sconsolato
Participio passato, usato come sostantivo per indicare " chi è senza speranza di bene e di consolazione " e quindi con la connotazione di " triste ", " dolente ", " sventurato ", in Rime LXVII 31, detto dell'anima che attendea conforto (v. 25) dagli occhi della bella donna e che è rimasa; trista (v. 24) dopo l'abbandono da parte di lei: Innamorata se ne va piangendo... / la sconsolata, ché la caccia Amore.
Ugualmente in Cv II XII 2 la mia mente, che si argomentava di sanare, provide, poi che né 'l mio né l'altrui consolare valea, ritornare al modo che alcuno sconsolato avea tenuto a consolarsi. Con valore di aggettivo, in Rime CIV 58 Fenno i sospiri Amore un poco tardo; / e poi con gli occhi molli, / che prima furon folli, / salutò le germane sconsolate. È detto della città di Dite, terra sconsolata, " dolente ", " dolorosa ", in If VIII 77: " illam civitatem infelicem, quia Infernus est locus inconsolabilis, ut dicit Aristotiles in sua Poetria " (Benvenuto).