SCOTTI
. Famiglia piacentina, la cui origine, secondo una tarda leggenda, risalirebbe a uno scozzese "Sholto du Glasse" padre di un Guglielmo venuto in Italia con Carlomagno e fissatosi in Piacenza; ma la genealogia documentata ha inizio con un Manfredo e un Davide vissuti nel sec. XII e, secondo qualche studioso, derivati da Irlandesi immigrati in Italia. Da Davide procede Lanfranco, i cui 4 figli furono gli stipiti dei 4 rami degli S.: Giovanni del ramo di Vigoleno, Sarmato e Fombio; Ruffino di quello di Mamago e Castelbosco; Rolando di quello di Passano; Rinaldo di quello di Gravago e Varsi; estinti i due ultimi. Nel sec. XIII gli S., ricchissimi mercatores, hanno una posizione dominante: economica, attraverso le vaste operazioni finanziarie della societas Scotorum in Italia, Francia, Oriente; politica, nel governo del comune piacentino. Nuovo indirizzo, feudale-terriero, sempre più sviluppato nei secoli seguenti, diede alla famiglia Alberto I Magno, di Giovanni. Distintosi nella guerra contro i Pavesi e aiutato dai guelfi e dal suocero Alberto Fontana, nel 1290 fu eletto capitano perpetuo, difensore e signore di Piacenza. Si creò presto una saldissima potenza finanziaria e un vasto dominio che si stendeva sino a Bergamo e a Tortona. A capo di una lega guelfa vinse Matteo Visconti, lo fece prigioniero e dominò per breve tempo in Milano (1302), mentre si rafforzava in Piacenza associandosi il figlio Francesco. Perduto il potere nel 1304, riafferratolo nel 1307, accanitamente lo difese, con alterna vicenda, contro nemici interni ed esterni. Nel 1317, vinto da Galeazzo Visconti, relegato nel castello di Crema, vi morì nel 1318. Nel 1335 Francesco, detto il Milite, riconquistò la signoria di Piacenza. Assalito da Azzone Visconti, venuto a patti, ricevette il dominio di Fiorenzuola (1336), che restituì due anni dopo. Dal figlio Alberto, detto Albertino, nacque Giovanni, capo del ramo dei conti S. di Agazzano, e da Cristoforo, Francesco II, creato da Giovanni Maria Visconti conte di Vigoleno (1404). Dall'unico figlio di questo, Giacomo, venne Alberto II, letterato e mecenate, che ebbe dall'imperatore Sigismondo nel 1414 l'investitura di Castellarquato, Fiorenzuola e luoghi annessi e il titolo Douglas, a ricordo dell'antica favolosa origine, e dal duca Filippo Maria Visconti, in feudo nobile e perpetuo, con mero e misto impero, Carpaneto, Sarmato, Chero, Fontanafredda e Vicomarino. Da Francesco di Alberto II si diramarono i Douglas Scotti di Sarmato e da Bartolomeo quelli di Vigoleno. Tre figli ebbe Francesco: Giacomo, Cristoforo e Giovanni. Tra i discendenti dell'ultimo è cospicuo Giulio Clemente (1602-1669), prima gesuita e poi, in parecchie opere, acre avversario della Compagnia; tra quelli di Cristoforo, Paolo Emilio (morto nel 1585) che militò al servizio della Francia, della Spagna e della repubblica veneta, con gloria, nella guerra di Cipro, e governò Bergamo e altre città della Serenissima. Da Paolo Emilio venne Orazio (morto nel 1629), per grandi servigi militari e diplomatici ricompensato dai Farnese col marchesato di Montalbo, e padre di Ranuzio (1597-1661) vescovo di Borgo S. Donnino, governatore delle Marche, nunzio pontificio in Svizzera e in Francia e infine vicario patriarcale nella Basilica Vaticana. Tra i discendenti di Giacomo, Onorio (morto nel 1602), al servizio di Venezia, tenne il governo di Candia, poi di Corfù e dell'Albania, Ascanio fu governatore di Palmanova, Candia, Bergamo e Brescia. Da Bartolomeo, del ramo di Vigoleno, vennero Francesco Maria, Giovanni Maria, Antonio Maria, rispettivamente stipiti del ramo Douglas Scotti di Vigoleno, che dura tuttora, e di Agazzano e di Gragnano, estinti.
Il figlio del primo, Pietro Maria, detto il Buso, fattosi ghibellino per sdegno contro il partito guelfo, sparse il terrore in Piacenza e nella Val Nure, e, dopo breve pace coi Piacentini, celato nel castello di Statto, cercò, con una trama, di avere nelle proprie mani la città. Assalito nel castello e ferito, fuggì, ma per raccogliere nuove forze e riassalirla. Dopo un aspro combattimento si ritirò. Nel settembre 1521 fu trucidato nel castello di Agazzano, preso d'assalto dai nemici. I discendenti del fratello Guglielmo furono fedelissimi ai Farnese: Cesare (morto nel 1622) fu ambasciatore di Ranuccio e creato da lui marchese di Vigoleno, Diolo e Carpaneto; Ottavio (morto nel 1697) servì Ranuccio II; Giuseppe andò col re Carlo III a Napoli, dove fu fatto tenente generale. Del ramo antico ma meno illustre di Castelbosco e Mamago, Annibale fu a lungo alla corte dei Farnese e Ranuccio nel 1611 gli confermò la contea di Castelbosco ed eresse in marchesato il feudo dei due Campremoldi; Fabio, guerriero e diplomatico, servì Edoardo, da cui fu creato gran governatore del palazzo ducale e consigliere di stato e nel 1637 conte di S. Giorgio. Un suo figlio, Luigi, fu letterato e poeta latino, gran ciambellano di Edoardo, generale di cavalleria e, sotto Ranuccio II, sopraintendente generale delle artiglierie. Dei figli di Luigi, Fabio, gran ciambellano di Ranuccio II, sposò nel 1672 la marchesa Alessandra Vittoria S., figlia di Francesco-Maria conte di Vigoleno, radunando così nella sua famiglia due delle linee principali provenienti dall'antico Lanfranco.
L'unico figlio di Fabio, Annibale, servì i Farnese come ambasciatore straordinario alla corte di Francia e a quella di Spagna, ove ottenne alte onorificenze ed ebbe parte nella caduta dell'Alberoni. Nel 1699 sposò la marchesa Teodora Chiapponi dei signori di Torano, Monteventano e Rezzanello, che si estinguevano con lei: così i feudi della madre ricaddero nei figli, uno dei cui rami porta ancora il titolo di conti di S. Giorgio e Rezzanello.
Bibl.: Oltre alle storie piacentine di U. Locati, P. M. Campi, C. Poggiali, C. V. Boselli, cfr. G. Musso, Chronicon placent., in Rer. Ital. Scrip., XVI; G. P. de' Crescenzi, Corona della nobiltà d'Italia, Bologna 1639-42; C. Poggiali, Memorie per la storia letter. di Piacenza, Piacenza 1789; Notizie genealog., ecc., ivi 1859; L. Balduzzi, I Douglas e gli Scotti Douglas, Pisa 1883; G. Tononi, I mercanti piacentini in Francia, in Strenna piacentina, 1894; L. Cerri, Alberto Scoto, signore di Piacenza, in Arch. storico parm., n. s., XII (1912), pp. 1-36; A. M. Tommasini, I Santi irlandesi in Italia, Milano 1932, cap. 14°; E. Nasalli-Rocca, Notizie di agiografia piacent., ecc., in Boll. stor. piac., 1933.