sciagurato (sciaurato)
L'aggettivo, sostantivato, compare due volte, riferito ai dannati: agl'ignavi, gli sciaurati, che mai non fur vivi (If III 64), e al barattiere Ciampolo di Navarra, lo sciagurato / venuto a man de li avversari suoi (XXII 44).
Il Tommaseo (Dizionario) coglie una differenza di significato nelle due occorrenze dell'aggettivo, che nel primo caso vale " iniquo ", " malvagio ", nel secondo " gravemente disgraziato ", " infelice ".
Ma il Barbi, nella recensione al commento del Passerini, scrive (Problemi I 261): " Nessuna chiosa a sciaurati, forse perché è inteso nel significato oggi più comune. Ma qui nessun sentimento di compassione da parte del poeta, e sciaurato sarà da prendersi nel senso di ‛ vile, abbietto, da niente ', come nei seguenti esempi " (seguono passi dell'Angiolieri, di fra Giordano e di altri autori). Su questa linea interpretativa sono anche i commentatori più recenti; il Barbi ritiene accettabile l'equivalenza di s. a ‛ vile ' perché questo aggettivo " è il più comprensivo di tutti; sennonché è nel tempo stesso il più indeterminato e generico " (" Bull. " VIII [1900-1901] 282).