Scienza egizia. Medicina
Medicina
Il 1863 è considerato l'anno in cui ha avuto inizio l'indagine scientifica sull'antica medicina egizia in base alle fonti dirette. In quest'anno, infatti, Heinrich Brugsch (1827-1894) decifrava e traduceva il papiro conservato nel Museo di Berlino, scritto, come tutti i papiri più antichi, in ieratico.
In realtà, molto prima che l'Egitto emergesse dall'oscurità della storia e che la raffinata cultura nilotica sommersa diventasse nota all'Occidente in testi di prima mano, si sapeva già da fonti antiche, soprattutto greche, di quale alta considerazione godesse in passato l'antica medicina egizia. Omero definiva i medici egizi "più esperti di tutti gli altri uomini" (Odyssea, 4, 231-232). Il padre della Chiesa Clemente Alessandrino (III sec.) è a conoscenza di sei 'libri' (si tratta di rotoli di papiro) che contengono la scienza dei medici egizi: (1) sulla struttura del corpo; (2) sulle malattie; (3) sugli strumenti; (4) sui farmaci; (5) sugli occhi; (6) sulle malattie femminili (Clemente Alessandrino, Stromata, VI, 4, 35.1-37).
di Wolfhart Westendorf
Gli scritti di carattere medico ritrovati fino a oggi corrispondono soltanto approssimativamente ai titoli menzionati da Clemente Alessandrino. Anche se la letteratura egizia è tematicamente di gran lunga più vasta, manca tuttora il compendio Sugli strumenti e del trattato I farmaci esistono soltanto alcuni frammenti (Trattato sul ricino, nel papiro Ebers e nel papiro demotico Carlsberg 230; v. la Tav. I sulle fonti per le indicazioni relative a questo, come agli altri papiri medici).
I Trattati dei vasi (papiro Ebers e papiro di Berlino) offrono una semplice visione d'insieme dell'anatomia e della fisiologia, esponendo una teoria sul nutrimento di tutte le parti del corpo e su come il cuore si manifesta attraverso il battito del polso. Per quanto riguarda le fonti, occorrono alcune precisazioni circa la loro natura: oltre ai trattati tecnici veri e propri (per es., il Trattato delle lesioni), che studiano soltanto un ramo della medicina, vi sono anche raccolte di scritti (per es., il papiro Ebers), che presentano una quantità di testi scientifici e di ricette dai contenuti più vari. Di tali trattati medici non conosciamo né gli autori, né l'epoca di compilazione, ma soltanto il periodo in cui sono stati scritti oppure l'epoca in cui sono stati copiati da un modello più antico. Tuttavia, da determinate particolarità linguistiche possiamo scoprire, con un certo grado di certezza, l'epoca della loro stesura. Così, il Trattato delle lesioni (papiro Smith) proviene sicuramente dall'Antico Regno (2500 ca.), ma ci è pervenuto soltanto tramite una copia che risale all'inizio del Nuovo Regno (1540 ca.). Formalmente i papiri si distinguono in base alle seguenti strutture testuali: testi didattici, prognosi, ricette, compendi tematici e scongiuri.
Testi didattici
Forniscono il trattamento dettagliato di un caso medico, sulla base di uno schema fisso formato da: titolo ("istruzione per guarire un uomo afflitto dalla malattia x"); esame del malato ("quando visiti un uomo che presenta la malattia x") con sintomi ("e trovi i seguenti sintomi"); diagnosi ("allora dirai: questo è un uomo afflitto dalla malattia x"). Il verdetto presenta tutte le gradazioni, da curabile a incerto, a incurabile ("una malattia che curerò", oppure "una malattia, contro la quale combatterò", oppure "una malattia che non si può curare"); infine, è proposta una terapia ("allora gli preparerai"; seguono i farmaci, con indicazioni sulla loro preparazione e applicazione, oppure altre istruzioni terapeutiche). La complicanza di un caso potrà eventualmente essere discussa ("ma se tu troverai…") ricorrendo a una variante dei referti e della terapia; all'occorrenza seguono annotazioni in cui frasi, parti di frasi o parole che richiedono delucidazioni, vengono spiegate ("ciò che riguarda l'espressione x ‒ questo significa quanto segue"). Sono conservati all'incirca 120 di questi testi didattici che, tuttavia, costituiscono soltanto il 7% del totale.
Prognosi
Di solito si tratta di enunciazioni relative a una madre e a un bambino, in cui è pronosticato se una donna è in stato di gravidanza o meno, se partorirà normalmente o no, se il bambino sarà vitale o no, se si tratterà di un maschio o di una femmina. La struttura formale segue lo schema dei testi scientifici, ma in versione abbreviata. Titolo ("mezzi di indagine per appurare se una donna partorirà [oppure] non partorirà"), indagine e prove ("quando visiti una donna ed esegui le seguenti prove e indi osservi le seguenti reazioni"), prognosi ("allora dovrai dire: lei partorirà, oppure lei non partorirà"). Sono conservate 20 prognosi di questo genere. Una prognosi relativa alla sopravvivenza o no di un individuo morso da un serpente si trova nel papiro Brooklyn (par. 40), mentre ulteriori enunciazioni circa la pericolosità del morso sono espresse nelle singole disamine sui vari tipi di serpenti (parr. 14-38). Un controllo sullo stato di salute generale sarebbe contenuto nel papiro demotico di Vienna (XV, 1-4).
Troviamo alcune previsioni, che peraltro non sono vere e proprie prognosi, formulate in modo speciale; per esempio, in un caso di strappo a una vertebra dorsale il medico ordina al paziente di stendere le gambe che aveva ripiegate: "subito egli le ripiegherà nuovamente a causa della vertebra che gli procurerà dolore" (papiro Smith nr. 48). Ricorre frequentemente la forma generica "allora egli guarirà rapidamente".
Ricette
Spesso dai testi scientifici per l'uso pratico erano ricavate versioni abbreviate che riportavano nel titolo soltanto la malattia o la parte del corpo ammalata oppure entrambe ('rimedi per un caso di stitichezza' o 'per l'intestino pigro'), con l'elenco dei farmaci prescritti e le indicazioni per la preparazione del medicinale e per la sua applicazione, di solito espresse in brevi forme verbali passive del tipo "sia lavorata a formare una massa; […] sia mescolato a essa". Ci sono pervenute forme di transizione dal testo scientifico alla ricetta che mostrano il modo in cui è avvenuta l'abbreviazione (per es., papiro Berlino 153-154).
Compendi tematici e scongiuri
I compendi relativi ai singoli gruppi tematici sono stati tratti dai testi scientifici, soprattutto dalle glosse. Essi possono essere classificati nel modo seguente.
a) Trattati dei vasi (papiro Ebers 854-856, con varianti al papiro Berlino 163: "La conoscenza del funzionamento del cuore, la conoscenza del cuore"). Si tratta di affermazioni che riguardano il cuore quale centro del sistema dei vasi. Il funzionamento del cuore (il battito) deve essere misurato in tutte le parti del corpo, perché il cuore 'parla' attraverso i vasi. È attraverso i vasi che le singole parti del corpo sono alimentate con sostanze vitali come l'acqua e l'aria, oppure che il muco giunge al naso, il sangue (peraltro ancora privo di un particolare ruolo) al naso e agli occhi, il seme ai testicoli, l'urina alla vescica, le feci all'ano. Allo stesso modo, i vasi servono come diffusori di varie malattie.
Una teoria di questo genere, che riguarda l'anatomia, la fisiologia e la patologia, si è formata senza la conoscenza dell'interno del corpo umano (l'imbalsamazione non era eseguita da medici), dando luogo così alle più singolari concezioni. Così, si pensava che dalla bocca partisse un tubo comune per l'aria e per il cibo e che in questo modo essi giungessero al cuore (evidentemente il dotto alimentare non era conosciuto), e da lì allo stomaco, considerato "l'apertura del cuore". Il sangue era visto soprattutto come sostanza nociva che si presentava nelle ferite e nei tumori, ma anche nelle mestruazioni, ragione per cui un'emorragia non era tamponata, bensì "il sangue veniva tratto dalla ferita". Si riteneva che esistesse un collegamento tra il sistema anale e quello della vescica; ciò spiega perché sostanze per la cura delle affezioni urinarie o della vescica fossero introdotte nell'ano mediante clisteri. Il papiro Smith, caso 1, annotazione A (cfr. papiro Ebers 854a) oppure Berlino 154 (cfr. papiro Ebers 855s,t,w,x) testimoniano l'esistenza di modelli di questi compendi nei Trattati dei vasi. Di rado si trovano indicazioni anatomiche sui vasi che non siano contenute nei Trattati dei vasi (Trattato delle lesioni, papiro Smith, caso 34). In genere, le descrizioni anatomiche e fisiologiche sono sporadiche e appaiono soltanto quando, per curare, sia necessario illustrare dettagliatamente lo stato di salute di un ammalato. Così, la diagnosi "il legamento della sua mandibola è bloccato" offre l'occasione per esprimersi sul funzionamento normale della mandibola (papiro Smith, caso 7, annotazioni B e C). Assistiamo alla nascita dell'anatomia dalla patologia.
b) Raccolte di enunciati sui medicinali. Si tratta essenzialmente del Trattato sul ricino (papiro Ebers 251), in cui sono raccolte le notizie riguardanti l'applicazione della pianta di ricino che erano state trovate negli scritti del passato. Quanto alle sue parti b e d, abbiamo resti del corrispondente trattato (papiro Ebers 25 e 123), mentre le parti a e c sono tuttora mancanti; quest'ultima circostanza conferma la nota ipotesi che a noi sia pervenuta soltanto una minima parte dell'antica letteratura medica. Il papiro demotico Carlsberg 230 è composto da frammenti di un trattato sulle erbe, con la descrizione di singole piante e delle loro applicazioni terapeutiche.
c) Trattato di ofiologia. Il papiro Brooklyn nella sua prima parte (parr. 14-38; i testi dei parr. 1-13 sono perduti) contiene la descrizione dei serpenti, mentre nella seconda (parr. 39-100) espone la cura dei morsi di questi rettili per mezzo di farmaci, oppure tramite interventi chirurgici, talvolta accompagnati da esorcismi.
d) Esorcismi e scongiuri. I testi magici potrebbero essere stati recitati per accompagnare determinate funzioni ("nell'applicare o togliere una fasciatura" oppure "nel bere una sostanza curativa", papiro Ebers 1-3), o mentre si usavano certi medicinali (olio/grasso, miele, birra; cfr. papiro Hearst 214-216), o ancora durante l'uso del misurino (papiro Hearst 214-216). Di solito gli esorcismi erano pronunciati in modo mirato contro determinate malattie o determinati demoni (papiro Ebers 811: "Esorcismo per il seno [materno]"). A volte in una normale ricetta, sotto un titolo formulato in termini medici, è possibile rintracciare un uso combinato di ricette e formule magiche, quasi sempre introdotto dalla frase "con quanto viene aggiunto per magia" (papiro Smith, caso 9; papiro Hearst 85). Altre volte, invece, alla fine di un esorcismo poteva essere aggiunta un'applicazione medica (papiro Ebers 360 oppure 385).
L'antica usanza di costruire per ogni nuovo titolo e per il testo vero e proprio delle unità a forma di quadrato allineate orizzontalmente e verticalmente (papiro Ramesseum V; papiro veterinario di Kahun) è a un certo punto abbandonata a favore di un procedimento che permette di risparmiare spazio, scrivendo i testi uno dopo l'altro, separati tra loro unicamente con l'indicazione dei paragrafi e dei capitoli. Forme di transizione sono presenti all'inizio del papiro Ebers e del papiro Chester Beatty VI, che scrivono il testo ancora in righe.
I testi che normalmente sono scritti con l'inchiostro nero hanno i titoli e le frasi introduttive scritti con l'inchiostro rosso per articolare le suddivisioni dei testi; lo stesso accade per i titoli e per le aggiunte alle ricette e ai testi magici, in modo tale da creare delle 'rubriche'. Anche le indicazioni quantitative dei farmaci o altri brani di testi da evidenziare (correzioni, inserti, cancellazioni) sono scritti in rosso.
Da un punto di vista lessicale, i trattati di medicina non possiedono un linguaggio tecnico, ma tutti i termini sono desunti dalla lingua parlata corrente. Se tuttavia questi testi si distinguono in maniera inequivocabile dal resto della letteratura, questo dipende dallo schema della loro costruzione, dalla presentazione affastellata di malattie e di parti del corpo scritte con una grafia particolare, così come dall'uso speciale di forme verbali ottative ("allora tu devi…") e delle loro abbreviazioni passive ("sia bevuto…").
di Wolfhart Westendorf
Le malattie della testa
Oltre ai dolori di testa in generale, è particolarmente menzionata l'emicrania ("mezza testa"). Ampie descrizioni riguardano le affezioni agli occhi: trichiasi ("ciglia cresciute verso il bulbo oculare"), cataratta ("ristagno di acqua"), tracoma ("ruvidezza"), orzaiolo ("pallottolina"), pinguecula ("grasso"); in aggiunta, figurano espressioni generali come "offuscamento", "cecità" e "lesioni". Rispetto all'orecchio è menzionata la debolezza di udito in generale, che giunge fino alla sordità; poi la suppurazione ("quando secerne acqua fetida") e una ferita da taglio che provochi il parziale distacco dell'orecchio, anche se riattaccato con successo in seguito. Naso e occhi soffrono di raffreddore, ossia il "catarro". Nel caso della bocca è menzionata, come particolarità, la distorsione della metà del viso, che guarisce con una cura di essudazione. Dopo gli occhi, a quanto pare sono i denti a correre particolari pericoli. Molte ricette riguardano la "fissazione" dei denti, altre le impiombature ("tappare"). Un frammento demotico si occupa dell'estrazione di un dente, oltre che delle infiammazioni delle gengive. Anche una lingua malata potrebbe comportare gonfiori e infiammazioni.
Affezioni agli arti e malattie interne
Le articolazioni delle braccia e delle gambe soffrono di irrigidimenti e di deformazioni. Al ginocchio può capitare il cosiddetto 'ginocchio tremolante' ("quando cede all'indietro"). Sono frequenti anche descrizioni di suppurazioni del letto delle unghie delle mani e dei piedi, oppure infestazione di parassiti (nematodi delle dita).
Nelle affezioni del torace e del cuore si tratta, a quanto pare, in primo luogo di turbe circolatorie generali. Il gruppo principale delle ricette è costituito dai farmaci contro disturbi intestinali (stitichezza, più di rado diarrea). Casi più gravi di affezioni del tratto gastrointestinale sono discussi nei testi didattici del papiro Ebers, dove si parla di vomito delle feci (forse si tratta di occlusione intestinale) e di emorragie gastriche. Particolare attenzione è dedicata alla funzione regolare dell'ano. Il "pastore (o custode) dell'ano" (il medico che somministra clisteri) cura il canale intestinale. È frequente che i processi corporei siano paragonati alla navigazione sul Nilo, durante la quale può capitare che banchi di sabbia o altri ristagni ostacolino il libero fluire. Come accennato prima, anche le malattie della vescica si curano con clisteri, e sono descritti rimedi sia contro la ritenzione dell'urina sia contro l'incontinenza. Sono numerosi i farmaci contro i vermi parassiti, soprattutto la tenia. Secondo le concezioni dei medici egizi, la tosse proveniva dallo stomaco, il quale secerneva il catarro, ma anche i polmoni e la trachea erano coinvolti.
Lesioni
Il Trattato delle lesioni (papiro Smith) comprende una vasta raccolta di 48 testi scientifici che esaminano in modo sistematico i singoli casi, iniziando dalla testa. Lesioni del cranio con ferite semplici, beanti o profonde, con foro o fessura; frattura del cranio oppure frantumazione ossea con massa cerebrale pulsante e scoperta; lesioni nella regione frontale, degli occhi e delle tempie, del naso, della bocca e dell'orecchio; fratture e dislocamento della mandibola; ferite che squarciano il collo ledendo l'esofago; ferite, strappi, dislocamenti, abbassamenti e contusioni delle vertebre cervicali; dislocamento o frattura delle clavicole, varie lesioni del braccio; lesioni da percossa sul petto, talvolta causa di gonfiori o tumori; infine, contusione, dislocazione o frattura delle costole. Una ferita squarciata all'ascella è l'ultimo caso interamente conservato: lo scriba s'interrompe improvvisamente a metà terapia di uno strappo delle vertebre lombari. Un crampo conseguente a una ferita è interpretato come tetano (papiro Ebers 526). Sono esaminati casi di lesioni dovute a morsi e punture di animali (leoni, coccodrilli, ippopotami, maiali, serpenti e scorpioni), ma anche dovuti a uomini o a spine, mentre nel papiro Brooklyn si trova un trattato speciale sui serpenti e sulla cura dei loro morsi. Ricette contro ustioni e vesciche come le "macchie bianche" nelle scottature sono in parte accompagnate da esorcismi.
Tumefazioni, gonfiori e tumori, malattie della pelle
La fine del papiro Ebers è composta da 21 testi scientifici che riguardano i gonfiori e i tumori, tra i quali rientrano probabilmente anche casi di lebbra (papiro Ebers 874). Molto più numerose sono invece le ricette contro i gonfiori in genere, gli ascessi purulenti e i tumori sanguinanti ("corrosione da sangue"). Altrettanto numerosi sono i casi di esantemi e infiammazioni che possono comparire accompagnati da vesciche e psoriasi, tigna, ecc.
Disturbi dovuti al caldo
A prescindere dall'alta temperatura locale, alla quale è imputato un certo numero di manifestazioni morbose (ferite, lesioni e infiammazioni della pelle), è menzionata la comparsa di calore o bruciore collegata a determinate parti del corpo (cuore, basso ventre, ano, vescica, utero), senza che siano identificate malattie specifiche. Anche il calore che investe l'intero organismo (la febbre) è considerato un fenomeno secondario che accompagna lesioni, morsi di serpenti o di scorpioni e specifiche malattie dovute a demoni.
Malattie dovute a sostanze patogene
Secondo una teoria sull'origine delle malattie, i residui gastrici non evacuati regolarmente si trasformerebbero (imputridirebbero) in secrezioni di muco o di sostanze dolorifiche che, attraverso il sistema dei vasi, raggiungerebbero poi ogni parte del corpo, dove potrebbero provocare lesioni. Anche le divinità e i demoni potrebbero figurare tra gli autori di tali sostanze malefiche, che poi come "semi di veleno" sarebbero trasmessi da un incubo all'uomo addormentato.
Malattie dovute a potenze demoniache
Le potenze sovrumane e soprannaturali erano ritenute responsabili di sintomi patologici razionalmente inspiegabili. Era possibile infatti che i maghi stregassero gli uomini con una malattia ricorrendo a forze demoniache; spettava quindi alla magia individuare e combattere forze di questo tipo. Sempre agli influssi demoniaci erano attribuite anche le malattie mentali, come la pazzia (papiro Ebers 855y) e il colpo apoplettico (papiro Smith, caso 8). Qualora fosse stata identificata, anche l'epilessia sarebbe rientrata in questo ambito, così come è probabile che gli Egizi vi avrebbero fatto rientrare casi limite come il tentennamento del capo (probabilmente dal morbo di Parkinson) e il tremito (purché non conseguente a lesioni e intossicazioni).
Malattie di particolari gruppi di pazienti
Le malattie ginecologiche, con le relative prognosi e terapie, sono esaminate soprattutto nei 34 testi del trattato specialistico contenuto nel papiro di Kahun, ma si trovano anche in alcune raccolte di manoscritti. In primo luogo si tratta di complicanze che riguardano tutte le fasi del parto oppure i disturbi mestruali (le emorragie e le infiammazioni, e anche casi più gravi, come il cancro dell'utero). La suppurazione del seno materno comporta il ricorso a sostanze che impediscano la montata lattea, mentre per le balie sono consigliate ricette per stimolare la produzione del latte. Nella farmacopea ginecologica rientravano anche i metodi anticoncezionali.
Nell'ambito delle malattie infantili sono fornite ricette contro il rifiuto del seno materno e altre per la cura dell'enuresi notturna, dei disturbi della digestione e perfino dell'eccessivo gridare. Un testo magico particolare (papiro Berlino 3027) contiene massime per madre e bambino.
Nei testi di medicina sono menzionati anche i sintomi dell'invecchiamento, come la perdita dei capelli, l'incanutire della chioma, le rughe e le macchie della pelle, o anche la debolezza senile in genere, tutti sintomi che sono contrastati con diversi rimedi. La debolezza senile è semplicemente constatata (papiro Ebers 855m), mentre l'incanutire dei capelli si combatte con una sostanza nera, che probabilmente è una tintura, abbinata a un effetto magico (Ebers 457); anche le sostanze che stimolano la crescita dei capelli ricorrono a concezioni magiche, per esempio inserendo il pelo del porcospino in una pomata (Ebers 466), mentre la sostanza contro le rughe e le impurità della pelle non è che un olio ricavato da farina di mandorle, magnificato dalla ricetta come qualcosa capace "di trasformare un vecchio in un giovane".
Infine, gli animali costituiscono un gruppo particolare di pazienti, al quale è dedicato il papiro veterinario di Kahun.
Paleopatologia
Le indagini sulle mummie e sugli scheletri, oltre ad avere in parte confermato le affermazioni contenute nei papiri medici relative alle malattie degli antichi Egizi, hanno anche fornito reperti per i quali, fino a oggi, non è possibile trovare nei testi riscontri sicuri. Così, per esempio, si sa con certezza che in alcuni casi è stata effettuata la trapanazione del cranio su un paziente vivo, anche se ciò non è menzionato in alcun testo. Lo stesso è accaduto per la bilharziosi (ematuria parassitaria), di cui è stata trovata traccia su mummie, mentre nei testi sussistono ancora notevoli divergenze di opinione circa la sua comparsa. Rimane tuttora poco chiaro se le protesi rinvenute (denti legati fra loro con un filamento d'oro) abbiano svolto una funzione durante la vita del paziente, oppure se siano servite soltanto per completare la mummia.
di Wolfhart Westendorf
I testi di medicina non contengono quasi nessuna informazione sulla figura del medico. A prescindere da alcuni accenni contenuti in una ricetta che s'intitola "arte del medico" (un clistere), questa figura rimane anonima e nei testi didattici e nelle ricette appare soltanto nella forma impersonale del "tu" (nel papiro veterinario di Kahun anche nella forma dell'"io"). Tuttavia, conosciamo abbastanza bene i nomi dei medici e soprattutto i loro titoli, grazie ad epigrafi trovate nelle tombe e sulle statue (sono 150 i medici ormai noti). Così, fra l'altro, possiamo seguirli nella carriera che percorrevano all'interno della gerarchia burocratica. Oltre ai medici generici (con varie sfumature di grado nelle cariche ricoperte), esistevano i medici di corte, gli specialisti dell'addome e della digestione (i "custodi dell'ano"), così come quelli degli occhi e dei denti; È anche menzionato un medico chirurgo, che sarebbe stato l'autore di un testo citato nel papiro Smith ma che, a tutt'oggi, non è ancora stato ritrovato. Sulla formazione dei medici i pareri sono contrastanti: poteva avvenire 'privatamente', in seno alla famiglia, oppure essere 'statale', e dopo la scuola prevedere un corso di specializzazione in un'istituzione chiamata "la casa della vita". Si tratta di un'istituzione templare cui spettava il compito di provvedere alla vita del re, degli uomini, degli animali e dei campi, e anche quello di controllare gli eventi terrestri e cosmici, come l'inondazione del Nilo e la traiettoria celeste del Sole.
Il medico doveva dunque conoscere sia i testi della letteratura religiosa (i testi rituali), sia quelli riguardanti l'amministrazione pubblica. Lo dimostra la serie di titoli di cui si fregiavano i vari medici, che rivestivano contemporaneamente anche il ruolo di sacerdote e di funzionario amministrativo, talora anche operante in un paese straniero. Ancora non sappiamo se accanto ai medici statali vi fossero anche medici 'indipendenti' (come nell'epoca copta); è possibile che questa alternativa si sia sviluppata con la scomparsa di un potere regio centrale. Per contro, dai testi di medicina veniamo a conoscere molti particolari sull'attività svolta al capezzale del malato. In primo luogo figurava l'esame del paziente che, mediante interrogazione, ma soprattutto grazie alla visita e alla palpazione, consentiva di giungere al referto. Tastare il polso rappresentava certamente un momento importante del procedimento, poiché forniva informazioni sulle condizioni del cuore. Formulata la diagnosi, occorreva scegliere una terapia adeguata. Solitamente i disturbi interni erano curati con farmaci da ingerire oppure con clisteri e tamponi, e in qualche caso potevano essere usati anche i suffumigi. Per i disturbi esterni, invece, erano prescritti fasciature, unguenti, massaggi o ciprie. Infine, vi erano malattie particolari che erano sottoposte a trattamenti speciali: le fratture ossee erano immobilizzate con le stecche; le distorsioni erano rimesse a posto; le deformazioni erano sottoposte a trazione; le callosità erano ammorbidite. Le parti del corpo calde a causa di una patologia erano raffreddate; le ferite sanguinanti erano seccate con polvere asciutta; le vesciche da scottatura erano aperte pungendole e così anche i gonfiori pieni di pus, mentre i tumori erano prima bruciati e poi trattati come se fossero ferite. Per le ferite aperte si prevedeva la cucitura, per i coaguli di sangue l'eliminazione con tamponi. La zona dell'occhio richiedeva una specie di trucco oppure il versamento goccia a goccia del farmaco liquido nell'occhio mediante una penna di avvoltoio; i denti traballanti erano fissati, quelli cariati 'impiombati', e quelli incurabili estratti. Contro la tosse era prescritta l'inalazione (cioè i fumi del farmaco riscaldati su un braciere erano incanalati, mediante un recipiente capovolto, in un tubo e aspirati dal paziente).
I medicinali provenivano da tutti i regni naturali: dagli esseri viventi (gli animali o le parti dei loro corpi, gli escrementi umani e quelli animali); dalle piante e da parti di esse, come i frutti e i prodotti vegetali (olio, resina, gomma); dai minerali (pietre, metalli, terre, sali, acqua); dai prodotti finiti (pane, birra, vino, unguenti, tessuti, papiro). Sull'utilizzazione dei farmaci era indubbiamente decisiva l'esperienza plurisecolare, almeno fino a quando l'efficacia terapeutica empirica non subentrò, o almeno s'accompagnò, all'effetto originariamente attribuito alla magia. Sicuramente il medico era allo stesso tempo un farmacista (infatti non si sa nulla di un eventuale specialista che si occupasse dei medicinali e della loro preparazione) cui spettava il compito di trattare i farmaci per comporli in una bevanda, un clistere, una sostanza per suffumigi, un unguento o un'altra forma adeguata. Era anche necessario tenere presente le indicazioni quantitative che, in molte ricette, erano date dopo l'indicazione del farmaco (specialmente nei casi di applicazione interna e nelle ricette oculistiche). I farmaci rappresentano ancora un punto debole nello studio dell'antica medicina egizia; infatti, dei circa 700 nomi di medicinali, 250 sono ancora oggi sconosciuti oppure controversi, anche se in 200 casi, grazie alla grafia geroglifica, è possibile per lo meno stabilire se si tratti di una pianta, un frutto, un animale o una parte del corpo, oppure ancora di un minerale o di un liquido.
Informazioni sull'ulteriore sviluppo dell'antica medicina egizia ci sono pervenute in lingua copta. Il copto era la lingua degli Egizi cristianizzati che nei primi secoli d.C. sostituì l'antico sistema geroglifico egizio, utilizzando da quel momento in poi un alfabeto composto di lettere greche e di alcuni segni egizi. Con questa mescolanza di cultura egizia e greca, alla quale in seguito si associa anche quella araba, ci troviamo ormai nel crogiolo della Tarda Antichità e del Medioevo, nel quale l'antica medicina egizia si è disciolta.
di Christian Leitz
I confini fra medicina e magia sono, in realtà, sfumati; nel papiro medico di Londra le parti mediche e magiche all'incirca si bilanciano, mentre il papiro Leiden I 348, occupato principalmente da formule contro dolori alla testa e al ventre (Borghouts 1971), comprende una parte di magia tanto estesa da non poter essere più considerato un testo medico. Gli stessi testi del corpus medico vero e proprio contengono una massa di informazioni comprensibili soltanto sullo sfondo della religione egizia, e ricerche più accurate potrebbero accrescerne ulteriormente la quantità. A ciò va aggiunto che, anche sul piano sociale, in molti casi non sussisteva alcuna separazione tra medico e mago; si trattava spesso delle stesse persone che si fregiavano dell'uno e dell'altro titolo.
La parte più rilevante dei testi magici consiste in formule o scongiuri, di lunghezza variabile da poche righe a una o due pagine. Quasi tutti i testi magici utilizzati nella medicina appartengono alla magia apotropaica: con l'ausilio delle formule si tentava di eliminare le malattie, non di minacciare qualcun altro mediante un'attiva magia 'nera'. Si riteneva che la maggior parte delle malattie fosse causata da demoni (per es., i morti che non hanno trovato pace); una serie intera di termini egizi per indicare le malattie designa tanto le malattie stesse quanto i demoni che le causano. Questi ultimi potevano penetrare nei corpi attraverso le diverse aperture e recare danni. Così, per esempio, i Trattati dei vasi del papiro Ebers (per il resto puramente medico) riferiscono di un demone della decapitazione che taglia i vasi sanguigni dalle orecchie al cuore, considerato sede della ragione, procurando la sordità. In molti testi magici un paziente già ammalato o un possessore di amuleti (di norma non ancora ammalato) cerca di proteggersi nei confronti dei demoni affermando che ogni parte del suo corpo è di origine divina. Un esempio tra tanti è la formula 12 del papiro Leiden:
La protezione [della testa] di NN, figlio di NN, è la protezione di quella testa di colui che si sveglia in buona salute: Atum, il padre degli dèi. La protezione della tempia della parte sinistra è la protezione di quella tempia di Atum. La protezione del suo occhio della parte destra è la protezione di quell'occhio di Atum, che allontana l'oscurità dopo le tenebre. La protezione del suo occhio della parte sinistra è la protezione di quell'occhio di Horo, che scaccia il giorno di Luna nuova. (Borghouts 1971, p. 20)
La formula enumera una quantità di altre parti del corpo in ordine anatomico e finisce come segue: "i suoi piedi sono le piante dei piedi di Shu quando attraversa il lago, quando cammina attraverso il mare. Non c'è in lui parte del corpo che sia libera da un dio".
In base alla logica presupposta, ogni parte del corpo del paziente sarebbe collegata con gli eventi del mondo. La malattia non colpirebbe il solo individuo, ma minaccerebbe il mondo intero. Quando, nell'esempio precedente, è minacciato l'occhio destro, si mette in pericolo il corso del Sole, mentre nel caso dell'occhio sinistro è il corso della Luna a essere minacciato. Si tentava così di guadagnare per la guarigione l'appoggio dei grandi dèi del pantheon egizio (solo questi ultimi sono menzionati nei cosiddetti testi di divinizzazione delle parti). Il desiderio di interessare il mondo degli dèi al destino del paziente può arrivare alla minaccia. Un esempio drastico si trova sul verso del papiro Chester Beatty V (nelle fonti: Beatty VI): se gli dèi non giungono in aiuto del paziente che ha dolori di testa, allora il mago staccherà la testa a una vacca nel tempio di Hathor (dalla forma di vacca), e farà lo stesso con un ippopotamo nel tempio di Seth (che poteva essere rappresentato come un ippopotamo); avvolgerà Sobek (dalla forma di coccodrillo) in una pelle di coccodrillo, Anubi (dalla forma canina) in una pelliccia di cane, e spaccherà il cielo in due (Gardiner 1935, p. 51 e tavv. 28-29).
Più frequentemente, tuttavia, il paziente era equiparato a un solo dio. Si tratta, di solito, di Horo, figlio di Iside, la cui vita, raccontata nel mito, lo predestinava esplicitamente al ruolo di paziente; quando infatti è un bambino piccolo e indifeso, Horo è allevato di nascosto nei papireti del Delta del Nilo, e corre innumerevoli pericoli a causa delle insidie di Seth, l'assassino di suo padre Osiride; riesce tuttavia sempre a salvarsi e alla fine, da adulto, sconfigge Seth.
Oltre al legame del paziente con gli avvenimenti divini e cosmici mediante la recitazione ad alta voce della formula magica da parte del medico, i testi magici contengono anche disposizioni pratiche per rafforzare l'efficacia della magia. I farmaci somministrati sono scelti per lo più con riferimento al contenuto della formula magica recitata. Il procedimento vale anche per numerose ricette dei testi medici veri e propri, ma è difficile fornirne una prova poiché in molti casi la formula magica manca. L'efficacia delle formule poteva essere rafforzata ripetendole più volte (spesso sette) una dopo l'altra, oppure scrivendole su un pezzo di lino con cui il paziente era fasciato. Una serie di formule magiche è stata tramandata dalle cosiddette 'statue guaritrici', completamente coperte di testi, davanti alle quali si trovava una bacinella d'acqua. Si recitavano le formule; si versava sopra la statua l'acqua che, così, s'impregnava del potere delle formule stesse e la si dava da bere al paziente. Esistevano persino formule pensate per un effetto che durava per tutta la vita. Verso la fine del Nuovo Regno (1075 ca.) si aveva l'abitudine di appendere al collo dei bambini appena nati amuleti di papiro racchiusi in piccoli contenitori di legno affinché li proteggessero per tutta la vita dalle moltissime malattie che vi erano enumerate.
La molteplicità delle formule magiche rivela quali malattie e cause di morte fossero soprattutto temute dagli Egizi. Al primo posto stanno i morsi e le punture di animali velenosi; una gran parte dei testi magici tenta di guarire le punture degli scorpioni e i morsi dei serpenti. Formule contro i coccodrilli e, più raramente, i leoni hanno carattere principalmente preventivo, poiché in questi casi l'aiuto arrivava generalmente troppo tardi. Una parte considerevole è diretta contro i dolori di testa e di pancia, nonché contro gli aborti. I testi degli amuleti includono malattie della pelle in quantità sorprendente, ma i loro nomi possono essere confrontati con le denominazioni moderne solo in rarissimi casi. Determinate stagioni erano inoltre particolarmente pericolose: il papiro chirurgico Edwin Smith contiene sul verso formule contro le epidemie che comparivano specialmente nei cinque giorni supplementari (epagomeni) dopo l'inizio dell'inondazione del Nilo, e che s'immaginavano propagate da demoni vaganti attraverso il paese agli ordini della dea delle malattie dalla testa di leonessa, Sekhmet. Una formula su un papiro di Torino enumera infine circa 70 differenti cause di morte, contro le quali serviva la protezione di un decreto regale del dio Osiride (per es., morte per annegamento, per morso di un uomo o per aver ingoiato una spina di pesce).
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