MAFFEI, Scipione
Erudito e poeta tragico, nato in Verona il 10 giugno 1675, morto ivi l'11 febbraio 1755. Fece gli studî al collegio dei gesuiti a Parma e prese parte alla guerra di successione spagnola, combattendo volontario a Donauwörth (1704) contro gl'imperiali, accanto a suo fratello Alessandro (v.). Insieme con A. Zeno e A. Vallisnieri fondò nel 1710 il Giornale dei letterati, al quale fece la prefazione e diede il contributo di varie scritture, e che, alla sua cessazione, egli intese continuare con le Osservazioni letterarie, che vanno dal 1737 al 1740 in sei tomi. Quanto al teatro, e particolarmente alla tragedia, tentò dapprima di fare rivivere sulla scena, per mezzo della compagnia drammatica dei coniugi Riccoboni, quelle fra le tragedie dei secoli precedenti che reputava le migliori, le quali raccolse col titolo Teatro italiano ossia scelta di dodici tragedie per uso della scena, premessa una storia del teatro e difesa di esso (Verona 1723). Non avendo esse incontrato il favore del pubblico, volle provarsi a scriverne una egli stesso e compose la Merope sulle tracce di quella perduta di Euripide, della quale credette vedere l'argomento nella favola 184 d'Igino, ma da questo, come pure da Euripide, si scostò col fare ignoto a sé stesso il figlio di Merope. La tragedia, rappresentata la prima volta a Modena il 12 agosto 1713, ebbe esito trionfale e, stampata l'anno dopo a Venezia, fu tradotta in molte lingue. Altri suoi componimenti teatrali - un oratorio, un dramma per musica, due commedie, Le cerimonie e Il Raguet - non hanno grande valore. Ciò nonostante, il M. resta pur sempre un precursore dell'Alfieri nell'intento di rialzare le sorti della tragedia in Italia.
Attestano la sua operosità e la varia cultura numerose pubblicazioni: quella che, insieme con l'altra Dell'antica condizione di Verona e col Museum veronense ove si parla delle lapidi da lui stesso in quello raccolte, lo rese benemerito della sua città natale, è la Verona illustrata (1ª ed., 1731-32).
Scrisse inoltre: Della scienza chiamata cavalleresca, in biasimo del duello; la Lettera al Vallisnieri sopra i fulmini e il trattato Della formazione dei fulmini, per dimostrare che salgono anche dalla terra; De fabula equestris ordinis constantiniani, per abbattere la credenza che Costantino avesse istituito quell'ordine; De' teatri antichi e moderni, contro il padre Concina avverso ai teatri; il qual libro fu approvato da Benedetto XIV; Arte magica dileguata e Arte magica distrutta, per mostrarne contro il Tartarotti la vanità; Traduttori italiani, per sostenerne la superiorità sui Franeesi nei volgarizzamenti dai Latini e dai Greci. Altre opere di lui sono la Istoria teologica e il trattato Dell'impiego del danaro, l'una e l'altra molto combattute; le Galliae antiquitates, frutto d'un viaggio in Provenza, l'Istoria diplomatica, il trattato Degli anfiteatri, la traduzione dei due primi libri dell'Iliade e del primo dell'Eneide, e molte poesie latine e italiane, tra le quali ultime, notevoli, perché d'imitazione dantesca, i due capitoli Per la nascita del principe di Piemonte (1699).
Le opere del M. sono state raccolte in 21 voll., Venezia 1790; Opere drammatiche e poesie, a cura di A. Avena, Bari 1928.
Bibl.: A. Fabroni, Vitae italorum doctrina excellentium, ecc., IX, Pisa 1782, p. 38 segg.; I. Pindemonte, Elogi di letterati italiani, Firenze 1859, p. 3 segg.; G. B. Baseggio, in Tipaldo, Biografia degli italiani illustri, ecc., VIII, Venezia 1841, p. 7 segg.; Studi maffeiani, Torino 1900: ivi un'Appendice di F. Doro, Bibliografia maffeiana.