schiatta (ischiatta)
È da D. dato come sinonimo di " progenie " e di " stirpe ": una schiatta, o vero una progenie, Cv IV XXIX 10; e v. § 3, due volte; non dica quelli de li Uberti di Fiorenza, né quelli de li Visconti da Melano: ‛ Perch 'io sono di cotale schiatta, io sono nobile '; ché 'l divino seme non cade in ischiatta, cioè in istirpe, ma cade ne le singulari persone (IV XX 5).
Come nelle occorrenze citate, è usato altre volte a proposito della nobiltà (v.), virtù indipendente nella visione dantesca da eredità di sangue o da possesso di ricchezza: di qui il disaccordo con quelli / che fan gentile per ischiatta altrui / che lungiamente in gran ricchezza è stata (Cv IV Le dolci rime 30; cfr. anche il v. 113, e XX 3).
Come " famiglia " o " gruppo di famiglie legate da parentela ", in If XXVIII 109 (dove allude ai Lamberti), e in Pd XVI 115, dove l'oltracotata schiatta che s'indraca / dietro a chi fugge, e a chi mostra 'l dente / o ver la borsa, com'agnel si placa è quella degli Adimari, feroce a guisa di drago contro chi è timido, e mansueta a guisa di agnello con chi mostra i denti o la borsa.
Lo stesso significato in Pd XVI 76 udir come le schiatte si disfanno / non ti parrà nova cosa né forte, / poscia che le cittadi termine hanno.