SLATAPER, Scipio
Scrittore e patriota, nato a Trieste il 14 luglio 1888, vi compì i primi studî. Fu poi a Firenze e vi si laureò; intanto collaborava a La Voce e prendeva contatto con la vita intellettuale italiana. Lettore d'italiano al Kolonialinstitut d'Amburgo, allo scoppio della guerra mondiale tornò a Trieste, indi a Roma, con l'azione e la penna propugnando l'intervento italiano. Volontario nei granatieri dall'inizio delle operazioni militari, fu ferito a Monfalcone; appena guarito volle tornare al fronte e cadde sul Podgora il 3 dicembre 1915.
Esordendo, lo S. diede a La Voce bozzetti, schermaglie, recensioni, ai quali seguiva presto un volumetto autobiografico, Il mio Carso (1912): ricordi della casa paterna, della campagna carsica, primi amoretti, prime vicende a Trieste; poi la vita fiorentina, con esperienze più complesse, e il ritorno al Carso. Per brama di sincerità e vigoria, lo stile è talvolta nodoso, a scorci, anacoluti; ma il libro assume un senso profetico, quando si pensa come lo S. seppe confermare l'amore e la fedeltà alla sua terra.
Pubblicato postumo, il volume su Ibsen (1917), il migliore in Italia su questo poeta, mostra la personalità dello S. in una fase già più matura. Vi si ritrova, tuttavia, un dualismo latente nel Mio Carso, in una sorta d'implicito contrapposto Ibsen-Shakespeare: contrapposto fra l'aspirazione, d'impronta nordica, a una vita morale rigorosa, volontaria; e l'abbandono ad una realtà più benigna, tollerante e imparziale, nel volume ibseniano simboleggiata appunto da Shakespeare.
Lo S. fu valido cooperatore di quel rinnovamento e sveltimento della prosa italiana che s'iniziò nell'immediato anteguerra. La guerra si offerse allo S. come incontro e fusione di tutti i valori ch'egli s'era sforzato di conquistare nella vita e nell'arte. Nel suo dovere militare, egli s'espresse con la purezza con la quale aveva sognato la sua poesia, con la devozione con cui aveva amato la poesia dei grandi.
Opere: Il mio Carso, Firenze 1912; 5ª ed., ivi 1934; trad. francese di B. Crémieux, Parigi 1921; I confini necessari all'Italia, Torino 1915; Le strade d'invasione dall'Italia in Austria, Firenze 1915; Ibsen, con prefazione di A. Farinelli, Torino 1917; Scritti letterari e critici, a cura di G. Stuparich, Firenze 1920; Scritti politici, a cura dello stesso, Roma 1925; Epistolario, a cura dello stesso, Torino 1931, voll. 3. Lo S. inoltre tradusse la Giuditta di F. Hebbel (in collaborazione con M. Loewy, Firenze 1910) e il Diario dello stesso Hebbel (Lanciano 1912); e curò una scelta dell'Epistolario del Tasso (Lanciano 1912, voll. 2).
Bibl.: Oltre alla bibliografia contenuta nel vol. Scritti lett. e critici, citato, cfr.: G. Stuparich, S. S., Firenze 1922; G. Prezzolini, Amici, ivi (1922); L. Russo, I narratori, Roma 1923; A. Gargiulo, in L'Italia letteraria, 23 novembre 1930.