SOCIALI, SCIENZE
Le scienze sociali hanno per oggetto lo studio dei varî aspetti della vita sociale dell'uomo, che esse contemplano ancora isolatamente, uno per volta, ma tenendo conto della solidarietà vitale con tutti gli altri.
Mentre fino a poco fa esse tendevano all'ideale naturalistico, di descrivere ciò che è, nella presupposizione che il mondo umano fosse retto da leggi immutabili come il mondo della natura fisica (illusione del giusnaturalismo del sec. XVIII) oggi consciamente o inconsciamente le scienze sociali si pongono sul piano volontaristico e tendono a divenir normative. Lo studio del ciò che è storico (che è il proprio oggetto delle innumeri discipline sociali - impropriamente chiamate scienze sociali - che sono nate dalla dissoluzione della sociologia comtiana) serve cioè loro per determinare i modi o le norme di attuazione di un dover essere che non è immanente nella realtà effettuale. Le scienze sociali si suddividono in grandi famiglie. Le più importanti sono le scienze economiche, le quali considerano l'aspetto materiale della vita sociale degli uomini, le scienze giuridiche, che ne considerano l'aspetto formale, e le scienze politiche, che considerano più particolarmente l'azione dei gruppi organizzati.
Non v'è stata recentemente discussione di grande apertura sul metodo noetico più appropriato alle scienze sociali, paragonabile ai famosi Methodenstreite del passato. Singoli lavori, anche di eccellente contenuto come quello di Lionel Robbins sul metodo della scienza economica, ad esempio, hanno avuto echi fievoli e subito smorzati. Anche questa volta, come ripetutamente nel passato, la crisi di crescenza, che ormai da qualche decennio travaglia le scienze sociali, sembra doversi risolvere implicitamente nella soluzione concreta data ai problemi che i bisogni dei tempi presentano continuamente alle scienze sociali, anziché esplicitamente con discussioni di principî nell'ambito delle medesime scienze sociali. Ai dubbî sorti sulla validità noetica del loro metodo le scienze sociali risponderanno cioè probabilmente in modo implicito con la loro evoluzione.
La recente evoluzione delle scienze sociali - si può intanto cominciare a notare come dato di fatto - è stata improntata a un sempre più marcato e diffuso criterio volontaristico, espressione di implicita consapevolezza nel ricercatore che l'ordine sociale, nei suoi singoli aspetti indagato dalle varie scienze sociali, non è immanente nell'attività spontanea degli individui ma la trascende; non è un ordine fatto ma da farsi. Sembra, in altre parole, che esista un tacito avviso che l'ordine sociale in ogni suo aspetto rileva dall'agire oltreché dal fare. L'evidenza di questa convinzione emana dallo sviluppo di ogni scienza sociale ma da nessuna forse tanto manifestamente, quanto dall'economia. Mentre, infatti, i più reputati storici dell'economia, da W. Sombart ad A. Fanfani, dimostravano concretamente l'incongruenza noetica del naturalismo economico- il quale riduceva l'agire intenzionale dell'uomo a pura esteriorità fenomenologica - i capi-scuola dell'economia moderna, e fra questi segnatamente Lord John M. Keynes, hanno dato alle loro teorie un contenuto squisitamente volontarista, giustificando in sede teorica l'azione riflessa.
Il constatato recente indirizzo volontaristico delle scienze sociali si manifesta in tutti gli stadî in cui il processo logico della faticosa ascesa del cultore di scienze sociali verso la perfezione della scienza si può logicamente suddividere. Quando il cultore di scienze sociali si mette al suo lavoro ha già davanti agli occhi un quadro ideale dell'ordine più benefico e pacifico del particolare aspetto della realtà sociale che egli indaga. Codesto quadro ideale rappresenta l'insieme dei suoi presupposti e nasce dall'urto dialettico fra gli ideali vagheggiati dalla sua epoca e una vaga esperienza dell'ordine sociale effettuale. I suddetti ideali trascendono oggi l'ordine effettuale spontaneo, essendo ispirati dalla passione della giustizia sociale (conseguenza dell'ideale democratico della fratellanza), sia che il fine ultimo della società venga riposto nel potenziamento dello stato, sia che venga riposto nell'elevazione materiale e spirituale dei suoi membri. Partendo dai presupposti l'indagatore sociale studia in secondo luogo concretamente l'ordine effettuale del particolare aspetto del vivere sociale che egli considera: fa cioè delle osservazioni allo scopo di accertare le resistenze naturali, umane e sociali all'instaurazione dell'ordine ideale, contemplato in sede di presupposti. La coscienza della divergenza fra ordine effettuale e ideale ha fatto sì che le osservazioni venissero recentemente eseguite su più larga scala e in modo molto più sistematico che per il passato, approfittando dei continui raffinamenti della statistica e di altri strumenti di ricerca e del continuo sviluppo delle rilevazioni sistematiche degli avvenimenti sociali. In tale campo il ricercatore è stato assistito da una serie continuamente crescente di discipline ausiliarie che l'accentuata passione per la conoscenza concreta dell'ordine effettuale ha fatto sorgere: varie branche della statistica applicata e discipline sociologiche. Il cultore di scienze sociali, infine, enuncia una serie di norme per ridurre l'ordine effettuale all'ordine ideale. Tali norme sono oggi positive per il fatto che i presupposti dell'ordine ideale vagheggiato non appaiono spontaneamente realizzati dall'ordine effettuale. Un notevolissimo corollario delle recenti tendenze delle scienze sociali è pertanto la propensione di queste scienze a rinunciare al carattere di atemporalità e aspazialità che in passato rivendicavano. Nel pieno dell'accennato processo di riassestamento la famiglia delle scienze economiche-sociali si è accresciuta di un nuovo membro - la scienza dell'organizzazione del lavoro - che non ha origine recentissima, ma solo da poco tempo ha preso coscienza del suo carattere sociale. Ciò è avvenuto per impulso del cosiddetto movimento per le relazioni industriali, che ha fatto estendere la ricerca dei fattori che determinano l'efficienza del lavoro dai fattori tecnici, psicologici e biologici, a fattori sociali, scoprendo la comunità nell'impresa. La scienza dell'organizzazione del lavoro si ispira naturalmente al largo criterio direttivo del benvivere degli addetti alle imprese nell'economia nazionale e non al criterio direttivo ristretto dell'efficienza economica delle imprese, per propugnare il quale sorsero i movimenti pratici che l'hanno precorsa.
Bibl.: W. Sombart, Die drei Nationalökonomien, Monaco 1930; L. Robbins, An Essay on the nature and significance of economic science, Londra 1932; A. Fanfani, Introduzione allo studio della storia economica, Milano 1941; F. Kaufmann, Methodology of the social sciences, New York 1944; G. Friedmann, Problèmes humains du machinisme industriel, Parigi 1946; G. Gurvitch, La sociologie au XXe siècle, Parigi 1947.