TERRA, scienze della
La locuzione scienze della T. tende ormai ad assorbire la nozione di geologia, nel più ampio significato di questo termine. Tradizionalmente, con scienze della T. veniva indicato l'insieme delle discipline scientifiche che s'occupano delle caratteristiche morfologiche, fisiche e chimiche del nostro pianeta, e quindi, per dare un elenco indicativo ma non esaustivo, l'insieme costituito da geografia fisica, geologia, geodesia, geofisica e geochimica, con le loro suddivisioni in varie discipline specializzate (mineralogia, petrologia, stratigrafia, ecc. per la geologia; fisica dell'atmosfera, meteorologia, oceanologia, idrologia, magnetismo terrestre, sismologia, vulcanologia, ecc. per la geofisica; geochimica dell'atmosfera, dell'idrosfera e della Terra solida, geobiochimica, geocronologia radiometrica, ecc. per la geochimica). Va segnalato, tuttavia, che il significato attuale di questa locuzione è sensibilmente diverso da quello di una mera aggregazione di discipline accomunate soltanto da un medesimo oggetto d'interesse, la T., ma procedenti in sostanziale separatezza. Questa evoluzione di significato è avvenuta piuttosto recentemente, all'incirca sul finire degli anni Settanta.
Va ricordato che lo sviluppo storico delle varie scienze della T. è stato assai diverso sia nei tempi che nei metodi. Accanto alle scienze di carattere principalmente osservativo e descrittivo, che hanno fatto parte da tempi remoti del patrimonio scientifico dell'umanità, quali le ''scienze della Natura'', o più prosaicamente, ''scienze naturali'', quelle di carattere chimico-fisico sono nate con la rivoluzione scientifica del 17°-18° secolo e alcune ancora dopo: la nascita della più qualificante di esse, la geofisica, per molte delle sue partizioni si colloca, nella connotazione fisico-matematica sua propria, tra la metà e la fine del secolo 19°. Questo spiega la profonda differenza nell'impostazione concettuale e nel modo di operare che anche attualmente distingue tra loro parecchie tra le scienze della T. e che nel passato ha ampiamente giustificato la separatezza cui si è accennato: è naturale che una disciplina nata in ambiente relativamente recente, e quindi a buon livello matematico-fisico-chimico, segua i successivi sviluppi di questo ambiente − che dovrebbe essere quello proprio di tutte le scienze della T. − assai più facilmente di una disciplina nata in ambiente precedente e sostanzialmente diverso. L'accennato mutamento non riguarda quindi un'auspicata, ma non realizzata, somiglianza, per non dire uniformità, dell'apparato metodologico e interpretativo di dette scienze, ma qualcosa di più profondo, e precisamente la presa di coscienza dell'intrinseca unitarietà di esse in quanto si occupano di fenomeni che avvengono in un'unica sede, sia pure in distretti diversi, cioè in quella che potremmo chiamare ''geosfera'': un insieme di scienze unificate, quindi, dalla sostanziale unitarietà della geosfera, ancorché differenti in virtù della loro peculiarità, anche storica.
Così, per esemplificare, fino a non molti anni fa appariva normale che un meteorologo e un fisico dell'alta atmosfera, diciamo un geofisico della ionosfera, operassero ignorandosi reciprocamente e addirittura usando un ''linguaggio'' diverso: la fluidodinamica il primo e l'elettromagnetismo il secondo. Con l'esatta definizione del confine dell'atmosfera terrestre e con la scoperta dell'insospettata vivace dinamica dell'alta atmosfera − cose avvenute con l'esplorazione dell'atmosfera con veicoli spaziali, all'incirca dal 1960 − tutti gli studiosi dell'atmosfera si sono resi conto di trovarsi di fronte a un continuum aeriforme che s'estende sino a circa 60.000 km di quota nella direzione del Sole e sino a circa 1,2 milioni di km nella direzione opposta (v. atmosfera, in questa Appendice). Tale continuum aeriforme si rivela permeato dai potenti campi radiativo e gravitazionale solare, radiativo, gravitazionale e magnetico terrestre, con reciproche interazioni tra gli alti strati atmosferici, tenuissimi e completamente ionizzati, e i bassi e densi strati, sostanzialmente neutri, dove s'evolve il tempo meteorologico: ecco dunque l'ineccepibile base di unificazione di principio tra meteorologia, aerologia, fisica della mesosfera, della ionosfera e della magnetosfera, con un unico linguaggio, che è quello della magnetofluidodinamica. Non solo, ma il detto continuum s'allarga dall'atmosfera a comprendere anche l'idrosfera e la parte solida del pianeta, costituendo quindi la geosfera, per es. quando si vanno a interpretare i fatti interattivi tra campo geomagnetico, rotazione terrestre e radioattività terrestre che sono all'origine del campo geomagnetico.
Si è riconosciuto quindi che le scienze della T. sono tutte interdipendenti e, ottativamente, integrabili. A questa che già sin d'ora non è solo una tendenza ma ha prodotto qualche risultato − specialmente nel campo delle scienze atmosferiche − molto giovano due altri fattori. Il primo è che, sia pure sorprendentemente tardi − anche qui sul finire degli anni Settanta −, si è presa coscienza dell'identità tra la geosfera e l'antroposfera, anzi (per quello che se ne sa) l'intera biosfera: le scienze delle T. come sono oggi intese si connotano dunque in un ambito concettualmente diverso da quello in cui esse sono nate, e cioè anche come scienze che interessano l'ambiente dell'Uomo e degli organismi viventi (per alcune considerazioni particolari su questo aspetto ''sociale'' ed ecologico, v. geofisica, App. IV, ii, p. 27). Il secondo fattore ''unificante'', importante anche se di carattere meramente strumentale, è la generale adozione dell'elaborazione elettronica − siamo ai primi anni Settanta −, particolarmente per la costruzione di modelli matematici di fenomeni ''terrestri'', anche da parte di cultori di alcune delle scienze della T. che non molto tempo fa erano a ben altro livello di algoritmi.