DAL FERRO, Scipione
Algebrista, nato a Bologna il 6 febbraio 1465, morto ivi fra il 30 ottobre e il 15 novembre 1526. Della giovinezza del D.F. non ci resta alcuna notizia. Il suo nome compare nei rotuli dello studio di Bologna quale lettore ad Arithmeticam et Geometriam per l'anno 1496-97. Scompare dai rotuli nel 1526 perché in quell'anno si era trasferito a Venezia, ma il 29 ottobre di quello stesso anno fu deliberato che egli fosse nuovamente iscritto, perché tornato in patria. I frequenti privilegiati aumenti di stipendio che gli furono assegnati come a Matematico eccellentissimo attestano che il suo merito fu apprezzato anche dai contemporanei. L. Ferrari, nel V cartello di matematica disfida, ricorda il D.F., come "colui che dié principio a quella bella invenzione di operare senza mutare l'apertura del compasso in geometria". R. Bombelli, nella sua Algebra, parla di S. D. F. "huomo rarissimo in quest'arte", come autore della regola del "partire per un trinomio cubo"; regola che insegna a rendere razionale il denominatore di una frazione ove comparisca la somma algebrica di tre radicali cubici. La scoperta di questa regola, avuta ragione ai tempi, indica nel D. F., insieme con una rara genialità di vedute, una vera virtuosità nell'uso del calcolo dei radicali; al pieno possesso di questo strumento analitico, alla vivace sua fantasia geometrica e alla genialità dello spirito inventivo, acuito nell'esercizio della disputazione matematica, allora consueta nei lettori dello studio, egli dovette la scoperta, che lega il suo nome alla scienza, della risoluzione algebrica delle equazioni cubiche (v. algebra).
Questa scoperta, che valse a superare un ostacolo che maestri della scuola classica indarno avevano tentato, segna l'inizio, per le scienze matematiche, di un periodo di sviluppo, che per la sua fecondità rivaleggia con quelli più famosi dell'epoca classica. Dal contenuto di un manoscritto di quel tempo, conservato nella biblioteca universitaria di Bologna, si ricava che il D.F. fece conoscere la sua scoperta anche ad altri lettori dello Studio. Il Ferrari, nel II cartello, dice che, essendosi recato insieme col Cardano a Bologna, colà da Annibale della Nave, genero del D.F., fu loro mostrato un libretto dove le scoperte del D.F. erano dottamente ed elegantemente dimostrate. Il Cardano, in parecchi passi dei suoi scritti le ricorda; e, finalmente, nel manoscritto dell'Algebra del Bombelli, conservato nella biblioteca dell'Archiginnasio in Bologna, sono ripetutamente ricordate le Regole del D.F.. Con tutto ciò è certo che la scoperta del D.F. rimase per molti anni nella cerchia dei suoi famigliari, e si diffuse solo più tardi, dopo che il Tartaglia ebbe nuovamente ritrovate quelle regole, e dal Cardano (insieme col Ferrari) ne fu completata la teoria, da loro divulgata nella Ars Magna e nei Cartelli di pubblica disfida.
Bibl.: H. Cradani, Artis Magnae, Norimberga 1645; N. Tartaglia, Quesiti et inventioni diverse, Venezia 1546; L. Ferrari, I sei Cartelli di matematica disfida (1547-48). Raccolti, autografati e pubblicati da Enrico Giordani, Milano 1876. Fra gli autori moderni da ricordare: H.G. Zeuthen, Tartalea contra Cardanum. Notes sur l'histoire des Math., in Bull. Ac. Royale de Danemark, 1893; G. Eneström, Hat Tartalea seine Lösung der kubischen Gleicung von Dal Ferro entlehnt?, in Bibl. Math., VII, p. 111; E. Bortolotti, L'algebra nella scuola matematica bolognese del sec. XVI, in Periodico di mat., s. 4ª, V, 1925; id., I contributi del Tartaglia, del Cardano, del Ferrari e della Scuola matematica bolognese alla teoria algebrica delle equazioni cubiche, in Studii e ricerche sulla storia della matematica in Italia, Bologna 1928.