GENTILI, Scipione
Nacque nel 1563 a San Ginesio, nel Maceratese, figlio di Matteo, medico, e di Lucrezia Petrelli, entrambi di nobile famiglia.
Nel 1579 il padre lasciò San Ginesio, essendo sospettato di connivenza con un gruppo di inquisiti come eretici, portando con sé i figli Alberico e il G., ancora ragazzo, e sottraendo quest'ultimo alla madre con un sotterfugio. Si fermò inizialmente a Lubiana, da cui però ben presto mandò via i figli, perché potessero seguire la loro strada. La prima e unica tappa comune a entrambi i fratelli fu Tubinga, in Germania, che però Alberico abbandonò per passare a Heidelberg e poi definitivamente a Londra.
Il G. studiò inizialmente a Tubinga (immatricolato il 21 giugno 1579), dove affrontò studi filosofici e poetici. Andò quindi all'Università di Wittenberg, dove ebbe tra i suoi insegnanti il famoso Paul Schede (Melissus), traduttore in tedesco dei Salmi, e dove iniziò pure lo studio del diritto. Ma nel 1582, per essere più vicino al padre, che aveva deciso di raggiungere il figlio Alberico in Inghilterra, il G. si trasferì nei Paesi Bassi, immatricolandosi il 12 ott. 1582 all'Università di Leida - nuovo centro dell'intellettualità calvinista accanto a Ginevra -, dove continuò i suoi studi filologici sotto Giusto Lipsio e quelli giuridici sotto Hugues Doneau.
L'inizio della sua attività pubblicistica non fu giuridico, ma poetico. Nel 1584 apparvero a Londra le In XXV Davidis psalmos epicae paraphrases, in cui lo stesso autore diceva di avere cominciato tre anni prima a tradurre salmi in versi latini: un lavoro, questo, che avrebbe continuato a svolgere periodicamente per tutta la vita. Nello stesso 1584 pubblicò a Londra la traduzione in esametri latini dei due primi libri della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso, col titolo Solymeidos libri duo priores de Torquati Tassi Italicis expressi (nel 1585 l'opera venne ristampata a Venezia da Altobello Salicato con una prefazione di Aldo Manuzio il giovane che testimoniò una grande stima per il lavoro del Gentili). Nel 1587, poi, lo stesso Tasso in una lettera indirizzata a Alberto Parma il 29 marzo, ringraziandolo per avergli inviato le Annotazioni sopra la Gierusalemme liberata pubblicate dal G. (Leida [ma Londra] 1586), giudicava i versi latini di questi "leggiadrissimi invero e politissimi" (Tasso, p. 479).
Alla dimostrazione della affinità di poesia e giurisprudenza il G. dedicò il secondo capitolo del secondo libro (Originum liber singularis) dei Parergorum ad Pandectas libri II, stampati la prima volta a Francoforte sul Meno nel 1588. Per il G. l'imitazione è nella poesia ciò che nella retorica è l'esempio. Infatti il poeta imita e raffigura le azioni umane, che colui che ascolta o legge usa come esempi per vivere bene, tenendosi così lontano dalle cose da evitare e perseguendo invece quelle cui conviene tendere. Ciò che invero sommamente interessa alla res publica sono le inclinazioni dei cittadini alle virtù e ai vizi. Scopo del poeta è, come lo stesso Eschilo riconosce presso Aristofane, che nelle città gli uomini diventino migliori. Ciò accade se essi introducono le virtù nei loro animi ed eliminano i vizi: ciò che Platone e Aristotele chiamano katarsis o katarmon.
Quando nel 1587 il Doneau perse il posto a Leida per motivi religiosi, anche il G. se ne andò, fermandosi a Heidelberg, la Ginevra tedesca (fu immatricolato il 16 apr. 1587). Qui insegnavano nella facoltà giuridica i due italiani Ippolito Colli e Giulio Pace. Il G. cercò di avere un posto di professore ordinario per l'insegnamento di Istituzioni. Non riuscendovi, ne attribuì la colpa agli intrighi del Pace e gli rivolse minacce che furono riferite al destinatario. Questi, trovando poi in una poesia indirizzata dal G. a Ippolito Colli (Epos ad Hippolitum a Collibus) offese alla sua persona, si sentì autorizzato a accusarlo davanti al Senato accademico, che ordinò la confisca della poesia e proibì al G. di abbandonare la città nel corso del processo pendente. Ma il G. non si attenne alla proibizione e, dopo aver delegato due procuratori, andò nella Università di Basilea. Qui incontrò il giurista ugonotto François Hotman, allora negli ultimi anni della sua vita, che gli predisse un luminoso futuro per la sua attività di insegnante, e ottenne la promozione a doctor iuris sotto il decanato di Basilius Amerbach il 16 apr. 1589. Ritornò poi brevemente a Heidelberg, quindi di nuovo a Basilea, e intraprese numerosi viaggi di affari in compagnia dell'ambasciatore inglese. Nella primavera del 1590 arrivò infine ad Altdorf come accompagnatore del conte Karl von Ortenburg. Qui ritrovò il suo vecchio maestro Doneau, stabilitosi ivi nel 1588 dopo l'abbandono di Leida, e tra i due si stabilirono contatti personali molto stretti.
Altdorf era allora, insieme con Strasburgo, una delle due cosiddette Accademie (Hochschulen) fondate da città imperiali nel sec. XVI. L'Accademia di Altdorf fu fondata dalla libera città imperiale di Norimberga, sulla base di un ginnasio risalente al 1575, per soddisfare l'esigenza di esprimere liberamente, sia in ambito teologico sia nella politica ecclesiastica, un luteranesimo orientato in senso melantoniano. Il Consiglio cittadino voleva anche evitare ai futuri teologi di Norimberga di frequentare, come fino a allora consueto, le Università di Jena e Wittenberg, entrambe di osservanza strettamente luterana. L'opposizione dell'imperatore non consentì però alla facoltà teologica di realizzare questa meta. Anche la facoltà di diritto non ebbe fin dall'inizio vita facile. A essa erano fortemente interessati gli Anziani di Norimberga, forte potenza commerciale e fin dal sec. XV punto cruciale della vita giuridica tedesca. I giuristi prestavano servizio come cancellieri, come sindaci, come consulenti per la città, che si era data nel 1479 una completa riforma del diritto cittadino (Nürnberger Reformation). Si era trattato della prima legge diffusa in Germania attraverso la stampa, che nelle sue diverse redazioni diventò fonte per altre legislazioni particolari. Poiché però dal 1542 Norimberga non ospitava più le riunioni della Dieta imperiale, l'istituzione di una facoltà giuridica aveva il significato di promuovere uno sviluppo bloccato anche dalla potenza dei principi territoriali. Nonostante il privilegio imperiale di Rodolfo II del 28 nov. 1578, pubblicato nel 1580, contenesse la limitazione che nella nuova Accademia potessero essere costituite solo cattedre per la facoltà di arti, oltre a un professore di teologia e a uno di medicina vennero subito chiamati due giuristi, cui ne vennero aggiunti altri due prima del 1588. Proprio nel periodo precedente alla trasformazione in università, avvenuta solo nel 1623, punto di forza dell'Accademia fu sempre la facoltà giuridica, che ebbe un grande significato per la presenza di importanti e noti giuristi come Hubert van Giffen (Giphanius) e il già citato Hugues Doneau (Donellus), entrambi ad Altdorf quando vi giunse il Gentili. Proprio allora la vita della facoltà era travagliata da forti conflitti, sorti probabilmente per contrasti religiosi, tra studenti "donellisti" e "giphanisti". Il Giphanius era stato infatti accusato dal Doneau di essere antitrinitario o sociniano. Per quanto riguarda invece le tendenze scientifiche, entrambi erano contrari al mos Italicus e favorevoli al mos Gallicus, pur nella distinzione tra corrente filologico-antiquaria (Giphanius) e corrente sintetica (Doneau). Quando il G. giunse ad Altdorf, il Doneau aveva già sviluppato il suo sistema di diritto privato.
Fu la partenza del Giphanius a rendere possibile la chiamata del G. all'insegnamento di Istituzioni, proposta dal Doneau ai magistrati di Norimberga responsabili dell'Accademia al fine di impedire che gli studenti abbandonassero la facoltà. La chiamata venne fatta il 10 sett. 1590: al G. fu offerto uno stipendio iniziale annuale di 200 fiorini, oltre al pagamento dell'abitazione e del rifornimento di legna, e a un contributo di 50 fiorini in occasione della presa di servizio. Pur essendo soddisfatto dell'offerta, il G. non accettò immediatamente, dal momento che era in attesa di notizie da parte del padre Matteo per un eventuale trasferimento in Inghilterra. Non essendo poi giunta alcuna notizia dopo quattordici giorni, il G. accettò definitivamente il posto, iniziando così il suo insegnamento di Istituzioni.
Nel frattempo a Heidelberg era continuato il processo contro di lui su sollecitazione di G. Pace. Gli atti del processo erano stati inviati per un parere alla facoltà giuridica di Marburgo, che il 29 ag. 1590 aveva deciso l'espulsione del Gentili. Il Senato accademico di Heidelberg fece immediatamente sapere ai magistrati di Norimberga la conclusione sfavorevole del processo, mettendoli anche espressamente in guardia dal Gentili. I magistrati si fecero inviare gli atti, ma non ritennero opportuno seguire le pressioni di Heidelberg, dal momento che le lezioni del G. avevano grande successo presso gli studenti.
Ben presto gli vennero affidate come lezioni straordinarie, in attesa di altra soluzione, le lezioni di esegesi del Codex, della cui assenza nell'insegnamento del Doneau, che non seguiva il metodo tradizionale, gli studenti si erano lamentati, minacciando per questo di abbandonare Altdorf. Il G. aveva anche iniziato a aiutare il Doneau nella stesura del terzo volume dei suoi Commentarii de iure civili, i cui primi due volumi erano stati stampati rispettivamente nel 1587 e nel 1590, entrambi dedicati al Consiglio di Norimberga. Il Doneau non poté però mai terminare il terzo volume a causa della seria malattia in cui cadde nella primavera del 1591: presentendo la morte, affidò al fedele amico G. l'edizione del volume già praticamente completato in manoscritto. Fu lo stesso G. che dopo la morte del Doneau, avvenuta il 4 maggio 1591, tenne davanti all'Accademia riunita una orazione funebre subito stampata (Oratio habita in funere Hugonis Donelli, Altorphii, Typis C. Lochneri et J. Hofmanni, 1591).
In seguito alla scomparsa del maestro e all'arrivo dell'allievo del Giphanius, Conrad Rittershausen, al quale fu affidato l'insegnamento di Istituzioni a partire dall'ottobre 1591, il G. passò per circa un anno alle lezioni di Codex. Ma al posto del Doneau venne poi chiamato, nel settembre 1592, il già molto noto Peter Wesenbeck (nipote del famoso Matthäus Wesenbeck), proveniente dai Paesi Bassi, che aveva dovuto lasciare Wittenberg per motivi religiosi in quanto calvinista, avendo rifiutato di apporre la sua firma alla "Formula di concordia". Il G. passò allora alle lezioni di Pandette, che impartì con grande successo. Nell'insegnamento il G. seguì la linea sistematica del maestro Doneau, collegandola al metodo filologico-antiquario. Come institutionarius aveva avuto un eccezionale successo presso i suoi uditori, tanto che il 29 giugno 1591 il suo stipendio era stato aumentato da 200 a 300 fiorini. Nei sei anni successivi alla nomina a professore ordinario di Pandette, il G. svolse una intensa attività e tenne numerose dispute pubbliche e private, fondando così la sua fama come professore e diventando noto in tutta Europa. Tra i suoi allievi vi erano figli di patrizi di Norimberga, nobili della Germania centrosettentrionale e della Polonia, figli di appartenenti alla borghesia cittadina provenienti da tutte le parti della Germania, dalla Prussia, dalla Boemia e dai Paesi Bassi.
Il G. fu molto attivo anche in campo letterario. Nel 1591 pubblicò il terzo volume dei Commentarii de iure civili del Doneau, proseguendo l'opera nel 1595 con il quarto e il quinto volume (Francofurti ad Moenum 1596). Nel 1593 pubblicò ad Altdorf il Tractatus de erroribus testamentorum a testatoribus ipsis commissis, confermandosi maestro del metodo filologico-antiquario, da lui preferito e già seguito nel precedentemente pubblicato Parergorum ad Pandectas libri II et originum liber singularis (Frankfurt 1588).
Per rispondere a precise necessità del Consiglio cittadino di Norimberga di disporre di consulenti giuridici, nel 1593 una commissione giusdicente interna alla facoltà giuridica era stata istituita da P. Wesenbeck, che ne fu anche il primarius. Da allora in poi i professori di diritto poterono stendere consilia non solo per Norimberga, ma anche per altre città e territori. Per quanto l'ambito più trattato fosse quello del diritto feudale e del diritto ereditario, furono pure frequenti consilia in materia di procedura criminale, su questioni matrimoniali e sul diritto cittadino. In tutti i casi era seguito quasi esclusivamente il mos Italicus, e questo non contrastava con il prevalente indirizzo teorico a esso contrario, proprio anche del G., del mos Gallicus, in quanto con i consilia si affrontavano problemi della pratica giuridica. Diversamente però dalle Commissioni giusdicenti di Wittenberg, Lipsia e Jena, quella di Altdorf non era una sede scabinale, e non poteva quindi emanare sentenze valide. Il nuovo indirizzo pratico portò a un aumento degli studenti: da 51 che erano nel 1593-94 diventarono 149 nel 1598-99. Questo comportò un aumento degli stipendi dei professori: quello del G. arrivò fino a 400 fiorini. Nel giugno del 1599 un improvviso mutamento della situazione della facoltà comportò l'assegnazione del posto di primarius al Gentili.
Nel giugno 1598 era infatti stato chiamato come nuovo professore di teologia Jacob Schopper, un luterano ortodosso che era entrato subito in contrasto su questioni dogmatiche con i due diaconi "filippisti" (melantoniani) dell'Accademia e anche con docenti come P. Wesenbeck, che era calvinista. Assumendo la contrapposizione forme sempre più drastiche, Wesenbeck accettò l'assessorato al tribunale di Corte di Coburgo offertogli dal duca di Sassonia-Coburgo, lasciando Altdorf nel novembre 1598. Il G. diventò però primarius solo nel giugno 1599: prima di lui ne era stato cercato un altro, sia per la sua ancora giovane età (35 anni), sia per alcune sue caratteristiche personali, che non lo facevano sembrare adatto all'ufficio. Il G. era infatti molto dedito al bere e dava cattivo esempio agli studenti. Anche di notte girava per la città insieme con loro, e gli abitanti di Altdorf se ne lamentavano. Una volta aveva anche colpito con la spada un cittadino ferendolo all'occhio. Quando nel 1597 era stato scelto come rettore, aveva punito malvolentieri alcuni studenti tumultuanti. Diventato comunque primarius, prese anche il posto di consulente del Consiglio di Norimberga che era stato di P. Wesenbeck.
I magistrati di Norimberga furono così contenti del suo nuovo ufficio che presto gli aumentarono lo stipendio a 500 fiorini. In quanto primarius, egli ebbe pure il compito di tenere lezioni dal Codex e di organizzare le corrispondenti dispute, anche queste poi stampate in forma di tesi.
Analogamente all'attività didattica, anche le pubblicazioni del G. testimoniano l'unione costante di metodo filologico-antiquario e sintetico, come il Disputationum illustrium, sive De iure publico Populi Romani liber (Noribergae 1598), in cui i temi trattati erano: "De principatu Romano"; "De lege Clodia de vi"; "De lege Cornelia de restitutione M.T. Ciceronis"; "De lege Porcia de suppliciis sive de libertate Romana"; "De iure belli"; "De regalibus"; "De iure singulari studiosorum". Lo stesso metodo fu confermato pure nelle disputationes circulares sulle fonti giuridiche di Sesto Cecilio Africano: Disputationum ad Africanum prima, ad leg. Centum Capuae, D. quod cert. loc. (Noribergae 1602); Disputationum ad Africanum quarta, ad leg. Cum quis sibi aut. 38. D. de solutionibus (ibid. 1604); Disputationum ad Africanum nona ad l. quasitum. D. de adquir. Rer. Dom. (ibid. 1607).
Nel 1600-01 il G. aveva affrontato due temi centrali del dibattito dottrinale. Per primo quello del crimen laesae maiestatis (De coniurationibus libri duo. Ad christianiss. Henricum IIII Francorum regem, Francofurti 1600) attraverso il commento alla legge Quisquis. C. ad leg. Iuliam maiestatis, la lettura di Dione Cassio, Eutropio, N. Machiavelli, S. Ammirato, N. Conti, nonché due sue orazioni Pro Caio Iulio Caesare e De maledictis in principem. Nel 1601 dava alle stampe a Francoforte l'ampio trattato De iurisdictione libri III. Sulla questione il G. continuava fedelmente la posizione del maestro Doneau, che aveva contestato la definizione di magistrato data da Jean Bodin. Per il G., nonostante un iniziale riconoscimento del primato della "politica" sulla "iurisprudentia", bisognava recuperare l'antica definizione aristotelica del magistrato, e vedere come sua propria la capacità non tanto di "imperium" quanto di "ius dicere" (Mannori, pp. 398 s.).
In questo stesso periodo il G. fu in contatto con umanisti boemi appartenenti al Circolo poetico di Praga, immatricolati all'Università di Altdorf. Erano questi Jizbický von Jizbice, incoronato poeta cesareo alla corte di Rodolfo II nel 1599; Albert Molnár, traduttore di tutti i Salmi di Davide in ungherese. Ebbe anche rapporti con Marquard Freher di Heidelberg, autore di numerosi lavori sulla storia boema e uno degli storici più significativi del suo tempo, e dal 1596 successore di Giulio Pace a Heidelberg. Al centro di tutte queste relazioni, come pure del gruppo di studenti calvinisti, era Cesare Calandrini, il lucchese esule dall'Italia fin dal 1567 che nel 1574 aveva iniziato a esercitare attività mercantili e bancarie a Norimberga. Attivo membro del calvinismo internazionale, Calandrini fin dal 1590 aveva tenuto i collegamenti tra l'Unità dei fratelli boema e i centri calvinisti della Germania meridionale. Nel 1612 il G. ne sposò la figlia Maddalena.
Il G. rimase sempre ad Altdorf, essendo di nuovo rettore nel 1613. Secondo numerose notizie biografiche rifiutò chiamate alle Università di Bourges, Orléans e Leida e non si fece allettare dall'offerta fattagli al tempo di Clemente VIII di una cattedra alla Sapienza di Roma, vedendovi un tentativo di ricattolicizzazione e sospettando che l'Inquisizione lo avrebbe perseguitato.
Il G. morì il 7 ag. 1616 in seguito a malattia. Fu sepolto nella chiesa parrocchiale di Altdorf vicino al suo maestro Doneau.
La sua morte segnò la fine di un'epoca per la facoltà giuridica di Altdorf, che non riuscì mai più a raggiungere il rilievo scientifico dei primi venticinque anni della sua esistenza. Il francese Michel Piccart, professore di logica e metafisica, gli fece l'orazione funebre, pubblicata nel 1617.
Il biografo settecentesco G.A. Will lo giudicò immortale giurista, filologo e poeta; mentre il biografo ottocentesco del fratello Alberico scrisse che "ebbe fama forse maggiore del fratello, cui se non superiore nella cognizione del diritto e nell'acutezza dell'ingegno, vinse nella purezza del dettato, nella eleganza dello stile, e nella forza della immaginazione, che lo rese anco poeta dei migliori del secolo" (Speranza, p. 97). La maggior parte delle sue opere furono raccolte dall'editore Giovanni Gravier di Napoli in otto volumi pubblicati tra il 1763 e il 1769.
Fonti e Bibl.: Premesso che molte notizie sulla vita e le opere del G. si possono trovare nelle biografie del fratello Alberico (tra cui G. Speranza, A. G., Roma 1876), tre sono i saggi, diversi per epoca di composizione e per impostazione, su cui si è basata la presente ricostruzione: M. Piccart, Laudatio funebris Scipionis Gentilis, Noribergae 1617; G. Montechiari, Elogio storico di S. G., Macerata 1816; G. Mummenhof, Die Juristenfakultät Altdorf in den ersten fünf Jahrzehnten ihres Bestehens, 1576-1626, "Inaugural-Dissertation der Juristische Fakultät der Friedrich-Alexander-Universität Erlangen, approbiert am 17. 11. 1958", passim. Le date di immatricolazione sono state verificate in Die Matrikeln der Universität Tübingen, I, 1477-1600, Stuttgart 1906-31, p. 578; Album studiosorum Academiae Lugduno Batavae MDLXXV-MDCCCLXXV, Hagae Comitum 1875, p. 12; Die Matrikeln der Universität Heidelberg von 1386-1662, II, 1554-1662, Heidelberg 1886, p. 133; Die Matrikeln der Universität Basel, II, 1532/33-1600/01, Basel 1956, p. 367. Tra le biografie sei-settecentesche più utilizzate, H. Witte, Memoriae iurisconsultorum nostri saeculi clarissimorum renovatae decas prima, Francofurti apud Moenum 1676, pp. 25-42; P. Niceron, Mémoires pour servir à l'histoire des hommes illustres dans la république des lettres, XV, Paris 1731, pp. 33-44; C.S. Zeidler, Vitae professorum iuris, qui in Academia Altdorfina inde ab eius iactis fundamentis vixerunt ex monumentis fide dignis descriptae, Noribergae 1770, pp. 106-140; F. Vecchietti - T. Moro, Biblioteca picena, V, Osimo 1796, pp. 34-53. Si vedano anche: T. Tasso, Lettere familiari, Parte I, in Id., Opere, IX, Venezia 1738, p. 479; R. von Stintzing, Hugo Donellus in Altdorf, Erlangen 1869, p. 44; Id., Geschichte der deutschen Rechtswissenschaft, I, München-Leipzig 1880, pp. 392-395; H. Kunstmann, Die Nürnberger Universität Altdorf und Böhmen. Beiträge zur Erforschung der Ostbeziehungen deutscher Universitäten, Köln-Graz 1963, p. 24 e passim. Una recente valutazione del G. in L. Mannori, Per una preistoria della funzione amministrativa. Cultura giuridica e attività dei pubblici apparati nell'età del tardo diritto comune, in Quaderni fiorentini per la storia del pensiero giuridico moderno, XIX (1990), pp. 398 s.