SCRIBA
. Con la voce scriba (gr. γραμματεύς) s' intendeva presso i Romani designare non il semplice copista, che più propriamente dicevasi librarius, ma piuttosto un segretario, e più particolarmente gli scribi impiegati dello stato. Erano generalmente uomini liberi che vivevano del lavoro di scritturazione e che lo stato incaricava di copiare documenti relativi agli affari pubblici, mentre il copista ordinario era un servo che lavorava per il suo padrone. Quindi scribae erano in modo particolare i segretarî dei magistrati e dei funzionarî romani e municipali. Gli addetti ai singoli magistrati, e conseguentemente alle varie amministrazioni da essi presiedute, costituivano diverse corporazioni.
La più importante e numerosa era quella degli scribae o segretarî dei questori urbani (scribae quaestorii), divisi in tre decurie (trium decuriarum). Erano in modo particolare addetti all'amministrazione dell'aerarium e alla contabilità pubblica. Sotto l'immediato controllo dei due questori urbani dirigevano gli archivî della cassa dello stato (aerarium) e provvedevano alla redazione delle copie dei documenti richiesti dagl'interessati. Anche gli edili curuli erano assistiti, nella loro giurisdizione, in qualità di cancellieri, da una decuria di scribae. Data la breve durata in carica, un solo anno, dei magistrati, questori ed edili, e la scarsa pratica della maggior parte dei titolari in materia finanziaria e amministrativa, gli scribae erano di fatto i veri amministratori dell'erario.
Nel basso impero, l'aerarium era ridotto ad essere sempliamente la cassa (arca) municipale di Roma ed è probabile che le decurie degli scribi questorî siano divenute le decuriae Urbis Romae, al tempo stesso ufficio municipale e cancelleria del senato. Queste decurie comprendevano tre divisioni: gli scribae librarii, i fiscales, i censuales, e avevano a capo un iudex che forse s'identificava con il magister census. Questa corporazione teneva in Roma i registri dello stato civile, prendeva nota delle donazioni, riceveva e custodiva i testamenti. Funzioni molto importanti erano quelle dei censuales: redigevano, registravano e conservavano i senatoconsulti, tenevano gli archivî del senato, riscuotevano le somme messe a disposizione dai membri del senato per i giuochi pubblici, e redigevano le note del censo dei senatori. Gli scribi che assistevano i pretori e i presidenti dei tribunali (quaestiones) avevano le funzioni di cancellieri. Gl'imperatori ebbero, oltre ai segretarî ufficiali detti ab epistulis, dei segretarî particolari che si dicevano a manu o amanuenses.
Si ebbero inoltre nelle città municipali e nelle colonie, scribi o cancellieri al servizio dei magistrati per la redazione degli atti ufficiali e per i verbali delle sedute del senato municipale (ordo). Nel basso impero, le città avevano ancora collegi di scribi, di archivisti (diurnarii e tabularii) e di contabili, che per legge dovevano restare almeno cinque anni nella loro carica prima di potere aspirare ad altre funzioni. Anche i collegi e le corporazioni ebbero degli scribi per redigere i processi verbali, il testo dei fasti del collegio, per tenere i registri e la contabilità e per conservare gli archivî. La carica di questi subalterni era a vita. Nell'esercito e nella flotta imperiale vi erano più categorie di scribi, facenti parte dei gradi inferiori.
Allo scriba in Roma corrisponde nella sostanza in Grecia il grammateus (γραμματεύς), sempre un pubblico impiegato. Presso i Greci infatti lo schiavo è adibito esclusivamente a lavori materiali; ignota è la figura dello schiavo dotto che, come il librarius in Roma, sbrighi le funzioni d'un segretario privato. Al contrario ogni atto della pubblica amministrazione si compie con l'assistenza di un segretario (γραμματεύς, a volte anche ἀναγραϕεύς o ἀντιγεαϕεύς), tanto nelle sedute dell'assemblea, della βουλή e dei tribunali, quanto nelle riunioni degli organi minori della πόλις (p. es. la tribù), o viventi nell'interno della πόλις (p. es. la fratria). Anche i magistrati e le commissioni incaricate di uno speciale ufficio (p. es. la costruzione di un tempio) hanno il loro segretario.
In Atene, che è la città greca meglio conosciuta anche per ciò che concerne la pubblica amministrazione, i documenti consentono di fare delle distinzioni di ufficio, di grado e di autorità nelle funzioni esercitate da un segretario. Grande importanza avevano i molteplici segretarî della βουλή. Si deve ritenere, con l'appoggio anche di qualche documento, che nei periodi di ordinamento oligarchico, alla maggiore importanza che in tale regime assumeva la βουλή corrispondesse una maggiore dignità nell'ufficio del segretario. Vigente la democrazia, le mansioni più delicate erano affidate al segretario della pritania (ὁ γραμματεὺς ὁ κατὰ πρυτανείαν) che stendeva il processo verbale delle sedute della βουλή e dell'assemblea (la quale, come è noto, era presieduta dai pritani cioè dalla decima parte della βουλή e ne redigeva i decreti.
Ufficio di particolare importanza è da ritenere che avesse il γραμματεύς dei tesmoteti, essendo tratto a sorte coi nove arconti.
Il magistrato che aveva la presidenza dei tribunali popolari (ἡγεμονία τοῦ δικαστηρίον) era assistito da un segretario, il quale dava lettura, durante il dibattito, degli atti processuali raccolti nel periodo istruttorio (ἀνάκρισις). L'ordine della lettura veniva dato direttamente dall'oratore; nei processi nei quali il tempo assegnato agli oratori era limitato, si chiudeva la clessidra durante la lettura che il γραμματεύς faceva degli atti. Ciò sappiamo per Atene; ma l'assistenza del γραμματεύς al collegio giudicante appare sempre normale, anehe quando i giudici abbiano ufficio di arbitri in controversie fra cittadini o fra città e città.
L'assorbimento della polis (v. città) nel più vasto organismo dei regni ellenistici e, poi, delle provincie romane, si riflette anche sulla figura del segretario, nel senso che questi, anche quando conserva la denominazione di γραμματεὺς τῆς βουλῆς o τοῦ δήμον, appare piuttosto il segretario di tutta la comunità (γραμματεὺς τῆς πόλεως) che di un singolo organo del potere cittadino.
Speciale importanza hanno i γραμματεῖς in Egitto: le loro funzioni ci sono meglio note attraverso le molte menzioni che se ne hanno in papiri documentarî. Già sin dall'età dei Faraoni gli scribi formavano una classe numerosa e importante, e tale rimase anche nelle età successive, per necessità di quella organizzazione burocratica che è caratteristica dell'Egitto. Accanto al titolo di γραμματεύς si trova usualmente un'indicazione che specifica l'ufficio del segretario (p. es., ἐπιστολογράϕος, ὑπομνηματογράϕος). Altissimo ufficio è quello del βασιλικὸς γραμματεύς sotto i Tolomei e, con nome invariato, sotto i Romani. Egli rappresenta lo στρατηγός, il capo del νόμος, l'unica autorità locale che gli sia gerarchicamente superiore, e ha sotto di sé la direzione e il controllo delle finanze.
Bibl.: Krause, De scribis publicis Romanorum, Magdeburgo 1852; J. P. Waltzing, Les corporations professionnelles chez les Romains, I, Lovanio 1895, p. 415; W. Liebenam, Städteverwaltung im röm. Kaiserreiche, Lipsia 1900, p. 278; E. Kornemann, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II A, col. 848 segg.; Ch. Lécrivain, in Daremberg e Saglio, Dictionnaire des antiquités grecques et romaines, IV p. 1123 segg. Per il grammateus, cfr.: A. Boeckh, Staatshaushaltung der Athener, 3ª ed., Berlino 1886, p. 226 segg. (trad. ital. nella Biblioteca di storia econ. di V. Pareto, I, p. 278 segg.); Schulthess, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VII, col. 1708 segg.