CERRETO, Scipione
Nacque a Napoli nel 1551 come si ricava dalla scritta "Scipio Cerretus Musicus Partenopeus Anno Aetatis Suae L." che circonda il ritratto posto sul retro del frontespizio della sua opera Della Prattica Musica Vocale,et Strumentale del 1601 e dalla iscrizione che appare, sempre intorno al suo, ritratto, nell'altro suo libro Dell'Arbore Musicale,espositioni dodici del 1608, dove si legge "Anno Aetatis Suae LVII". Lo stesso C. a p. 9 del Dialogo Harmonico, del 1631 dichiara di aver scritto quest'opera all'età di ottanta anni. Per G. Pannain "vi è discordanza nel fissare l'anno di nascita di Cerreto, secondo alcuni sarebbe il 1540, secondo altri il 1551. Florimo segue questa seconda opinione ma non dice il perché né la documenta. Noi non abbiamo nessun dato sicuro per favorirla o contrastarla..." (Leorigini..., p. 35).Il C. apprese i primi elementi di musica da F. Sorrentino, che ricorda nella sua Prattica (III, p. 154)quando afferma che "...non voglio come ingrato non honorare il mio maestro Don Francesco Surrentino [sic], poiché da fanciullezza, nelli teneri anni della mia vita ho speso appresso di esso..."; oltre alla dovuta riconoscenza per questo musicista il C. dovette avere per lui anche una grande considerazione per aver posto il suo nome in cima all'elenco "dei compositori eccellenti della Città di Napoli che oggi vivono" (p. 156).
Il Sorrentino, quale autore della dedica che si trova al foglio terzo della stessa opera, rivolgendosi al suo allievo, sottolinea chiaramente il sorgere della musa alquanto tardiva del C.: "... da cotali affetti caldamente mosso il nostro Scipione Cerreto, non ha voluto al fin del corso degli anni suoi con più maturo ingegno, e più abbondevolmente, di quel che nella verde etade ha fatto, starsene otioso...". Non si hanno altre notizie certe sulla vita del C., ma si può supporre un rapporto, forse di servizio come liutista, con il celebre compositore C. Gesualdo principe di Venosa al quale, nell'opera menzionata, egli rivolge, mutuandole dal consueto repertorio del tempo, alcune frasi di tono volutamente cortigianesco e adulatorio che peraltro non possiamo riscontrare in alcun altro luogo del volume, che rimane comunque un raro esempio di sobrietà se confrontato con altri trattati musicali dell'epoca. Inoltre quanto afferma C. V. Palisca, secondo il quale il C., oltre a dare le usuali regole compositive, concede tuttavia alcune libertà in favore dell'espressione (cosa che gli fu in seguito apertamente contestata), potrebbe indurre ad avvicinare ulteriormente il teorico alla convulsa interiorità barocca del madrigale di Gesualdo di cui egli sembrerebbe già giustificare la stranezza degli intervalli, l'eccesso di dissonanze e l'abuso del cromatismo.
Se la vita del C. è del tutto oscura, così non è per la sua produzione artistica che fu copiosa ed ebbe una notevole diffusione. Scrisse: Della Prattica Musica Vocale,et Strumentale - Opera necessaria a coloro,che di Musica si dilettano, in Napoli, appresso Gio. Iacomo Carlino, 1601; Dell'Arbore Musicale di Scipione Cerreto Napolitano,espositioni dodici,con postille dello stesso autore, in Napoli nella stamperia di Gio. Battista Sottile, 1608; L'Amarillide a 3 voci di Scipione Cerreto Napolitano con alcuni à due Soprani. Il terzo Libro Opera Ottava, in Napoli, per Costantino Vitale, 1621; Dialoghi Armonici pel Contrappunto e per la Composizione, due ragionamenti in forma di dialogo, copia manoscritta datata "1626 mensis Ianuarii" (Napoli, Bibl. del Conservatorio di S. Pietro a Maiella); Dialogo Harmonico. Oue si tratta con un sol Raggionamento di tutte le regole del Contrappunto che si fa sopra Canto Fermo,et sopra Canto Figurato,et anco della Compositione di più uoci,de Canoni, delle Proportiony; et d'altre cose essentiali ad essa Prattica Musica. Fatto tra il Maestro,et suo Discepolo per Scipione Cerreto Napolitano, ms. autogr. dat. 1631 (Bologna, Civ. Museo bibl. musicale).
Il C. scrisse molta musica profana, polifonica e strumentale, in gran parte andata dispersa e ciò risulterebbe anche dalla dedica della Prattica rivolta a D. Alberigo Cibo Malaspina, principe di Massa e marchese di Carrara: "...ebbe deliberato a V. E. più tosto come a Prencipe, ch'altre volte dell'opre mie, ancor che basse, s'è compiaciuto, come accarezzevole accoglitor de' virtuosi..." (Della Prattica Musica, f. 1). Nel Primo Libro dè Madrigali a 4 voci di J. Archadelt, Napoli 1608, sono i seguenti madrigali del C.: "Voi ve n'andate", "Quando col dolce suon", "O felici occhi miei" (Vogel). La più importante tra le opere del C. deve essere considerata Della Prattica Musica, che è un trattato teorico-pratico molto ben ordinato e di ottimale misura che non scivola nel difetto di coloro che "per troppa brevità l'han fatta oscura, o per troppa lunghezza, fastidiosa", ma che riesce a mantenere sempre viva l'attenzione del lettore. Èdivisa in quattro libri: il primo è dedicato alle nozioni informative e generali; il secondo tratta della salmodia del canto fermo; il terzo dei generi e delle figure del canto figurato; mentre il quarto libro spiega le varie specie di contrappunto, dei canoni, delle cadenze e proporzioni. Nella prima parte del volume troviamo un elenco di autori dei quali il C. si è avvalso per la sua opera; oltre ai nomi di musicisti vi si trovano anche quelli di poeti e letterati quasi a testimoniare la preparazione culturale e la vena poetica del C. che, se contenuta nella Prattica Musica, doveva poi esplodere nel Dialogo Armonico dove i ragionamenti musicali dei due interlocutori sono inframezzati da ben centoquattro ottave composte dallo stesso Cerreto.
Più che per la bellezza delle sue rime che è, a quanto afferma il Gaspari, inversamente proporzionale al valore del suo contrappunto, gli scritti teorici del C. sono degni di nota perché in essi affiorano notizie sulla vita musicale a Napoli in quel tempo. Vi è un capitolo particolarmente interessante della Prattica Musica dove il C. traccia un elenco di musicisti locali o immigrati operanti nella città di Napoli. In questo elenco sono infatti ricordati tutti i musicisti più noti divisi tra loro secondo la propria specializzazione e cioè i compositori, i suonatori di liuto, d'organo, di viola d'arco, di chitarra a sette corde ("bordelletto alla Taliana"), di lira da gamba, di tromboni, di ciaramelle e cornetti e d'arpa. Avendo dimenticato di citarne alcuni, per scrupolo, il C. aggiunge successivamente un altro elenco di musicisti viventi o morti da poco tempo. Il quarto libro è senz'altro il più importante perché il C., dopo aver trattato degli elementi necessari alla composizione, si dilunga con estrema chiarezza sulle intavolature da liuto (cap. VIII), da chitarra a sette corde (cap. IX), da lira da gamba (cap. X) e da viola da gamba (cap. XI). Questa opera del C. fa presa ad esempio da molti teorici del suo tempo e da altri di epoca più recente. Dell'Arbore Musicale,espositioni dodici è la continuazione dell'opera teorica del C. con particolari riferimenti alle voci e agli strumenti, ai cantori e suonatori i quali appaiono, nel grafico che si trova all'inizio del libretto e che rappresenta un albero, in una classificazione "genealogica" illustrata dai rami. Il Fétis, riportando l'opinione del Gaspari, scrive che la rarità di questo opuscolo "est son seul mérite". La successiva opera del C. è L'Amarillide, composta da ventidue madrigali. Il Martini in una lettera da Bologna del 15 luglio 1747, indirizzata a D. G. Chiti, scriveva: "...vedrei volentieri quest'Opera perché avendo scritto il medesimo Autore un bellissimo trattato di Teorica, avrei piacere di considerarlo anche nella pratica". La prima versione dei "Dialoghi Armonici", quella del 1626, comprende centoventun fogli non numerati con vari esempi musicali. La seconda versione del Dialogo Armonico, che è composta di centododici fogli, riporta nel proemio la "protesta" del C. di "scrivere nella sua favella napolitana" ed al principio del manoscritto il racconto di come questo gli venne "involato" (Gaspari).
Sempre secondo il Gaspari: "In una notarella di spese in calce dell'Opera presente trovandosi la data dell'anno 1633, potrebbesi supporre che fosse di mano del Cerreto, il quale in tal caso sarebbe vissuto oltre gli ottantadue anni"; tuttavia non si hanno elementi per stabilire in maniera certa la data di morte del Cerreto.
Fonti e Bibl.:L. Zacconi, Prattica di musica, II, Venezia 1622, p. 8; S. Picerli, Specchio primo di musica, Napoli 1630, pp. n. n.;G. M. Bononcini, Musico prattico, Bologna 1673, f. 7; F. Florimo, La scuola music. di Napoli e i suoi conservatori, I, Napoli 1880, p. 76;G. Martini, Carteggio ined. del p. Giamb. Martini coi più celebri musicisti del suo tempo, I, Bologna 1888, p. 279; G. Gaspari, Catal. della Bibl. del Liceo musicale di Bologna, I, Bologna 1890, pp. 203, 298; III, ibid. 1893, p. 59; E. Vogel, Bibliothek der gedruckten weltlichen Vocalmusik Italiens, I, Berlin 1892, pp. 32 s., 163; G. Pannain, Le origini della scuola napol., Napoli 1914, p. 31; S. Di Giacomo, I quattro antichi conserv. di musica a Napoli, II, Palermo 1928, pp. 19 s.; G. Pannain, Inizi della cultura musicale a Napoli, in Istituz. e monumenti dell'arte musicale ital., V, 1, Milano1934, p. XXII; G. Gasperini-F. Gallo, Catal. d. Biblioteca del conservatorio di musica di S. Pietro a Maiella, Parma 1934, p. 10; C. Sartori, Bibliogr. della musica strumentale ital., Firenze 1952, pp. 110 s.; C. V. Palisca, C. S., in Die Musik in Gesch. und Gegenwart, Kassel 1952, coll. 973 s.; C. Schmidl, Diz. univers. d. musicisti, I, p. 321; Grove's Dict. of music and musicians, II, p. 141; F.-J. Fétis, Biographie univ. des musiciens, III, pp. 239 s.; La musica. Diz., I, p. 381.