scempiamento
In alcune ➔ varietà di italiano si osserva la presenza di ➔ consonanti scempie laddove l’italiano standard presenta consonanti doppie. Questo fenomeno è in genere riconducibile a caratteristiche dialettali che tendono a trasferirsi anche all’italiano regionale.
Una delle caratteristiche della fonologia dell’italiano è l’esistenza di due distinte classi di suoni, quella delle consonanti semplici e quella delle consonanti doppie (o geminate). In alcuni casi tale distinzione viene meno perché, per cause e in circostanze varie, la differenza di lunghezza tra i due tipi di suoni non è realizzata (➔ quantità fonologica). Non annoveriamo qui tra i casi di scempiamento i fenomeni di riduzione segmentale tipici del parlato in generale (e in particolare dell’eloquio veloce o trascurato; ➔ pronuncia), che provocano una ‘erosione’ dell’intensità e della durata tanto nelle consonanti quanto nelle vocali, producendo consonanti abbreviate o del tutto degeminate; in realtà tali suoni sono raramente percepiti come tali dagli utenti, e devono essere considerati realizzazioni non sistematiche, attinenti al livello più superficiale della produzione linguistica. Con scempiamento ci riferiamo a una caratteristica sistematica della fonologia dialettale (➔ dialetti), che può trasferirsi alla pronuncia dell’➔italiano regionale, differenziandolo e allontanandolo dalla forma (e dalla norma; ➔ norma linguistica) fonetico-fonologica dell’➔italiano standard.
Il primo caso che consideriamo è lo scempiamento nelle varietà settentrionali (➔ Torino, italiano di; ➔ Milano, italiano di; ➔ Venezia, italiano di).
Com’è noto, i dialetti settentrionali sono accomunati dalla mancanza di consonanti geminate: in corrispondenza delle doppie dell’italiano standard, del toscano e dei dialetti centrali e meridionali, i dialetti del Nord hanno consonanti scempie (ad es., lig. panu «panno»; piem., lomb., ven., emil. galina «gallina», vaca «vacca», stopa «stoppa», ecc.; ➔ lombardi, dialetti; ➔ piemontesi, dialetti; ➔ veneti, dialetti).
Questa caratteristica del dialetto tende a estendersi alla pronuncia dell’italiano, in misura tanto maggiore quanto più la varietà d’italiano si avvicina al dialetto stesso, producendo pronunce – talvolta filtrate anche nella scrittura – come hano, fato, aplicare, diretore.
Un secondo caso di scempiamento riguarda la sequenza [rː] ed è alla base di forme come te[r]a, e[r]ore, a[r]ivare. Queste degeminazioni appartengono ovviamente anche alle varietà settentrionali, rientrando nel caso più generale appena descritto. Tuttavia la degeminazione specifica di [rː] è propria dell’Italia centrale; essa è infatti un tratto fortemente caratterizzante del dialetto romanesco (➔ laziali, dialetti; ➔ Roma, italiano di), ma in realtà diffuso in un’area molto più ampia, che include varietà toscane (soprattutto non urbane), umbre, marchigiane e laziali (cfr. Rohlfs 1966).
Lo scempiamento di [rː] è in genere una regola fonologica vitale e produttiva; esso infatti può trovare applicazione non solo all’interno di parola, ma anche nelle sequenze [rː] ‘secondarie’, cioè prodotte da fenomeni di ➔ fonetica sintattica. In forme come è [r]otto, a [r]oma, più [r]icco, osservabili, ad es., nel romanesco, o nella forma i [r]ospi «i rospi» del garfagnino, lo scempiamento si applica sulla geminata prodotta dal ➔ raddoppiamento sintattico. Ciò è testimoniato dalle sequenze è [tː]utto, a [kː]aso, più [fː]orte per il romanesco e i [fː]unghi «i funghi», che manifestano regolarmente gli effetti della regola di raddoppiamento sintattico (nelle diverse condizioni con cui essa si applica nelle varietà italiane) sulle consonanti diverse da /r/. Le forme i [r]amo «il ramo», u [r]ospo «un rospo», co [r]ispetto «con rispetto», u [r]itrovo la strada «non ritrovo la strada», osservate nel garfagnino, presentano lo scempiamento di [rː] esito di assimilazione [lr > rː], [nr > rː], attraverso la trafila il ramo > ir ramo > i ramo, o un rospo > ur rospo > u rospo. La sequenza assimilazione-scempiamento trova indiretta conferma nelle sequenze con consonante iniziale diversa da /r/, ad es., il palo, un dito, con calma, un capisco «non capisco», in cui gli articoli, la preposizione e la negazione compaiono nella loro forma piena.
Anche nel caso dello scempiamento di [rː], la caratteristica dialettale può estendersi al parlato in italiano, sebbene, essendo spesso percepita come un tratto diastraticamente basso (➔ variazione diastratica) e fortemente marcato come dialettale, essa tenda a essere esclusa almeno nelle varietà di italiano più vicine allo standard.
Un ulteriore fenomeno di mancata corrispondenza tra varietà locali e italiano standard riguarda le ➔ preposizioni articolate. Le forme allo, dello, dallo, ecc., che presentano la geminazione della /l/ dell’articolo determinativo, sono in effetti tradizionali in un’area molto ristretta, che coincide sostanzialmente con la zona fiorentina. Nella stessa Toscana, infatti, è prevalente un sistema che differenzia le preposizioni articolate preconsonantiche, con [l], da quelle prevocaliche, con [lː]; ad es.: co[l]o stecco, ne[l]a stalla, ne[l]e case, di contro a co[lː]’olio, ne[lː]’acqua, de[lː]’anatre. Questo sistema, proprio del pisano-livornese e di tutta la Toscana meridionale, si estende anche a parte dell’Umbria e all’alto Lazio. Nelle stesse zone, questa caratteristica dialettale si trova frequentemente estesa all’italiano regionale, almeno nei registri meno controllati (cfr. Agostiniani 1980).
La realizzazione scempia di /l/ nelle preposizioni articolate preconsonantiche, però, può anche essere osservata nelle varietà dell’italiano regionale di area centro-meridionale, anche nei casi in cui i corrispondenti dialetti presentano sistemi decisamente diversi. Ad es., allo standard ne[lː]e case può affiancarsi l’italiano regionale ne[l]e case, in corrispondenza di forme dialettali diverse, come [neː] case del romanesco, o (d)int e case di vari dialetti meridionali.
Agostiniani, Luciano (1980), Sull’articolo determinativo prevocalico e le preposizioni articolate nelle varietà toscane, «Archivio glottologico italiano» 65, pp. 74-100.
Rohlfs, Gerhard (1966), Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, 1966-1969, 3 voll., vol. 1º (Fonetica) (ed. orig. Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten, Bern, Francke, 1949-1954, 3 voll., vol. 1º, Lautlehre).