Maffei, Scipione
Letterato, uomo di teatro, poeta, trattatista e dantista, esplicò tutta la sua attività a Verona, ove nacque e morì (1675-1755). Notevole fu anche la sua attività giornalistica, vivida e sobria insieme, anche se in modi e temi di tradizione, dapprima sul " Giornale dei letterati ", che egli fondò nel 1710 con A. Zeno e A. Vallisnieri, e poi su " Osservazioni letterarie " (1737-1740). In questi periodici si possono incontrare spunti e squarci di argomento dantesco, sia del M., sia di altri. Il più importante saggio è certo quello che ha per titolo Esame ... del libro intitolato dell'Eloquenza italiana (in " Osservazioni letterarie ", t. II). Ivi, in una varia e confusa raccolta di dati su D. e su altri autori a rettifica del Catalogo del Fontanini, si colgono talune precisazioni estremamente significative se riportate ai tempi e alla vincolante tradizione boccaccesca.
Chiarito infatti il concetto di ‛ eloquentia ' come " eloquium " e non come " eloquenza ", nel significato corrente, egli nega che D. abbia conosciuto la lingua greca e Omero se non per tramite di traduzioni; respinge l'opinione di chi sosteneva che i primi sette canti dell'inferno fossero stati scritti prima dell'esilio, e, con questo, altri elementi diffusi romanzescamente dal Boccaccio.
In tal senso il M. convalida il discredito, che può provenirgli dal XVI secolo (cfr. A. Vallone, L'interpretazione di D. nel Cinquecento, Firenze 1969; passim), circa lo scrupolo storico del Boccaccio e considera la Vita di D. da lui scritta " di verun peso " e piuttosto " seminata di più favolette ". Questo giudizio ritorna anche nell'opera Verona illustrata (Verona 1731, II 96-108); ivi il tema di D. e Verona, ricorrente in tutti i dantisti settecenteschi veronesi, è impostato e sostenuto essenzialmente nei riguardi della biografia del poeta e della sua discendenza. Un rapido cenno al titolo di Commedia, contro l'opinione del cesenate Iacopo Mazzoni e l'interpretazione del De vulg. Eloq. proposta dal Trissino (di cui il M. aveva curato l'edizione delle Opere, Verona 1729, II 141-192), può far capire i vasti interessi e le prospettive entro cui si collocava il culto di Dante.
Né il M. fu alieno dal partecipare a polemiche, vivissime in quell'età a Verona. E si pensi alle due lettere del 24 novembre 1752 e del 6 settembre 1754 circa l'interpretazione di Pg IX 1-9 (C. Garibotto, La concubina..., in D. e Verona, pp. 333-346). Il commento alla Commedia di P. Venturi (1749), di cui si era fatto garante il M., attirò, come altri luoghi, l'attenzione del Rosa Morando (Osservazioni sopra il Commento di P. Venturi, Verona 1751), di A. Tirabosco (Considerazioni sopra un passo del Purgatorio di D. A., ibid. 1752) e quindi del M., che concludeva dicendo trattarsi dell'alba del giorno (Morando) e non di quella lunare (Tirabosco), ma non della costellazione dei Pesci (Morando) sì di quella dello Scorpione.
Attraverso queste precisazioni e polemiche (e queste sono solo un esempio, tra i molti, valido a qualificare un metodo che maturerà nel secondo Ottocento), Verona, prima col Morando e col M., poi col Dionisi, si mostra pronta alla lettura di D. e forse tra le più vive delle ‛ province ' d'Italia.
Tracce di dantismo si possono ancora trovare nelle opere letterarie del M. e nella sua famosa Merope.
Bibl. - I. Pindemonte, Biografia degli italiani illustri..., Venezia 1841, VIII 7 ss.; Studi maffeiani, Torino 1900 (ivi Bibliografia di F. Doro); D. e Verona, Verona 1921 (ivi, particolarmente G. Gasperoni, Gli studi danteschi a Verona, 297-326); C. Garibotto, S.M. e l'Italia, in " Atti Accad. Agricoltura Scienze Lettere Verona " XIX (1941) 219-230; M. Carrara, Studi edizioni e polemiche dantesche a Verona nel XVIII sec., in Miscellanea maffeiana, Verona 1955, 65-96; A. Vallone, La critica dantesca nel Settecento, Firenze 1961, passim; E. Curi, Il culto e gli studi danteschi a Verona, ibid. 1964, 13-14; P. Laita, La critica dantesca in Verona nella prima metà del Settecento, in Annuario Liceo S. Maffei, Verona 1965. Utile è infine S.M., Epistolario (1700-1755), a c. di C. Garibotto, Milano 1955.