SCIFO (σκύϕος)
Nome di una forma di vaso antico. Dai passi degli scrittori greci e romani che ne fanno menzione, risulta che l'uso di questo nome non era legato a una forma del tutto particolare, ma che si riferiva in genere a un recipiente concavo assai capace. È dubbio, quindi, se sia esatto chiamare così quei vasi che la nomenclatura archeologica moderna designa talora con questo nome, e cioè quei vasetti di piccole dimensioni muniti di anse diagonali collocate a metà altezza del corpo. Più giustamente invece si dovrebbe chiamare scifo quel vaso che si suole chiamare cotile. È questa una ciotola assai profonda e un poco più stretta alla base che all'imboccatura, ciò che dà al vaso una sagoma a tronco di cono rovesciato. Lo scifo di questa seconda forma appare per la prima volta nella ceramica attica della fine del sec. VI (qualche esemplare è decorato ancora a figure nere, ma si tratta solo di un gruppo del tutto speciale), rimane in favore durante il sec. V e perdura per tutto il IV, sia nella ceramica attica, sia in quella italiota; né sono rari i vasi di questo periodo completamente verniciati in nero, la cui bellezza riposa unicamente sull'armonia della linea.
E. Pottier, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités, s. v. Scyphus. Sul tipo di cotile a figure nere, vedi P. Mingazzini, Vasi della collez. Castellani, Roma 1930, pp. 313-317.