GIORDANO, Scipione
Nacque a Torino il 4 ott. 1817 da Giovanni Domenico Maria e da Sofia Clerk, in una famiglia originaria di Ivrea tradizionalmente dedita alle professioni sanitarie: il nonno Pietro era stato chirurgo, il padre aveva esercitato l'ostetricia e aveva ricoperto a Torino l'incarico di aiuto dell'ostetrico di casa Savoia G.B. Rossi, lo zio Antonio era laureato in farmacia. Dalla madre, precocemente scomparsa nel 1827, il G. ereditò il temperamento originale e la tendenza artistica. Dopo essere stato affidato per l'istruzione primaria alle cure di alcuni precettori, completò gli studi classici presso il collegio degli scolopi di Carcare, dove si era costituito un focolaio di idee liberali.
Iscrittosi alla facoltà di medicina di Torino, durante gli anni del corso due seri incidenti misero in grave pericolo la sua salute: una forma di infezione tifoidea e lo sviluppo, a seguito di una lesione procuratasi mentre eseguiva un esame necroscopico, di un flemmone che lo costrinse a letto per tre mesi. Conseguita la laurea il 10 luglio 1838, fu per breve tempo assistente di C. Sperino presso l'ospizio celtico, quindi, non essendo stata accolta la sua domanda di ammissione nel reparto di chirurgia diretto da A. Riberi, orientò i propri interessi verso l'ostetricia dopo aver ottenuto l'autorizzazione all'esercizio della disciplina il 23 nov. 1839. Il 23 marzo 1843, discutendo una tesi sulla patologia placentare (De praecipuis placentae morbis, Taurini 1843), ottenne l'aggregazione al Collegio medico chirurgico. Nominato assistente e supplente del professore di ostetricia nell'ospizio della maternità il 1° apr. 1845, dal 14 genn. 1850 assunse anche l'incarico di assistente presso il sifilocomio femminile. L'8 ott. 1857 il G. fu chiamato a succedere nella direzione della cattedra e della clinica di ostetricia di Torino a M.A. Aliprandi, del quale era stato allievo. Da tale ufficio, tuttavia, si dimise il 29 nov. 1863, ritenendo inammissibile e inaccettabile il dispositivo del decreto ministeriale del 20 settembre dello stesso anno che stabiliva la disgiunzione della clinica dalla Scuola di ostetricia per levatrici e l'affidamento di quest'ultimo insegnamento a G.B. Rossi. Il G. si dedicò allora esclusivamente alla libera professione, rifiutandosi ostinatamente di modificare il suo atteggiamento come gli veniva richiesto da amici ed estimatori e dallo stesso sovrano; non cedette neppure alla preghiera di riprendere il suo posto all'università, rivoltagli dal suo allievo e successore A. Tibone in occasione della soppressione del decreto, nel 1877. Nel 1888 il G. venne nominato professore onorario.
L'attività clinica del G. fu intensa e proficua, e dette luogo a interessanti pubblicazioni scientifiche.
Una particolare attenzione dedicò all'intervento di taglio cesareo, per la cui più sicura e valida esecuzione auspicò un razionale impiego degli anestetici, indicandolo in alternativa all'embriotomia in caso di insufficiente diametro pelvico o al parto forzato manuale come tentativo per salvare il feto, in polemica con il bolognese F. Verardini, allievo di F. Rizzoli (Osservazione diun caso di gastroisterotomia e cenni di altri tre praticati sulla donna vivanell'ospedale della Maternità di Torino, in Giornale della R. Accademia di medicina di Torino, s. 2, XX [1854], pp. 349-365; Nota sull'aborto ostetrico, ibid., XXX [1857], pp. 257-281; Rapporto intorno ad uno scritto intitolato"Alcune parole del dottor F. Verardini intorno ad un nuovo metodo posto in pratica dal prof. F. Rizzoli per estrarre il feto dalle donne morte incinte", ibid., XXXIX [1860], pp. 234-240). Affrontò inoltre il tema strettamente connesso dei parti difficili e dei vizi pelvici causa di gravi distocie, situazioni a quei tempi causa di non infrequenti drammatiche scelte tra la salvezza della madre e quella del feto: propose per tali casi la necessità di acquisire in presenza di testimoni il consenso della donna o del marito (Cesari e Agrippi nel caso di morte della gestante, ibid., XLV [1862], pp. 321-342) e la regolamentazione da parte dello Stato dei matrimoni delle "ragazze con vizi del bacino pronunciati" per le quali non era prevedibile un buon espletamento del parto (Dei vizi pelvici, dell'ostetricia; del matrimonio ne' loro mutui rapporti, ibid., XLII [1861], pp. 321-346). Del G. meritano inoltre di essere ricordati i contributi allo strumentario ostetrico: tra l'altro, in collaborazione con l'officina Bertinara di Torino progettò e realizzò un forcipe a perno mobile e articolato che sfruttava la forza della partoriente, mediante il quale la stessa donna avrebbe potuto estrarsi da sola il feto "con non lieve soddisfazione dell'amor proprio e certo con minor patema d'animo", o il cui impiego sarebbe stato utile "quando l'ostetrico non fosse stato abbastanza muscoloso o stremato" (Modificazioni al forcipe, ibid., LVI [1865], pp. 61-64); propose l'adozione di un cinto emostatico, modificazione del torcolare di Petit, per il trattamento delle emorragie placentari, di una cannula aspirante simile a quella di Meysner per provocare il parto prematuro, di un pessario per i prolassi uterini dotato di maggiore elasticità rispetto a quelli allora in uso e in grado di consentire l'esecuzione di inoculazioni medicamentose (Comunicazioneall'Accademia per alcune modificazioni apportate ad alcuni istrumenti ostetrici, ibid., pp. 147-154); ideò un apparecchio destinato a surrogare le applicazioni ghiacciate e i cataplasmi sull'addome delle puerpere (Politermo addominale, in Gazzetta medica di Torino, XLII [1891], pp. 289 s.).
Fu autore di varie, e talvolta dubbie, osservazioni di patologia ostetrica: sostenne l'origine meccanica della febbre puerperale determinata - a suo giudizio - dalla formazione di trombi nelle cavità cardiache per "embolia a ritroso della corrente della cava discendente"; credette all'esistenza di un rapporto tra vomito irrefrenabile delle gravide e neoplasie; propose il mantenimento in apposito letto da lui ideato in posizione genu-pettorale delle pazienti affette da fistola genito-urinaria (Dellafebbre puerperale osservata nella clinica ostetrica, dell'eclampsia e dell'edema acuto delle puerpere. Prelezione, Torino 1859; Des vomissements incoerciblespendant la grossesse, ibid. 1866; Della perdita involontaria d'orina per fistolagenito-orinaria, ibid. 1867).
Il G. mostrò anche una certa apertura nei confronti dei problemi sociali relativi all'istituzione nosocomiale e all'assistenza del lattante. Sin dal suo primo incarico presso la clinica ostetrica torinese fu colpito dalle gravi carenze igieniche dell'ospizio della maternità, che descrisse come un luogo fetido in cui il "gravis odor puerperii" esalava dal pavimento grezzo, dai muri grigi, dai letti di legno sporchi e pullulanti di insetti, dalle latrine, nelle quali venivano gettate le scorie dei parti, prossime alle infermerie. Divenuto direttore, si impegnò ad ampliare e risanare gli ambienti e aumentò il numero dei letti da 12 a 60; recò inoltre un valido contributo al problema della sistemazione ospedaliera, mettendo in rilievo l'utilità di un nosocomio non costituito da un unico fabbricato di dimensioni imponenti, ma articolato in diversi edifici destinati alle varie patologie e nei quali la divisione dei ricoverati potesse operarsi in base al sesso, all'età ecc., alla stregua dei villaggi operai esistenti Oltralpe (Degli spedali in genere e della maternità in particolare, Milano 1878). Preparò una convenzione che si sarebbe dovuta prendere a base nei contratti di affidamento al baliatico a tutela della salute del bambino e della balia (Prospetto di scheda per convenzione di baliatico, in Giornale della R. Accademia di medicina di Torino, s. 3, XIII [1873], pp. 34-40). Durante la sua conduzione della clinica ostetrica torinese rese anche obbligatoria per gli studenti la frequenza all'insegnamento (Alcune idee sull'ordinamento degli studi universitari del Regno, Torino 1860).
La produzione scientifica e letteraria del G. fu eclettica. Dei suoi scritti si ricordano ancora: Zolfo e colera, in Giornale della R. Accademia di medicinadi Torino, s. 3, IV (1867), pp. 322-339; Urgentiora et frequentiora artis. Piccolo breviario tascabile…, Torino 1866 (2ª ed., Milano 1871); Album materno. Annotazioni, consigli per le madri, ibid. 1878 (2ª ed., Torino 1884); Tempo perso. Raccolta di scritti vari, ibid. 1880; Rime di più chemezzo secolo, ibid. 1893.
Il G. curò la voce Aborto nel Dizionario delle scienze mediche, Milano 1871, e in collaborazione con A. Scambelluri, tradusse in italiano l'opera di S. Jaccoud, Nuove lezioni di clinica medica, Torino 1876 e 1882. Appassionato alpinista, tra il 1871 e il 1875 collaborò all'Almanacco e al Bollettino del Club alpino italiano.
Appartenne a numerose società e accademie scientifiche, tra le quali la R. Accademia di medicina di Torino e la Società medico-chirurgica di Bologna.
Il G. morì in Savoia il 17 maggio 1894, durante il viaggio di ritorno dalla località termale di Vichy, ove si era recato per cura.
Fonti e Bibl.: Necr. in Bullettino delle scienze mediche, LXV (1894), p. 312; in Giornaledella R. Accademia di medicina di Torino, s. 3, XLII (1894), pp. 237-239; A. Corradi, Dell'ostetricia in Italia dalla metà del secolo scorso sino al presente, Bologna 1877, ad indicem; A. De Gubernatis, Piccolo dizionario dei contemporanei italiani, Milano 1895, p. 85; G. Faldella, Galleria piemontese, I, Unmistico ed uno scettico. Tancredi Canonico e S. G., Torino 1928, pp. 101-154; M.G. Nardi, Il pensiero ostetrico-ginecologico nei secoli, Milano 1956, pp. 259, 322; La ginecologia in Italia, a cura di P. Mutti - N. Vaglio (suppl. al vol. XLVIII degli Atti della Società italiana di ostetricia e ginecologia), I, Napoli 1961, pp. 758 s.; M.T. Caffaratto, L'infezione puerperale, in Minerva ginecologica, XIII (1956), p. 977; Id., S. G., ibid., XVIII (1961), pp. 1009-1015, e in Minerva medica, LIII (1962), parte varia, pp. 54-63; Id., L'ostetricia, la ginecologia e la chirurgia in Piemonte dalle origini ai giorni nostri, Saluzzo 1973, pp. 37-39, 41-43, 101-113, 131, 340-347, 387 s.; A. Scotti, Malati e strutture ospedaliere in Italia dall'età dei Lumi all'Unità, in Storia d'Italia. Annali 7. Malattia e medicina, a cura di F. Della Peruta, Torino 1984, pp. 285 s., 291; M.T. Caffaratto, La ginecologia nei secoli, Torino 1985, p. 71; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, p. 754.