scena primaria
In psicoanalisi, il vissuto del bambino o della bambina rispetto alla sessualità dei genitori. Tale esperienza può derivare dall’aver assistito realmente a un rapporto sessuale tra padre e madre, ma più spesso si costituisce sulla base di indizi visivi o uditivi, supposizioni poi rielaborate in fantasia; per es., rumori provenienti dalla stanza dei genitori, figure intraviste nella penombra; oppure deriva dall’aver osservato la sessualità di altri adulti o di animali. Il confrontarsi con la sessualità dei genitori è un’esperienza di grande importanza nel processo di sviluppo, drammatica e generatrice di angoscia; poiché il bambino non riesce a comprendere chiaramente ciò che accade, si sente al tempo stesso eccitato e spaventato, tenuto fuori dall’intimità della coppia e defraudato del rapporto protettivo della madre. La figura del padre si frappone tra madre e bambino, e la perdita metaforica del seno coincide con la proibizione dell’incesto (➔ complesso di Edipo). A seconda delle personali vicissitudini di ciascuno, possono prevalere la paura per l’incolumità della madre, perché la sessualità adulta viene intesa come atto di violenza dell’uomo sulla donna; oppure invidia e gelosia per essere esclusi da un piacere segreto. Come Sigmund Freud intuisce nel caso clinico de L’uomo dei lupi (1918), la s. p. non è un evento che avviene una volta per tutte in un’epoca ben definita, ma un processo che assume progressivamente senso; impressioni vaghe della prima infanzia vengono successivamente risignificate a posteriori nel corso di esperienze ulteriori e grazie alla maturazione della mente e all’ampliarsi delle conoscenze. Per es., in epoche precoci, la s. p. può non essere ancora vissuta come qualcosa che avviene nella coppia genitoriale, ma come una mutazione mostruosa della madre, che da familiare diviene ‘estranea’. Melanie Klein parla di ‘figura genitoriale combinata’ per intendere l’impressione di inquietante groviglio di padre e madre che corrisponde alla fantasia di s. p. del bambino in epoche precoci, di non distinzione tra sé e non sé e tra padre e madre.
Il modo in cui la s. p. viene elaborata segna il modo in cui verranno vissute, in maniera più o meno felice o patologica, le relazioni sessuali o amorose delsbadiglio Joseph Ducreux, Autoritratto, 1783 l’età adulta. La s. p. è potenzialmente traumatica, ma è anche una spinta evolutiva potente, poiché stimola la creatività, obbliga la mente infantile ad attivarsi, a produrre ipotesi e fantasie intorno al mistero della sessualità e al grande interrogativo di come nascono i bambini. La capacità di rispondere in modo attivo alle angosce e alle frustrazioni connesse determina il modo in cui si organizza l’intera personalità. Contrariamente a Freud, che considera la s. p. un pilastro dello sviluppo psicosessuale dell’individuo, Carl G. Jung la interpreta come un archetipo, una consapevolezza che appartiene al passato filogenetico dell’umanità.