VOLPICELLA, Scipione. –
Nacque a Napoli il 5 agosto 1810 dal molfettese Vincenzo, patrizio di Giovinazzo, e dalla barlettana Teresa Bonelli Castriota Scanderbegh dei marchesi di San Marzano.
Suo padre, giudice della Gran corte civile e membro del Decurionato, era collezionista di reperti archeologici e bibliofilo, al punto da mettere a repentaglio il patrimonio familiare. Scipione (nome completo: Gaetano, Emiddio, Donato, Raffaele, Gaspare, Baldassarre, Melchiorre), cavaliere gerosolimitano come Vincenzo, fu quarto di tredici figli, di cui sette sopravvissuti.
Nel 1818 fu ammesso al Regio collegio di Caravaggio e dal 1824 al 1829 intraprese il noviziato presso la Badia di Cava. Deciso a cambiare vita, diventò allievo di Basilio Puoti, di cui seguì rigorosamente il metodo purista, e il 7 febbraio 1832 raggiunse il primo grado di approvazione nella facoltà di belle lettere e filosofia.
Malgrado la frequentazione della scuola puotiana ne pregiudicasse lo stile a discapito della spontaneità, si distinse ben presto per la scrupolosità nelle ricerche, tanto che nel 1832 si vide citato su una delle più note riviste del regno (Baldacchini, 1832, pp. 316 s.). Fu così incaricato di curare con Emmanuele Rocco la compilazione dei sinonimi per il Vocabolario universale italiano, pubblicato a Napoli dalla Società tipografica Tramater. Il continuo labor limae cui sottoponeva i suoi scritti in qualche modo condizionò le sue scelte editoriali, preferendo pubblicare opuscoli e articoli piuttosto che monografie. Nel 1835 diede alle stampe il suo primo lavoro letterario: Coeto di Dania nel giornale Il topo, già presentato nel 1830 in casa Puoti. Collaborò a molte riviste (Museo di scienze e letteratura, Rivista Sebezia, Iride) e strenne (La Ghirlanda, La Sirena). La severità di giudizio e la poca tolleranza per le opinioni diverse dalle sue gli procurarono negli anni una serie di diatribe letterarie. Si diede anche alle traduzioni (F.X.J. Droz, Economia politica ovvero principii della scienza delle ricchezze. Traduzione per uso del privato uditorio del Prof. F. P. Ruggiero, Napoli 1834; H. de Balzac, Il medico di campagna, Napoli 1837; A. de Vigny, Cinq-Mars, ovvero una congiura sotto il regno di Luigi XIII, Napoli 1838).
Ebbe interessi molteplici: dal patrimonio artistico di Napoli e dintorni (Principali edificii della città di Napoli, Napoli 1847, con illustrazioni e note critiche) alla letteratura (Capitoli giocosi e satirici di Luigi Tansillo editi e inediti, Napoli 1870) alle memorie di scrittori (si vedano i saggi pubblicati nell’Archivio storico per le province napoletane), privilegiando il viceregno (il meglio della sua produzione fu poi raccolto in un unico volume Studi di letteratura, storia ed arti, Napoli 1876).
Entrò in importanti accademie e cenacoli culturali italiani: nel 1837 nella Società filarmonica di Napoli, nel 1839 all’Accademia Cosentina, all’Accademia dei Risorgenti e all’Accademia florimontana degl’invogliati di Monteleone, colonia di Roma (con il nome di pastore Amica Cumeo). Nel 1850 all’Accademia Pontaniana, classe IV lettere e belle arti (nel 1870 come vicepresidente, nel 1875 da tesoriere); nel 1855 nella Società reale di Napoli – Accademia ercolanese di archeologia – e nella Società reale di Napoli, Accademia di belle arti, classe scrittori. Fu membro inoltre della Commissione per la pubblicazione dei testi di lingua nelle province dell’Emilia, e nel 1874 della Società nazionale filosofica medica letteraria. Nel 1875 entrò nella Società didascalica italiana, nella Società reale di Napoli – Accademia di archeologia, lettere e belle arti, sezione letteratura – e nella Società napoletana di storia patria (di cui fu presidente dal 1876 al 1883). Nel 1879, infine, divenne membro dell’Accademia palermitana di scienze, lettere ed arti (Archivio di Stato di Napoli, Archivio Volpicella, b. 10, Scipione Volpicella, f. 4 Accademie).
Altro punto di riferimento nella vita di Volpicella fu Carlo Troya, che negli anni Quaranta lo coinvolse insieme al fratello Luigi oltre che nella collaborazione all’Archivio storico italiano, di cui risulta corrispondente per gli anni 1841-54, al Saggiatore e nella Società storica napoletana, come segretario perpetuo. In base all’organigramma redatto da Troya, Scipione fu deputato alla Parte I (a. 568-1016), all’ordine II, ossia «Codice Diplomatico delle regioni, che non caddero in mano a’ Longobardi e che ora formano parte del Reame di Napoli, dal 568 al 774», nonché cooperatore dell’ordine III «Leggi Longobarde per tutto il regno Italico fino al 774, secondo il testo Cavense; con Comenti ed illustrazioni». Nel 1845 venne inoltre nominato ufficiale storico presso la Regia commissione dei titoli di nobiltà. Due anni dopo, e sino alla morte, fu segretario del Regio stabilimento di S. Eligio a Napoli. Nei drammatici mesi del 1848 assunse diversi incarichi: componente della giunta della Regia biblioteca borbonica, governatore del Regio collegio di musica e membro della giunta «ad invigilare gli istituti e le scuole private di lettere», sempre a Napoli. Nel 1860 divenne membro della Commissione provvisoria di pubblica istruzione, istituita da Francesco II. Il suo impegno in tale ambito è testimoniato anche da altre nomine: dal 1860 fino al 1862 fu infatti membro della Commissione delle scuole serali; più volte commissario negli esami di licenza liceale e dei Regi educandati; membro della Società degli asili infantili privati municipali; dal 1866 della Commissione di vigilanza per le scuole municipali di Napoli. Nel novembre del 1860, intanto, diventò cancelliere dell’Università, nomina che gli precluse per incompatibilità la cattedra di storia nazionale, affidata al meno noto Giuseppe De Blasiis. Sia pur lontano dalla politica, all’indomani dell’unificazione, Volpicella fece continue dichiarazioni di italianità.
Il 6 aprile 1862 sposò la baronessa di Torremontanara Lucia de’ Sivo, appartenente a una famiglia di spiccata fedeltà ai Borbone (suo fratello fu lo storico Giacinto de’ Sivo), già due volte vedova, prima del conte Vincenzo Volturale (da cui aveva avuto Enrichetta), poi del barone di Terramontanara Andrea Giordano, padre di Tecla, Alfredo e Guglielmo; dalle nozze con Scipione nacque nel 1864 Luigi, futuro dirigente dell’amministrazione archivistica di Genova (dal 1918 al 1929) e presidente della Società ligure di storia patria (1923-29). Nello stesso anno Volpicella fu nominato primo bibliotecario della Nazionale di Napoli, dove poté dedicarsi ai suoi studi. Si interessò attivamente, non solo attraverso numerose pubblicazioni, al patrimonio artistico napoletano (nel 1864 membro della Commissione per gli oggetti d’arte nelle chiese e nei conventi delle corporazioni religiose soppresse nella provincia di Napoli; nel 1876 componente del Comitato esecutivo per l’esposizione nazionale di belle arti e per il congresso artistico; nel 1877 vicepresidente della seconda sezione per la parte archeologica; nel 1879 vicepresidente della Commissione municipale). Dal 1871 al 1873 fu membro della Consulta araldica del Regno. Nel 1874, in seguito alla morte di Francesco Trinchera, si rese vacante il posto di soprintendente agli archivi napoletani, ma anche questa volta le aspettative di Volpicella furono deluse. Nel 1876 fu invece eletto presidente della neonata Società napoletana di storia patria, carica che durante il suo mandato si rivelò pur tuttavia più rappresentativa che decisionale. Nel 1878, oltre a essere nella giunta di statistica, Volpicella fu anche membro di una delle otto commissioni compartimentali incaricate della compilazione e della pubblicazione di una Collezione di documenti inediti o rari intorno alle relazioni tra lo Stato e la Chiesa nei cessati Stati italiani. Negli anni Ottanta ritroviamo inoltre il suo nome tra i promotori di particolari iniziative, la Società editrice napoletana e la Società della miniatura.
Morì il 25 febbraio 1883, all’età di ottantadue anni, per una congestione cardiaca polmonare. Durante i funerali gli furono tributati tutti quegli onori di cui aveva sempre lamentato l’assenza. La notizia della morte fu riportata dalle più note riviste dell’epoca: «E con lui si chiude un ciclo di mezzo secolo di lavoro attivo ed utile. Mezzo secolo ben misurato. Nel 1833 scriveva; nel 1838 i suoi articoli erano divorati dai lettori dei giornali illustrati del Torelli. In quel tempo ci s’amava di più, in quel tempo che non avevamo una patria grande, amavamo molto questa nostra patria piccola. [...] Fra tutti Scipione Volpicella era l’alfiere. La bandiera era nelle sue mani» (De Zerbi, 1883). Da questi necrologi si evince il ruolo niente affatto secondario rivestito da Volpicella nelle dinamiche cittadine napoletane e nella produzione erudita italiana, tanto che rivendicò sempre un proprio spazio nella cultura del tempo, come dimostrato dai rapporti intrattenuti con Jean-Louis-Alphonse Huillard-Bréholles (Montemurro, 2017-18) e con Alfred von Reumont (Corvaglia, 2012).
Fonti e Bibl.: Nel 1893 gli eredi donarono parte della biblioteca di famiglia alla Società napoletana di storia patria, presso cui si conserva anche il manoscritto degli studi di sinonimia dei vocaboli A-L, insieme a un diario dell’anno 1832 (Miscellanea XXV C 11). L’archivio, invece, fu depositato nel 1952 da Raffaele, figlio di Luigi iunior, insieme a una piccola biblioteca di interesse araldico (ca. 180 unità), presso l’Archivio di Stato di Napoli: Archivio Volpicella, b. 10 Scipione Volpicella, cui va aggiunta la documentazione della Commissione araldica napoletana. Altri documenti sono presso l’Archivio centrale dello Stato, Ministero della pubblica istruzione, Personale 1860-1880, b. 2262, f. Scipione Volpicella e presso la Biblioteca nazionale Sagarriga Visconti Volpi di Bari, Archivio Volpicella, 4) 11/4 Carteggio Volpicella 1. Sulla carriera da bibliotecario si veda Biblioteca nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli, Archivio storico, Scipione Volpicella 1864.
M. Baldacchini, Saggio di Belle lettere italiane in casa del marchese Basilio Puoti a’ tre maggio 1832, in Il Progresso delle scienze, delle lettere e delle arti, 1832, n. 1, pp. 313-320; A. De Gubernatis, Dizionario biografico degli scrittori contemporanei, Firenze 1879, pp. 1054 s.; B. Capasso, S. V. Commemorazione letta nell’Assemblea generale della Società napoletana di storia patria la sera del 21 aprile 1883, in Archivio storico per le province napoletane, VIII (1883), pp. 176-192 (bibliografia completa: pp. 187-192); R. De Zerbi, Necrologio, in Il Piccolo, 26 febbraio 1883; G. Petroni, Dei tre fratelli Volpicella. Filippo, Scipione e Luigi, Trani 1884, passim; F. Torraca, Saggi e rassegne, Livorno 1885, pp. 194 s.; G. Del Giudice, Carlo Troya. Vita pubblica e privata, studi e opere con appendice di lettere inedite ed altri documenti, Napoli 1899, pp. 83 s.; I. Porciani, L’«Archivio storico italiano». Organizzazione della ricerca ed egemonia moderata nel Risorgimento, Firenze 1979, passim; N. Barrella, L’attività ed i protagonisti della Commissione municipale per la conservazione dei monumenti di Napoli 1875-1905, in Musei, tutela e legislazione dei beni culturali a Napoli tra ’700 e ’800, a cura di A. Fittipaldi, Napoli 1995, pp. 233-260; E. Corvaglia, Le lettere di S. V. ad Alfred von Reumont (1850-1883), in Territori, poteri, rappresentazioni nell’Italia di Età moderna. Studi in onore di Angelo Massafra, a cura di B. Salvemini - A. Spagnoletta, Bari 2012, pp. 251-292; A. Venezia, La Società napoletana di storia patria e la costruzione della nazione, Napoli 2017, pp. 39-82; D. Montemurro, Luigi Volpicella e la storiografia statutaria napoletana, tesi di dottorato, Università degli Studi di Bari Aldo Moro, a.a. 2017-18, pp. 47-50.