GABRIELLI, Scipione
Nacque nel 1505 da Giovanni Battista di Cristoforo a Siena e vi fu battezzato il 24 settembre dello stesso anno. I Gabrielli appartenevano al ceto dirigente cittadino - membri della famiglia avevano, infatti, "risieduto" in Concistoro dal 1372 - ed erano esponenti del Monte dei riformatori. A una famiglia più illustre il G. si legò in seguito per matrimonio: sposò, infatti, nel gennaio del 1527 Porzia di Guid'Antonio Piccolomini. Dalle nozze nacquero otto figli: Virginia (1530), Giovanni Battista (1531), Ippolita (1533), Augusto (1534), Celio (1536), Cornelia (1539), Aurelia (1542) e Pirro (1547).
Nel luglio-agosto 1528 il G. fu uno dei componenti del Concistoro; ricoprì la stessa carica nel maggio-giugno 1540 e ancora nel luglio-agosto 1551. Nel 1538 fu uno dei "maestri" del magistrato del Sale e nel secondo semestre del 1540 uno dei consoli di Mercanzia. La sua attività pubblica più importante fu però, sicuramente, quella di rappresentante della Repubblica, fuori e dentro i confini dello Stato senese, attività ampiamente documentata da un copioso carteggio. Le sue missioni diplomatiche lo portarono a essere spettatore privilegiato e - attraverso le lettere - cronista attento di alcuni momenti salienti della tormentata storia italiana alla metà del secolo.
L'impegno del G. come rappresentante della Balia senese è documentato a partire dal giugno 1537; del 2 agosto del medesimo anno è la prima lettera (Arch. di Stato di Siena, Balia, 648, n. 43) in cui dà notizia della "rotta" di Montemurlo, in cui i fuorusciti fiorentini vennero sbaragliati dalle truppe di Cosimo de' Medici sotto il comando di A. Vitelli.
Dall'aprile del 1549 il G. risiedette a Roma per un anno, quale ambasciatore senese presso don Diego Hurtado de Mendoza.
Hurtado de Mendoza ricopriva in quel momento la carica di oratore cesareo presso la corte pontificia ed era inoltre il fiduciario dell'imperatore per Siena. Inviato da Carlo V per pacificare l'inquieta città nell'ottobre del 1547, dopo la ribellione antimperiale del '46, era divenuto il vero arbitro della politica senese, che dirigeva o in loco o da Roma. Ciò appare con chiarezza dalle lettere quasi quotidiane - o più che quotidiane nei momenti di crisi - indirizzate dal G. alla Balia e molto più raramente al Concistoro. Egli comunicava a Siena i voleri del Hurtado e cercava di farsi interprete presso di lui delle richieste dei suoi concittadini.
Accanto ai problemi senesi le lettere del G. registrano le vicende della politica italiana ed europea e in alcuni casi risultano particolarmente importanti, come per le assidue informazioni - largamente utilizzate dal Pastor - sulla contesa tra Paolo III Farnese e Carlo V per il possesso di Piacenza.
Di non minore interesse sono le notizie del G. sugli avvenimenti che fecero seguito alla morte del pontefice: le azioni militari di Camillo e Ascanio Colonna per riconquistare la signoria sottratta ai Colonna da Paolo III e poi, naturalmente, il lungo e tormentato conclave. Attraverso le lettere dell'informatissimo G. si possono seguire lo scontro, nell'ambito del conclave, tra il partito imperiale e quello francese, il nascere e morire delle candidature - soprattutto quella dell'inglese R. Pole - il determinante arrivo dei cardinali francesi. Da queste missive è possibile trarre anche preziose informazioni storico-artistiche. Nella lettera del 29 nov. 1549 (Arch. di Stato di Siena, Balia, 720, n. 54) il G. parla infatti di una riunione di cardinali avvenuta in una "cappella nuova, fatta da la felice memoria di Papa Pavolo chiamata cappella di Pavolo, non ancora finita". Si tratta, naturalmente, della cappella Paolina, i cui affreschi Michelangelo stava, come la lettera indirettamente conferma, proprio in quei mesi ultimando.
Nel febbraio 1550 il G. fu designato dal Hurtado per la solenne ambasceria incaricata di giurare l'obbedienza di Siena a Giulio III ma in realtà non ne fece parte. La Repubblica, infatti, a difesa della propria autonomia, inviò da Siena una diversa delegazione, richiamando in patria il Gabrielli.
Lasciata Roma nel maggio 1550, a partire dal dicembre 1552, quando iniziò la guerra di Siena, e sino all'agosto 1553 il G. ricoprì di nuovo la carica di commissario in varie Comunità dello Stato o anche in zone più vaste quali la Valdichiana inferiore e l'intera Maremma, occupandosi soprattutto dell'approvvigionamento delle truppe e del rafforzamento delle fortificazioni. Anche in queste circostanze le sue lettere alla Balia, e in misura minore quelle da lui ricevute, sono preziose fonti di informazione, largamente utilizzate dagli storici del conflitto.
Dopo l'agosto del 1553 il G. è nominato di nuovo solo in un elenco di "bocche" (abitanti) del terzo di città, parrocchia di S. Giovanni, redatto in piena guerra, nel marzo del 1554. Nel bimestre gennaio-febbraio 1560 tra i membri del Concistoro è annoverato suo figlio "Iohannes Baptista quondam Scipionis de Gabrielibus" (Arch. di Stato di Siena, Concistoro, 2338, c. 112r). Il G. era dunque già morto in data imprecisata.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Siena, Biccherna, 1134, c. 92v (per la data di nascita); 1135, cc. 223v, 239v, 294v, 305r, 360v, 422r; 1136, cc. 25v, 170v (per le date di nascita dei figli); Gabella dei contratti, 350, c. 29r (suo matrimonio); Consiglio generale, 244, cc. 68v, 136v; Balia, 447, cc. 98v, 113r, 115v; 448, cc. 65rv, 66r; 450, cc. 3v, 4r; 453, c. 26v; 457, cc. 67r, 70v, 74r; 462, cc. 17r, 21rv, 23v, 25v, 26v, 27v, 29v, 31v, 33v, 34v, 35r, 38r, 39v, 40v, 46v, 47v, 48r, 49v, 51v, 55r, 58rv, 63r, 64r, 65v, 66v, 80r, 88r, 89r, 91v, 92r, 93r, 95v, 99r, 102rv, 103v, 107r, 111v, 112v, 115r, 116v, 118r, 123r, 125r, 129r, 130v, 131r; 463, cc. 1r, 4r, 7v, 9r, 10v, 14r, 16r, 17r,19r, 21r, 22v, 24v, 28v, 29v, 30v, 33v, 37r, 39r, 40v, 41r, 42rv, 44v, 49v, 53v, 54rv, 57r, 58r; 467, c. 192v; 469, cc. 91r, 92v, 96v, 99v, 103r, 104r, 109v, 112r, 113v, 121r, 129r (copialettere delle missive a lui indirizzate); 647, nn. 76, 94; 648, nn. 3, 9, 43, 49, 51, 55, 61, 74, 84; 653, nn. 8, 9; 657, nn. 9, 58; 663, n. 24; 667, nn. 17, 19; 686, n. 17; 689, n. 15; 692, n. 1; 698, n. 88; 717, nn. 7, 10 s., 13, 16 s., 20, 23 s., 26 s., 30 s., 34, 39, 43, 49 s., 76-78, 93, 97; 718, nn. 4, 10 s., 13, 15, 25, 32, 39, 50 s., 66 s., 71, 76 s., 90 s., 97; 719, nn. 13, 20, 23, 42 s., 52 s., 56-59, 62 s., 81-84, 87 s., 91-95; 720, nn. 2-9, 11-15, 17, 22-24, 29, 31, 33, 36-39, 44-46, 49, 51-55, 57, 59-65, 67, 69-71, 73, 75, 77, 79, 80, 82-84, 86-89, 91-93, 97-99; 721, nn. 1-3, 7 s., 10-15, 19-25, 27, 30-34, 36, 38-41, 43-45, 48-56, 59, 60, 63 s., 66 s., 69-71, 73 s., 76-78, 80, 82-91, 93, 95, 97; 722, nn. 1, 3 s., 8 s., 15 s., 18 s., 25, 28 s., 34-36, 42-44, 47 s.; 739, n. 89; 740, n. 34; 753, nn. 42, 51, 61, 69, 76, 90, 93; 754, nn. 10, 15, 20 s., 36, 39, 48, 51, 59, 77; 755, nn. 2, 7, 10, 33, 35, 52, 56, 84; 954, cc. 54v, 63r (lettere scritte durante la sua attività diplomatica); 954, cc. 54v, 63r; Concistoro, 2096, nn. 70, 72, 76; 2101, nn. 13, 19, 23, 25, 35, 49, 59, 87, 90-92, 99 (lettere scritte durante la sua attività diplomatica); 2338, cc. 18v, 54r, 88v, 112r; Mss. A 50, c. 1v; A 55, c. 3r; A 67, c. 155r; A 96, c. 100r; A 99, c. 149v. G. Vasari, La vita di Michelangelo nella redazione del 1550 e del 1568, a cura di P. Barocchi, III, Milano-Napoli 1962, p. 1410. Vedi, inoltre, G.A. Pecci, Memorie storico-critiche della città di Siena, III, Siena 1758, pp. 225 s.; L. Romier, Les origines politiques des guerres de religion, I, Paris 1913, pp. 108, 218, 229; L. von Pastor, Storia dei papi, V, Roma 1924, pp. 634, 636, 639 s., 755; VI, ibid. 1927, pp. 9, 11 s.; F. Baumgart - B. Biagetti, Gli affreschi di Michelangelo e di L. Sabbatini e F. Zuccari nella cappella Paolina in Vaticano, Città del Vaticano 1934, p. 78; R. Cantagalli, La guerra di Siena (1552-1559), Siena 1962, p. 168; Arch. di Stato di Siena, Arch. di Balia. Inventario, Roma 1957, p. 138.