SCOTUSSA (Σκότουσσα o Σκοτοῦσα, poeticamente Σκοτόεσσα, ecc.)
Antica città greca della Tessaglia Pelasgiotide, nominata tra i più vetusti e principali centri tessalici dell'interno, e fra le otto città tessaliche che coniarono moneta anteriormente al 400 a. C. Era ubicata sulla riva dell'Onchesto (l'odierno Platanorreuma), in mezzo a due vallate che si riuniscono alcuni chilometri più a occidente della città, sulle pendici occidentali del Chalcodonio (l'odierno Karadaǧ), tra le località moderne di Supli e Arnautli, in un punto dove si conservano ancora varî resti della sua bella cerchia di mura, come pure della cinta della sua acropoli a sudovest della città, su un colle alto oltre 400 metri. Il suo territorio confinava a sud con quello di Farsalo, comprendendo le località di Melambio e Cinoscefale, a est con Fere e a ovest col territorio di Crannone, dal quale distava 28 km., possedendo la fertilissima pianura tra queste due città la quale procurò la ricchezza e l'importanza di Scotussa che assunse sulle sue monete i simboli della spiga e della vite. La rivalità con la potente vicina orientale portò alla distruzione di Scotussa per parte di Alessandro di Fere nel 367 a. C. Ma presto la città dovette rifiorire, se nella seconda metà del secolo poteva già far erigere a Olimpia una statua commessa a Lisippo. Ricompare essa durante le guerre di Filippo V, il quale nel 208 a. C. la scelse come punto di concentrazione del suo esercito, e nel 197 a. C. si diresse da Fere verso Farsalo attraverso la pianura di Scotussa, dove intendeva evidentemente di approvvigionarsi ma dove invece fu battuto presso Cinoscefale da Flaminino. Entrata nella Lega tessalica, Scotussa nel 191 si arrese ad Antioco, ma poco dopo apriva le porte all'esercito romano del console Acilio. Da Scotussa furono scelti due strateghi della Lega tessalica, nel 190-89 e nel 182-81.
Bibl.: Fr. Stählin, Das hell. Thessalien, Stoccarda 1924, p. 109 segg.; id., in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., III, col. 613 segg. Iscrizioni in Inscr. Graecae, IX, 2, nn. 387-410. Monete in B. V. Head, Historia numorum, 2ª ed., Oxford 1911, p. 309.