scarsella
Indicava anticamente la " borsa " o " tasca " che, insieme con il bordone, costituiva un elemento indispensabile dell'equipaggiamento del pellegrino (cfr. questo esempio del Sacchetti citato dal Tommaseo: " La prima cosa che fa lo pellegrino quando si parte, si veste di schiavina, appiccasi la scarsella, e mettevi ago e refe e moneta d'ariento e d'oro ").
Ricorre cinque volte nel Fiore, in corrispondenza con escharpe del Roman de la Rose. Dapprima nel pellegrinaggio di Falsembiante e Costretta-Astinenza, dove il bordone e la s. divengono attributi simbolici, raffigurando i perversi sostegni di cui i due pellegrini si servono nelle loro azioni: La scarsella avea piena di forneccio, CXXIX 13 (Roman de la Rose 12080 " Escharpe ot pleine de soussi "); la sua scarsella avea pien' e fornita / di tradigion, più che d'argento o d'oro, CXXX 7 (che rappresenta un'aggiunta rispetto al Roman de la Rose, dove si parla solo del bastone di Falsembiante). Poi nel pellegrinaggio erotico dell'amante, dove la s. rappresenta lo scroto (latino scrotum, " borsa "): e sì v'andai come buon pellegrino, / ch'un bordon noderuto v'apportai, / e la scarsella non dimenticai, / la qual v' appiccò buon mastro divino, CCXXVIII 7 (" E port o mei, par grant effort, / Escharpe e bourdon reide e fort ", Rose 21354), e (al v. 14) la scarsella ... era san costura (" L'escharpe est de bone faiture, / D'une pel souple senz cousture ", Rose 21357); la scarsella ch'al bordon pendea, / tuttor di sotto la facea urtare, / credendo il bordon meglio far entrare, CCXXX 3 (" Mais l'escharpe dehors demeure, / O les martelez rebillanz, / Qui dehors ierent pendillanz ", Rose 21648).