SCORDIA, Pietro Lanza e Branciforte, principe di Trabia, Butera e
Nacque a Palermo il 19 agosto 1807 da Giuseppe, che fu ministro di Ferdinando II per gli Affari ecclesiastici dal 1841 al 1848, e da Stefania Branciforte dei principi di Butera. Si occupò di storia siciliana e in particolare del dominio degli Svevi e degli Arabi. Lavoro storico ampio sono le Considerazioni sulla storia di Sicilia dal 1532 al 1789 da servire di aggiunte e di chiose al Botta (Palermo 1836). Contemporaneamente, anche per la sua qualità di pubblico amministratore (era dal 1835 "pretore" di Palermo), dedicava la propria attenzione a problemi pratici (Sull'istruzione del Popolo, 1835). In occasione del colera del '37 si distinse nell'apprestare le opere di assistenza, ma gli fu a torto rimproverato di non aver speso bene il pubblico denaro, sicché, di ritorno da un viaggio compiuto all'estero nel 1838, che gli aveva dato modo di conoscere il Thiers e di ascoltare le lezioni di Pellegrino Rossi alla Sorbona, fu esonerato dalla carica di "pretore". Continuò peraltro a occuparsi di studî, alternandoli con la propaganda per l'attuazione di opere di pubblica utilità (asili d'infanzia, strade, navigazione mercantile). In quel periodo pubblicò il saggio Dello spirito di associazione nella Inghilterra in particolare (Palermo 1842), che dedicò al Thiers e che è giudicato il suo lavoro migliore. Partecipò attivamente alla rivoluzione siciliana del '48 e fu presidente del Comitato per l'amministrazione civile, membro della Camera dei Pari, anzi, come principe di Butera, primo "pari" del regno, ministro dell'Istruzione e dei Lavori Pubblici nel primo ministero costituzionale, di nuovo "pretore" di Palermo e da ultimo ministro degli Esteri dal 15 febbraio 1849. Sulla rivoluzione lasciò alcune memorie dal titolo Dei mancati accomodamenti fra la Sicilia e Ferdinando Borbone, pubblicate assai tardi (Memorie della rivoluzione siciliana dell'anno MDCCCXLVIII, II, Palermo 1898, a cura di G. Pipitone Federico), nelle quali si rivela di sentimenti autonomistici e federali. Il 22 aprile 1849 partì da Palermo per l'esilio e, dopo breve dimora in Francia, si stabilì a Genova, dove fece parte dell'"Accademia di filosofia italiana" del Mamiani. Da Genova si allontanava per frequenti viaggi a Torino e all'estero, e in uno di essi, a Parigi, morì il 27 giugno 1855. La salma fu trasportata a Palermo nel 1861.
Bibl.: G. Pipitone Federico, op. cit.; lo stesso autore pubblicò alcune lettere dello S. e di altri a lui per nozze Lanza di Scalea-Drogo (Palermo 1895); S. Lanza di Trabia, in Atti dell'Accademia di scienze, lettere e arti di Palermo, 1875, e in Risorgimento italiano, II, Milano 1885, pp. 527-35; F. Guardione, Scritti, Palermo 1897, II, pp. 353-60; M. Amari, Carteggio, raccolto e postillato da A. D'Ancona, Torino 1896 segg., I, p. 506 segg. e III, p. 8, dove si accenna a un articolo dello S. sul Vespro dell'Amari.