SCENUTE
. Monaco e scrittore copto, per lungo tempo abate del grande Monastero Bianco nell'alto Egitto, nel distretto di Achmim, a ovest dell'odierna Sohāg, detto in arabo Dair al-Abiad. Nato verso la metà del sec. IV in un villaggio della stessa regione, morto, per comune testimonianza più di un secolo dopo, successe verso il 398 al monaco Pǵol nel governo del predetto cenobio pacomiano e lo tenne fino alla sua morte. Nel 431, già vecchio, accompagnò Cirillo di Alessandria al concilio di Efeso. S. ebbe grande influenza nella vita religiosa e monacale di Egitto, non per il suo pensiero teologico, ché non fu teologo, ma con la sua rigida energia (egli fece, come già Pǵol, più severa la regola pacomiana) e con i suoi scritti parenetici, redatti nel dialetto saidico, per lo più sermoni e lettere, di stile rude e vigoroso, che si può dire rappresentino, oltre alle produzioni di natura popolare, le sole scritture originali copte. Ne è cominciata la pubblicazione e versione latina nel Corpus Scriptorum Christ. Orientalium per opera di J. Leipoldt (il quale oltre a due volumi degli scritti di S., 1908 e 1913, ha anche pubblicato la vita di lui redatta dal suo discepolo Bēsa, 1906) e del Wiesmann che ha assunto il difficile compito della versione (in latino; finora un primo fascicolo, 1931). S. è tra i santi più venerati della Chiesa copta. V. anche copti, XI, p. 334 seg.
Bibl.: Oltre alle opere generali indicate alla bibliografia della voce copti, e agli articoli delle maggior enciclopedie (tra cui notevole quello della Catholic Encyclopedia), v. specialmente J. Leipoldt, S. v. Atripe und die Entstehung des national ägyptischen Christentums, in Texte und Untersuchungen zur Geschichte der altchristl. Kirche, XXV, Lipsia 1903.