Scipione l'Africano
(Italia 1936-37, 1937, bianco e nero, 115m); regia: Carmine Gallone; produzione: Consorzio Scipione l'Africano/ENIC; sceneggiatura: Carmine Gallone, Camillo Mariani Dell'Anguillara, Sebastiano Arturo Luciani; fotografia: Ubaldo Arata, Anchise Brizzi; montaggio: Osvaldo Hafenrichter; scenografia e costumi: Pietro Aschieri; musica: Ildebrando Pizzetti.
Il film ricostruisce le vicende della Seconda guerra punica, dalla partenza di Scipione per l'Africa nel 207 a.C. alla battaglia di Zama del 202 a.C. Il console Scipione, adorato dal popolo romano, ottiene dal Senato il controllo della provincia di Sicilia e prepara la campagna militare contro l'esercito cartaginese. I veterani della battaglia di Canne raggiungono le truppe in partenza, mentre un gran numero di volontari accorre da ogni parte. Nel frattempo Annibale, nel Bruttium, si trova costretto all'inattività: provate dalla mancanza di viveri, le sue truppe saccheggiano villaggi e raccolti. I soldati fanno irruzione nella villa di Velia, una nobile romana, e la fanno prigioniera insieme al fidanzato Arunte e alla servitù. A Cirta, Sofonisba, figlia di Asdrubale, spinge il marito Siface ad allearsi con i Cartaginesi. Scipione, dopo aver assediato Utica e sconfitto l'esercito di Asdrubale e Siface, si prepara ad affrontare Annibale che, messo al corrente della minaccia romana, lascia l'Italia per recarsi a difendere Cartagine. Insieme a un gruppo di ostaggi catturati in Africa, Velia e Arunte riescono a fuggire e a raggiungere l'accampamento di Scipione, dove le truppe stanno approntando gli ultimi preparativi in vista della battaglia di Zama. I due condottieri si affrontano, Scipione su un cavallo bianco, Annibale su un cavallo nero. Scipione arringa i suoi uomini chiedendo loro di vincere o di morire. La battaglia ha inizio; la carica degli elefanti mette in difficoltà i soldati romani, ma l'azione congiunta di cavalleria e fanteria garantisce la vittoria. Annibale fugge insieme a pochi altri sopravvissuti. Avendo così vendicato la disfatta di Canne, Scipione fa ritorno a Roma, dove una grande festa notturna celebra il suo trionfo.
Impresa ambiziosa dal duplice obiettivo ‒ spettacolare e ideologico ‒ Scipione l'Africano appartiene al cinema di propaganda fascista. Luigi Freddi, direttore generale della cinematografia, il 6 aprile 1937 scriveva su "Il popolo d'Italia": "Scipione l'Africano è stato ideato alla vigilia dell'impresa africana e iniziato subito dopo la vittoria. Questo film è stato realizzato perché è apparso evidente che nessun soggetto si dimostrava più adatto a essere tradotto in spettacolo per evidenziare l'intima unione tra la passata grandezza di Roma e le audaci imprese della nostra epoca fascista". Il progetto di realizzare un film per celebrare le imprese di Scipione prese vita nell'autunno del 1935, in seguito all'evoluzione della guerra nell'Africa orientale e nel clima suscitato dalle sanzioni economiche imposte all'Italia dalla Società delle Nazioni. Impresa ufficiale, il film disponeva di un budget considerevole gestito dal Consorzio Scipione l'Africano, dietro al quale agivano l'ENIC e l'Istituto LUCE in collaborazione con alcuni rappresentanti dei Ministeri delle Finanze, della Cultura Popolare, degli Interni e della Guerra. Per la regia si pensò dapprima ad Alessandro Blasetti ‒ Galeazzo Ciano gli aveva proposto il soggetto già nella primavera del 1935 ‒ poi a Carmine Gallone, che poteva vantarsi di aver diretto nel 1926, insieme ad Amleto Palermi, il film che aveva concluso la stagione dei kolossal italiani, Gli ultimi giorni di Pompei. Le riprese del film durarono più di sette mesi. La scena della battaglia di Zama ‒ culmine spettacolare del film ‒ prevedeva la presenza di diecimila fanti, duemila cavalieri e trenta elefanti. Per maggiore sicurezza si fece arrivare dall'Inghilterra, preso in prestito da Alexander Korda, un obiettivo a focale variabile, uno zoom che permetteva di realizzare carrellate ottiche e che venne utilizzato in numerose scene di massa, per esempio le immagini del Foro all'inizio del film o l'imbarco di Scipione per l'Africa. Il film venne terminato nel luglio 1937; il 4 agosto fu presentato a Benito Mussolini ("Il Duce ‒ si legge in un comunicato pubblicato dai giornali ‒ ha molto apprezzato il grandioso film storico realizzato con uomini e mezzi esclusivamente italiani"); qualche settimana più tardi vinse al Festival di Venezia la Coppa Mussolini per il miglior film italiano.
Il risultato non si dimostrò però all'altezza delle ambizioni: Scipione l'Africano soffre di una sostanziale mancanza di armonia tra i personaggi storici e quelli immaginari. Questi ultimi appaiono inoltre privi di un reale spessore umano. Il tentativo di alleggerire la narrazione 'ufficiale' ricorrendo a digressioni sentimentali e avventurose produce un'alternanza di scene la cui coesione risulta artificiale. Il desiderio di realizzare un film che si mantenga il più fedele possibile agli avvenimenti storici e sia nello stesso tempo assai spettacolare, o addirittura divertente, si traduce in un'opera ibrida. Di fatto Scipione l'Africano non ottenne il successo commerciale sperato. Annibale Ninchi, nella parte di Scipione, non dimostra infine sufficiente presenza scenica. Pare che lo stesso Mussolini abbia dichiarato: "Se Scipione avesse avuto l'aspetto debole di questo attore, non so se sarebbe riu-scito a vincere anche una sola battaglia!". Del resto la scelta del protagonista non si rivelò semplice. Dopo aver pensato a Fredric March e a Pierre Blanchar, per motivi ideologici i produttori ripiegarono su un attore italiano. Ninchi, attore teatrale privo di una significativa esperienza cinematografica, venne scelto per la sua capacità di recitare con enfasi i lunghi discorsi che interrompono il ritmo del film; la sua scarsa adeguatezza al ruolo risulta errore ancora più grave se si considera che Camillo Pilotto, nei panni di Annibale, dimostra un'autorità assai più convincente.
Interpreti e personaggi: Annibale Ninchi (Scipione), Carlo Lombardi (Lucio, fratello di Scipione), Carlo Ninchi (Lelio, luogotenente di Scipione), Ciro Galvani (Quinto Fabio Massimo, senatore), Fosco Giachetti (Massinissa, re dei numidi), Camillo Pilotto (Annibale), Raimondo Van Riel (Maharbal, luogotenente di Annibale), Lamberto Picasso (Asdrubale), Memo Benassi (Catone, senatore), Guglielmo Barnabò (Furio), Franco Coop (Mezio), Piero Carnabuci (un sopravvissuto della battaglia di Canne), Carlo Tamberlani (ambasciatore romano), Isa Miranda (Velia), Achille Majeroni (principe del senato), Marcello Spada (Arunte), Diana Lante (moglie di Scipione), Gino Viotti (un mercante fenicio), Marcello Giorda (Siface, re dei numidi), Francesca Braggiotti (Sofonisba), Fernando Solieri, Alfredo De Antoni (membri del consiglio degli anziani).
P. Heilbronner, Pietro Aschieri e la scenografia di 'Scipione', in "Cinema", n. 4, 25 agosto 1936.
L. De Feo, Come nasce un grande film, in "Cinema", n. 8, 25 ottobre 1936.
A. Spaini, Gallone alla battaglia di Zama, in "Cinema", n. 11, 10 dicembre 1936.
I. Pizzetti, Significato della musica in 'Scipione l'Africano', in "Bianco e nero", n. 7-8, luglio-agosto 1937.
Heln., Scipio l'Africano, in "Variety", September 8, 1937.
M. Gromo, Scipione l'Africano, in "La Stampa", 28 ottobre 1937, poi in Davanti allo schermo, Torino 1992.
Non solo Scipione. Il cinema di Carmine Gallone, a cura di P. Iaccio, Napoli 2003.
Sceneggiatura: in "Bianco e nero", n. 7-8, luglio-agosto 1937.