sciarade
La sciarada è lo schema enigmistico (➔ enigmistica) che richiede di saldare due parole per ottenerne una terza.
È uno degli schemi enigmistici fondamentali e il suo nome è tra quelli appartenenti alla terminologia enigmistica che vengono usati anche in senso generico, come sinonimo di «rompicapo, problema difficile da risolvere» (assieme a enigma, indovinello, rebus e, in passato, logogrifo).
Benché il semplice principio della sciarada sia uno dei meccanismi enigmistici fondamentali, l’importanza di tale schema è di ordine innanzitutto storico. È attraverso la sciarada, infatti, che i giochi linguistici confinati all’oralità (o a varianti scritte erudite e accademiche) hanno trovato il loro medium elettivo: la stampa periodica a vasta diffusione.
Schema che per vocazione si pone in un punto di mediazione tra oralità e scrittura, la sciarada è stato a lungo un gioco inavvertito. L’impresa anguis sola («un solo serpente») per la famiglia Anguissola o l’uso petrarchesco di l’aura per Laura non venivano considerati in modo diverso dall’impresa con una colonna, per la famiglia Colonna, o dall’uso dantesco di Beatrice (Bartezzaghi 2001 e 2004). La distinzione attuale tra omofonia e omografia (Dossena 2004) è posteriore all’invenzione della stampa e all’assestamento nell’uso corrente degli spazi vuoti tra parola e parola.
Nella seconda metà del Settecento si diffonde, nei salotti francesi, un gioco di conversazione in cui una parte dell’uditorio deve indovinare a quale parola il giocatore alluda, mimandone le componenti. Troviamo descrizioni letterarie di questo gioco conviviale in William Thackeray, Stendhal, Jane Austen (Augarde 1984; Gagnière 1996), fino a un’allusione di Virginia Woolf che ci consente di considerarlo ancora in auge all’inizio del Novecento (oggi non è scomparso, ma si pratica mimando i titoli dei film). Era questo il gioco delle charades, un termine che viene fatto risalire (non senza qualche opacità) a una parola provenzale, charrado «chiacchierata».
Il gioco si diffuse in tutta Europa e, alla fine del XVIII secolo, incominciò a esserne pubblicata sul «Mercure de France» una versione scritta. Già agli esordi della stampa periodica borghese non venivano proposti solo testi da leggere ma anche testi da risolvere, piccole sfide all’intelligenza con cui si istituiva una relazione di gioco tra giornale e lettore (Bartezzaghi 2004).
La versione scritta della sciarada ripeteva il rituale che si svolgeva nei salotti: chi proponeva il gioco distingueva le due o più parti che dovevano comporre la soluzione finale attraverso dei numeri. Così nelle sciarade scritte le parti della soluzione compaiono nel testo sostituite da termini convenzionali come premier, second, autre, tout (ricalcati in italiano da primiero, secondo, altro, intero).
A volte il testo definiva il contenuto delle parti:
È piatto il mio primiero,
fu verde il mio secondo;
contiene il mio intero
davvero tutto il mondo
Soluzione: pian / età = pianeta (si noti l’uso allora consueto di termini tronchi e la mancata concordanza del termine convenzionale secondo al genere della soluzione, età).
In altri casi, invece, la soluzione veniva evocata non per menzione ma per uso, come accade in una sciarada satirica attribuita a ➔ Vittorio Alfieri:
Sarebbe l’intero
tagliare il secondo
a ogni primiero
Soluzione: (primiero) re / (secondo) gola = (intero) regola.
In questi casi la difficoltà per il solutore è estrema, mancando quasi ogni appiglio semantico che indirizzi verso le parole della soluzione. I tre oggetti nascosti sono colti solo nella loro relazione reciproca, come nell’esempio che segue:
Sta dentro al mio secondo il mio primiero
e il primo col secondo nell’intero
Soluzione: cor / petto = corpetto. Il corpetto contiene il petto che contiene il cuore: la relazione di ognuno di questi tre elementi con gli altri due è l’unica caratteristica – non proprio specifica – che il solutore ha per individuarlo.
Con il tempo, in Italia, la sciarada e gli altri giochi hanno conosciuto altri sistemi di occultamento che hanno finito per far dimenticare il sistema delle parti convenzionali, che aveva dominato la scena sino a tutto l’Ottocento.
La prima pubblicazione italiana totalmente dedicata a giochi enigmistici è del 1816: un libro di sciarade (Frediani 1816). Nel decennio successivo incominciarono a uscire almanacchi come l’«Aguzza-ingegno» e poi «Lo sciaradista» e «Il nuovo sciaradista». Solo progressivamente, su tali pubblicazioni, furono introdotti schemi diversi dalla sciarada, molto spesso da questa derivati.
Il principio della sciarada è la risegmentazione o cesura: l’introduzione, la cancellazione o lo spostamento degli spazi fra le diverse parole (Bartezzaghi 2001).
Il principio non si riscontra solo nelle sciarade, ma in molti altri giochi e generi enigmistici: è il principio base dei rebus e della gran parte della crittografie, e può intervenire liberamente nella maggior parte degli schemi enigmistici. Così come i segni d’accento e la differenza tra maiuscole e minuscole, in enigmistica (salvo che in rare occasioni), anche gli spazi tra le parole non sono pertinenti.
Nella sua forma standard la sciarada non prevede spostamenti di lettere di alcun genere. Si ha una sciarada quando due parole vengono semplicemente unite per formarne una terza: ora / colo = oracolo. Nella tradizione italiana la sciarada è un gioco che interviene sulle lettere, e non sui fonemi, a differenza di quello che succede nella versione francese originale, dove è perfettamente possibile una combinazione come âne «asino» / thon «tonno» = hanneton «maggiolino».
Le varietà di questo schema-base sono poco numerose: le parti della sciarada possono essere più di due: re / gola / mento = regolamento; il risultato della sciarada può essere composto da una frase (nel lessico enigmistico è frase ogni espressione costituita da più parole in relazione sintattica): lame / lamatura = la mela matura. Anche gli elementi della sciarada possono essere costituiti da frasi, a condizione che si tratti sempre di almeno due elementi distinti (la Crimea / mare = lacrime amare).
Quando le due parti della sciarada sono costituite da altrettante frasi, allora si ha una frase doppia: chi ama, teme = chiamate me.
Oltre alle varietà legate al numero degli elementi e delle parole che li compongono, il meccanismo di base della sciarada ha dato vita a numerose varianti (Bartezzaghi 2001).
(a) Schemi a lettura alternata:
(i) l’incastro, in cui il primo elemento si segmenta in due tratti e il secondo viene interposto al primo: ara / ring = arringa (ara / RING = arRINGa);
(ii) la sciarada alterna, in cui entrambi gli elementi si segmentano e i quattro tratti risultanti si leggono alternati: ring / amo = ramingo (ring / AMO = rAMingO);
(iii) l’intarsio, nella cui forma base il primo elemento si segmenta in tre tratti e il secondo elemento in due: cala / ring = carlinga (cala / RING = caRlINGa).
Ognuno di questi tre schemi può essere realizzato con un maggior numero di elementi e con varie combinazioni diverse.
(b) Schemi a scarto: la sciarada incatenata, in cui il tratto terminale del primo elemento è identico al tratto iniziale del secondo; si elimina uno dei due tratti identici e si legge consecutivamente una nuova parola: ring / ghiera = ringhiera (rinG / Ghiera = rinGhiera).
(c) Schemi a doppio scarto: il principio della caduta di entrambi i tratti identici è alla base di una famiglia di schemi enigmistici che alla sciarada devono la fondamentale forma ternaria «a / b = c»: la famiglia dei biscarti. In tale famiglia si distinguono biscarti semplici, biscarti iniziali, biscarti finali, lucchetti, cerniere, doppie estrazioni, secondo la posizione dei tratti comuni da lasciar cadere.
La maggior parte, se non la totalità, degli schemi enigmistici si può combinare con la sciarada: in passato si parlava così di sciarada a scarto (club / etto = cubetto), sciarada a scambio (cia / lozione = coalizione), sciarada a spostamento (tacco / moda / meno = accomodamento), sciarada bifronte (arido / secca = acceso d’ira). Ora la dizione sciarada è decaduta, in questi casi, poiché si ritiene che non aggiunga informazioni che non siano contenute nel diagramma numerico che accompagna ogni gioco.
Viene a volte denominato sciarada (o sciarada a bisensi o bisensi) anche uno schema in cui non c’è alcuna risegmentazione, ma le parti si limitano a cambiare significato: imposta (fiscale) / rotta (navale) = imposta rotta («infisso rotto»). È il caso che mostra con chiarezza il funzionamento sistematico dell’ambiguità enigmistica: quando viene a cessare un’ambivalenza nella composizione del significante deve intervenire l’ambivalenza nell’ambito del significato.
Frediani, Enegildo (1816), Sciarade, logogrifi e fredianesche, Roma, Tipografia Ajani.
Augarde, Tony (1984), The Oxford guide to word games, Oxford, Oxford University Press.
Bartezzaghi, Stefano (2001), Lezioni di enigmistica, Torino, Einaudi (ed. riveduta 2009).
Bartezzaghi, Stefano (2004), Incontri con la Sfinge. Nuove lezioni di enigmistica, Torino, Einaudi.
Dossena, Giampaolo (2004), Il dado e l’alfabeto. Nuovo dizionario dei giochi con le parole, Bologna, Zanichelli.
Gagnière, Claude (1996), Pour tout l’or des mots, Paris, R. Laffont.