SCHOLA
. La parola ha avuto nel mondo romano molte più accezioni che non avesse la voce corrispondente greca σχολή. Originariamente essa designa sia il concetto sia il luogo dello studio: equivale cioè alla nostra parola scuola. Per estensione, la voce passa a indicare ogni luogo di riunione, di riposo o di attesa. Così, mentre Plinio (Nat. Hist., XXXV, 114) chiama schola una grande sala ornata di statue e di pitture celebri, costruita entro i portici di Ottavia a Roma, così vasta che poté servire più di una volta anche alle riunioni del Senato e fu forse una parte della biblioteca stessa di Ottavia, Vitruvio indica col nome di schola lo spazio libero intorno al calidarium e al laconicum delle Terme, dove i bagnanti attendevano il loro turno per gettarsi nelle vasche. Nei campi militari le scholae erano recinti dove si andavano a prendere gli ordini di servizio.
Ma il più largo uso della parola è dato dalle associazioni e corporazioni religiose e commerciali, nelle quali comunemente essa indica il luogo di riunione, dove si dànno anche feste e sacrifici. Cosicché la ritroviamo assai spesso nelle iscrizioni che si riferiscono alla vita sociale e collegiale romana.
Architettonicamente, si ebbero differenti tipi di scholae che sono illustrati dalle rovine.
Vi è un tipo di schola che fa parte della monumentalità pubblica di una città, e che è destinata alla cittadinanza come luogo di sosta e di riposo sulla strada e soprattutto in prossimità del Foro. Si tratta allora di un banco in pietra, semicircolare, come quello del foro triangolare di Pompei, o di un'esedra come quella del foro di Simitthu in Africa, formata da un muro rivestito di marmo e con colonne nell'interno, e quella pressoché simile sul decumano di Ostia, ornata di colonne di granito. In questo caso la schola è una costruzione a sé, più o meno ricca, posta all'aria aperta, e che per la sua stessa f0rma può confondersi anche con una exedra.
Forme costruttive e architettoniche più varie si hanno invece nelle scholae destinate a luogo di riunione di collegi, che sono costruzioni coperte e riserbate a privati, anziché all'intera cittadinanza.
La più celebre di tutte, la schola Xantha, per gli scribi addetti agli edili curuli, scoperta a Roma nel sec. XVI sulla Via Sacra, presso i rostra, non sappiamo esat. tamente come fosse: è certo che era di marmo e decorata con molto sfarzo. Conosciamo invece alcune scholae di associazioni funeraticie, come quella dei Sodales Serrenses presso la Via Nomentana, che era una sala quadrata di cinque metri di lato, con un banco tutt'intorno e un altare nel centro: un'iscrizione ricordava il donatore.
Un'altra schola di carattere funerario sulla Via Appia era circolare, con sedili lungo il muro a distanza regolare, e con un altare nel centro.
Quanto alle scholae di associazioni religiose conosciamo quella dei dendrophori di Ostia, sala trapezoidale costruita innanzi al tempio di Cibele e di Attis, con un banco continuo sulle pareti: nel centro erano due altari. Un'iscrizione raccolta sul posto ci fa certi dell'esatta identificazione.
Non sono invece da considerarsi come scholae, ma come stationes, cioè semplici uffici, le camerette rettangolari disposte sotto il grande porticato intorno al piazzale delle corporazioni in Ostia.
Queste stanze, in numero di 79, erano le sedi di rappresentanza dei commercianti e dei naviganti del mondo latino, destinate ad ospitare una o più persone incaricate di trattare gli affari. I musaici figurati antistanti, posti nel pavimento del porticato, non usano infatti mai la parola schola ma statio. Sembrano invece essere state scholae le camere rettangolari, solo eccezionalmente terminanti ad abside, disposte intorno al praetorium dell'accampamento di Lambesi in Africa. Erano salette di riunione dei soldati e sottufficiali della legione III Augusta: probabilmente i sedili erano di legno.
Parecchie iscrizioni ricordano, in occasione di doni fatti ad associazioni, gli oggetti più comuni di arredamento delle scholae: tavole, scaffali, vasi e bilance per misurare le razioni distribuite agli associati, crateri per contenere vino, candelabri, quadranti solari, ecc.
Tale è la connessione della voce schola con tutto ciò che riguarda la vita delle corporazioni religiose, funeraticie o civili, che talvolta essa viene usata come sinonimo di collegium. Abbiamo ad esempio una schola tubicinum, una schola vexillariorum.
Per estensione, si diede, dopo Costantino, il nome di schola a certi aggruppamenti di militari o di funzionarî militarizzati, composti in genere di cinquecento uomini ciascuno, senza guarnigione fissa e che erano piuttosto addetti alla persona dell'imperatore: come gli scutarii, i notarii, i domestici, i protectores, ecc.
Nell'alto Medioevo il termine passò a indicare ogni categoria delle dignità e delle magistrature cittadine (scholae silentiariorum, chartulariorum, agentium in rebus) o della gerarchia ecclesiastica (schola sacerdotum, lectorum, cantorum), mentre assunse un significato più consono al particolare ufficio dell'insegnamento con le schole monasticae nelle quali si istruivano i fanciulli offerti ai monasteri (oblati) e il cui fiorire passò a indicare tutto un periodo della cultura medievale (scolastica). Ma accanto a questo nuovo significato il termine seguitò ad avere per tutto il Medioevo quello di collegium, sodalitas, societas, confratria.
A Roma rimasero famose le diverse scholae che gli stranieri e i cittadini di altre città d'Italia costituirono vicino alla tomba dell'Apostolo. Esse consistevano in edifici, ospedali, xenodochî, cimiteri e chiese, sedi di associazioni nazionali che avevano intenti religiosi e di assistenza ai connazionali che venivano in pellegrinaggio a Roma. La Schola Saxonum, la Schola Teutonum, la Schola Graecorum, la Schola Florentinorum, Senensium ed altre furono così per secoli quasi delle colonie, con riconosciuti privilegi, che tutti i popoli europei del Medioevo fondarono in Roma e costituirono spesso l'antecedente d'istituti ancor oggi fiorenti, creati dagli stranieri per studiare i portati della cultura e della civiltà italiane.
In quest'ultima accezione di societas, schola indicò anche le corporazioni operaie (scholae artificum) e come tale fu il nucleo base di tutta l'organizzazione corporativa del Medioevo.