SCODELLA (fr. écuelle; sp. escudilla; ted. Schüssel; ingl. corringer)
Sorta di vaso concavo, rotondo, comunemente sorretto da un basso cercine. Se ne fecero di metallo, (peltro, argento), di legno, di pietre dure, come la magna scutella de onichio (onice), acquistata da Federico II nel 1239; ma la materia più frequente è la ceramica.
Le ricche case medievali ne ebbero di fogge e ornamenti orientali, spesso chiamate scodelle domaschine (da Damasco, tale nome inteso a indicare genericamente l'Oriente anteriore), che figurano nelle carte dei secoli XIV e XV. La Spagna del sec. XV ne fece di più sorta, anche ad alto piede e a sagoma non circolare, ecc., decorate a lustri metallici, ma più spesso basse con o senza "orecchie" o anse (scudella ab orelles, da cui la nostra voce scudella da orelle, appellativo che, mutata la forma, si cambiò nel sec. XVI in scudella a orlo). Venivano esportate specialmente da Valenza in apposite giarre, e se ne conoscono prezzi e tariffe di dazio.
Dato il grande uso, già nel sec. XIII da noi si ha la corporazione o "arte degli scudellari", il cui capitolare troviamo a Venezia datato dall'anno 1300. Dapprima assai rozza (scudelle e scudellini de petra, cioè di terracotta verniciata), la scodella viene poi adornandosi con motivi policromi e anche di blasone e, più tardi, nel sec. XVI, anche a "istoriati", in forme di un diametro variabile dai 16 ai 22 cm., secondo il Piccolpasso (v. maiolica). Di questo tempo se ne conosce una foggia che serve come supporto a una serie di vasi sovrapposti degradanti (tagliere, o piatto, ongaresca o tazza, detta anche allora dai veneti piàdena, saliera e coperchio) che formavano la cosiddetta impagliata particolarmente destinata al mangiare delle puerpere. Attualmente la piadena veneta si fa soltanto nelle fabbriche di "cristallina" (faenze ingobbiate con vernice piombifera) e serve ai contadini per condir l'insalata, ma l'uso se ne perde.