, si spinse con 5 galere, delle quali due di sua proprietà, nell'Arcipelago greco. Ivi fu catturata una grossa nave turca, e altri legni furono predati lungo le coste della Siria. Contro la squadretta maltese si mosse il governatore di Rodi, Delhi Gia‛far, che, allestite quattro galere, incontrò l'avversario nei pressi di Scàrpanto. Durante il combattimento Gia‛far mosse risolutamente contro la capitana cristiana, ma sembra che il fuoco turco fosse poco efficace. Invece la San Giacomo, comandata da G. De Liguori, a voga arrancata si slanciò in mezzo alle navi nemiche, e abbordò coraggiosamente la galera turca di Mami re'īs. Mentre la capitana turca, che aveva subito gravi perdite e su cui era morto lo stesso Gia‛far, era costretta a ritirarsi dal combattimento, il duello tra la galera di Mami re'īs e la San Giacomo si fece ancora più violento e la prima prese fuoco per lo scoppio della santabarbara. Impegnatasi una zuffa a corpo a corpo sulla San Giacomo, e venuto a morte il De Liguori, i Turchi ebbero la meglio e riuscirono ad impossessarsi della nave maltese, prendendo sollecitamente il largo. Le altre due galere cristiane, che combattevano con probabilità di successo contro due altre galere turche, accortesi della cattura della San Giacomo, persero coraggio e lasciarono che i Turchi si ritirassero senza dar loro la caccia. Le perdite furono di un'unità da ambedue le parti, ma i morti turchi furono numerosi. Francesco di Lorena, ferito due volte, rimase in effetti padrone del mare e fu accolto a Malta come un vincitore.
Bibl.: C. Randaccio, Storia navale universale, Roma 1891.