COMPAGNO (Compagnio), Scipione
Pittore napoletano, documentato tra il 1641 e il 1649. Nato verso il 1624 (Zani, 1821, p. 13) o prima (Salerno, Il vero Filippo..., 1970), dopo un periodo di apprendistato presso Aniello Falcone a Napoli, avrebbe accompagnato a Roma, tra il 1639 e il 1640, Salvator Rosa, suo condiscepolo. Era a Napoli nell'aprile del 1641.
Di lui si conservano alcuni dipinti firmati: La strage degli Innocenti (Roma, Galleria nazionale d'arte antica) datato 1642; La strage degli Innocenti (coll. privata, foto Bibl. Hertziana 199.733) datato 1649; L'adorazione del vitello d'oro (coll. privata; Di Carpegna, 1958) datato 1649; Il martirio di s. Gennaro e L'eruzione del Vesuvio del 1631 (Vienna, Kunsthistorisches Museum), su rame, provenienti dalla collezione dell'arciduca Leopoldo Guglielmo, databili probabilmente tra 1647 e 1659; Il martirio di s. Ireneo (Périgueux, Musée du Périgord; cfr. M. Soubeyran, Le Musée du Périgord, Périgueux 1971, p. 84). Alle opere firmate si possono aggiungere, per affinità stilistiche: La strage degli Innocenti (Roma, Galleria nazionale d'arte antica); L'eruzione del Vesuvio del 1631 (Roma, collezione privata); Un mercato (Sorrento, Museo Correale; cfr. R. Causa, in Boll. d'arte, XXXVIII [1953], p. 91); Il passagggio del mar Rosso (collezione privata; Di Carpegna, 1958). Di recente è stato attribuito al C. un rame raffigurante Il martirio di s. Orsola (Vienna, Kunsthist. Museum; cfr. catalogo 1973).
Questo gruppo di opere rivela una base culturale sostanzialmente manieristica e stretti collegamenti con la pittura di François Nomé - soprattutto nel dipinto datato 1642 e in genere nelle architetture degli sfondi, in alcuni casi tanto vicine a quelle del pittore lorenese da suggerire l'ipotesi di una collaborazione (cfr. Causa, 1956). Nei dipinti più tardi si coglie, accanto ai rapporti con Filippo Angeli, un riferimento alla pittura romana degli inizi del XVII secolo e ai pittori della cerchia di Aniello Falcone e Domenico Gargiulo; è evidente la convergenza soprattutto con le opere di quest'ultimo. Nessun collegamento si può indicare con l'opera di S. Rosa, come notava il De Dominici (1745), che ricorda anche che il C. "ha dipinto molto sul naturale".
Un gruppo di quadri, attribuiti da R. Longhi (Una traccia per Filippo Napoletano, in Paragone, VIII [1957], 95, pp. 33-62) a Filippo Angeli, è stato invece attribuito da L. Salerno (Il vero Filippo..., 1970) al C. sulla base di un dipinto non rintracciabile, firmato "Scipione" e datato 1650.
Alcune opere non identificate sono ricordate nell'inventario del 1700 del palazzo del Buen Retiro di Madrid. Un dipinto raffigurante L'ingresso di Don Giovanni d'Austria, attribuito al C. dall'Inventario del 1870 del Museo nazionale di Napoli, è ricordato con l'attribuzione a Carlo Coppola nei depositi della Pinacoteca nel 1911 (De Rinaldis). Due disegni sono ricordati dal Mireur (1902) e dal Bénézit (1924).
Lo Zani riporta una menzione del C. al 1652; il Salerno (Il vero Filippo..., 1970) ricorda dipinti databili al 1663, non rintracciabili. Si è ritenuto, senza alcuna base documentaria, che il C. fosse ancora attivo nel 1680 (Nagler, 1836; Bénézit) o nel 1700 (Zani; Salerno, Il vero Filippo..., 1970), ma già al tempo del De Dominici non si conservava più alcun ricordo della data e del luogo di morte.
Fonti e Bibl.: B. De Dominici, Vite de' pittori, scultori, ed architetti napoletani, III, Napoli 1745, pp. 252 s.; J. Füssli, Allgemeines Künstler lexikon, Zürich 1763, p. 134; P. Zani, Enciclopedia metodica... delle Belle Arti, I, 7, Parma 1821, pp. 13, 170; G. Nagler, Neues allgemeines Künstlerlexikon, III, München 1836, pp. 59-60; A. Berger, Inventar der Kunstsammlung des Erzherzoges Leopold Willhelm von Österreich, in Jahrbuch der Kunsthistorischen Sammlungen des Allerhöchsten Kaiserhauses, I (1883), p. CVIII; H. Mireur, Dictionn. des ventes d'art faites en France et à l'étranger pendant les XVIIIme et XIXme siècles, XII, Paris 1902, p. 236; A. De Rinaldis, Pinacoteca del Museo naz. di Napoli, Napoli 1911, p. 427; G. B. D'Addosio, Documenti ined. di artisti napoletani del XVI e XVII secolo, in Arch. stor. per le province napol., XXXVIII (1913), p. 46; E. Bénézit, Dictionnaire... des Peintres …, I, Paris 1924 p. 992; N. Pevsner, Die Barockmalerei in den romanischen Ländern, Potsdam 1928, p. 116; G. Ceci, Bibliografia per la storia delle arti figurative nell'Italia merid., Napoli 1937, pp. 71, 144, 666; R. Causa, Francesco Nomé detto Monsù Desiderio, in Paragone, VII (1956), 75, p. 39; Id., Pittura napoletana dal XV al XIX sec., Bergamo 1957, p. 54; N. Di Carpegna, Pittori napoletani del '600 e del '700 (catal.), Roma 1958, pp. 14-15; L. Mortari, Dipinti della Gall. nazionale a Palazzo Barberini, in Boll. d'arte, s. 4, XLIII (1958), p. 287; A. E. Pérez Sánchez, Pintura italiana del siglo XVII en España, Madrid 1965, pp. 384-386; L. Salerno, Salvator Rosa, Milano 1965, p. 60; Id., Il dissenso nella pittura. Intorno a Filippo Napoletano, Caroselli, Salvatore Rosa e altri, in Storia dell'arte, 1970, 5, p. 38; Id., Il vero Filippo Napoletano e il vero Tassi, ibid., 1970, 6, p. 148; R. Causa, La pittura del Seicento a Napoli dal Naturalismo al Barocco, in Storia di Napoli, V, 2, Napoli 1972, pp. 941, 981 s. nota 107; Kunsthist. Museum, Wien. Verzeichnis der Gemälde, Wien 1973, p. 45; M. Marini, Pittori a Napoli, 1610-1656. Contributi e schede, Roma 1974, pp. 90-91; L. Salerno, Precisazione su Filippo Napoletano e i suoi "affini", in Arte illustrata, VII (1974), 57, p. 43; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VII, p. 282.