sceda (isceda)
Questo sostantivo si registra due volte, al plurale e sempre in rima, nel senso di " detti beffevili, che strazieggiano e contrafanno le parole altrui " (Buti): Ora si va con motti e con iscede / a predicare, e pur che ben si rida, / gonfia il cappuccio e più non si richiede (Pd XXIX 115); con lo stesso valore, nell'espressione ‛ tener s. ', riferita a coloro che non sono innamorati / mai di donna amorosa (Rime LXXXIII 48-49) e che ne' parlamenti lor tengono scede (v. 50), " usano nei loro discorsi facezie banali " (Pazzaglia).