SCIPIONE Asiatico, Lucio Cornelio (L. Cornelius P. f. L. n. Scipio Asiaticus)
Fratello di Scipione Africano, minore di lui secondo i moderni, maggiore secondo la testimonianza fededegna di Polibio che non è contraddetta dalla più lenta carriera, la quale si spiega abbastanza bene dall'esser egli stato infirmo corpore come dice la tradizione, e di mediocre levatura, come risulta dalla stessa sua storia. Accompagnò il fratello in Spagna e vi rimase varî anni segnalandosi anche in qualche fatto d'arme. Da Publio fu poi inviato a Roma per riferire al senato intorno all'impresa spagnola. Seguì di nuovo il fratello in Sicilia (205) e tenne anche in sua vece il comando quando quegli passò in Italia per sorprendere Locri. Fu pure con lui in Africa, e ne ebbe l'onorifico incarico di annunziare al senato la vittoria di Naraggara. Più tardi, forse nel 197, rivestì la questura; nel 195, pare, fu edile curule; nel 193 ebbe come pretore il governo della Sicilia. Nel 191 seguì in Grecia come legato il console M′. Acilio Glabrione e da lui fu mandato a Roma per annunziare la vittoria delle Termopile. Sembra che circa questo tempo visitasse Delo dove fece un'offerta votiva. Console nel 190, si recò in Grecia accompagnato dal fratello come legato e ivi prese il comando dell'esercito per condurlo in Asia (v. scipione africano). La direttiva strategica di questa campagna toccò al fratello, il quale peraltro, rimasto addietro per malattia in Elea, non poté dirigere la battaglia decisiva che ebbe luogo presso Magnesia al Sipilo (v.), sullo scorcio dell'anno 190. Ma anche di questa vittoria il merito sembra spettasse non a S., bensì al saggio consigliere messogli accanto Cn. Domizio Enobarbo. Dopo la vittoria, a Sardi, S. insieme col fratello fissò i preliminari della pace con Antioco. Insieme con lui inviò lettere, conservateci su epigrafi, a Colofone a mare e ad Eraclea del Latmo. Del suo filellenismo è testimonianza anche una nuova offerta votiva che fece in quel tempo a Delo. Passò al ritorno nel 189 per Creta, dove fu onorato da quelli di Aptera. Trionfò solennemente de rege Antiocho sullo scorcio dell'anno successivo al suo consolato. Fu poi particolarmente preso di mira dall'opposizione negli anni seguenti. Su queste vicende, v. scipione africano. Qui basti notare che mentre veniva condotto in carcere da un tribuno della plebe per avere rifiutato di dare garanti del pagamento d'una multa, fu salvato dall'intervento del tribuno Ti. Sempronio Gracco. Che egli pagasse una gravissima multa e ricostituisse il suo patrimonio con donativi di principi e offerte cittadine, è probabilmente favola, come pure sono sospette le notizie intorno ad ambascerie in Oriente posteriori alle sue vicende giudiziarie. Di sicuro sappiamo che nel 186 celebrò solenni ludi da lui votati per la vittoria su Antioco e che nel 184 il censore Catone nella rassegna dei cavalieri lo privò del cavallo. Da quel momento egli scompare dalla storia. Secondo Valerio Anziate egli sarebbe sopravvissuto a Publio, ma ciò si collega col grave errore cronografico per cui l'Anziate colloca la morte dell'Africano nel 187; secondo Seneca invece (Cons. ad Polyb., 15, 4) premorì al fratello. Il suo cognome trionfale è da ritenere, contro i dubbî dei moderni, fosse quello di Asiatico datogli dai Fasti consolari, dai Fasti trionfali e dall'elogio augusteo. Il cognome di Asiagenus o Asiagenes, portato da un suo nipote e da un pronipote nel significato di "discendente dall'Asiatico", è stato talora attribuito per uno spiegabile errore anche a lui (Liv., XXXIX, 41, 1). Il figlio Lucio che non sembra assumesse il cognome trionfale del padre morì giovane dopo aver raggiunto nel 167 la questura.
V. scipione africano; inoltre cfr. F. Münzer, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 1471 segg. Per le relazioni di S. con Delo, Inscriptions de Délos, Parigi 1929, n. 442, p. 166 segg.