schematismo
In Kant l’espressione s. trascendentale o s. dei concetti puri dell’intelletto, indica, nella Critica della ragion pura (➔), l’uso da parte dell’intelletto, ai fini della conoscenza, degli schemi dell’immaginazione, cioè di rappresentazioni pure mediatrici tra sensibilità e intelletto, «omogenee da un lato con le categorie, dall’altro con i fenomeni». Essendo infatti le categorie del tutto eterogenee rispetto alle intuizioni sensibili, gli oggetti dell’esperienza non potrebbero mai essere assunti sotto di esse se non intervenisse un quid medium dotato di una certa affinità con entrambe le sfere. Kant risolve il problema individuando nel tempo l’elemento di «mediazione», la forma generale degli schemi; il tempo infatti è presente, da un lato, in ogni rappresentazione del molteplice e, dall’altro, è forma pura a priori. La determinazione temporale delle singole categorie ne consentirà dunque l’applicazione all’esperienza, permetterà la schematizzazione trascendentale. Così la «quantità» vi assume lo schema della successione numerica, la «sostanza» quello dell’immutabilità nella durata, e via dicendo.