Scritti d'arte del primo Ottocento – Introduzione
A Paola Barocchi
Credo che la vocazione tutta italiana, posta entusiasticamente in risalto da Julius von Schlosser nella sua Letteratura artistica (il grande manuale uscito per la prima volta a Vienna nel 1924), a discutere e scrivere d'arte, non si sia mai manifestata in maniera così estesa ed appassionata come nella prima metà dell'Ottocento, quando il generale coinvolgimento degli intellettuali nelle vicende passate e presenti delle arti significò, come si verificava contemporaneamente in Germania, la ricerca di un'identità nazionale, costruita allora l'Italia nella sua cultura in attesa che fosse unificata sul piano politico.
Questa articolata raccolta di scritti d'arte ha inteso confermare, senza discriminazioni di generi e livelli letterari, né preclusioni di testimonianze, tale assunto. L'avvio e il lungo itinerario della ricerca, che ha condotto ad un cospicuo recupero di riferimenti bibliografici fino ad oggi trascurati ed ora riorganizzati secondo il repertorio di temi in cui sono suddivisi questi Scritti, hanno avuto un sicuro presupposto nelle indagini condotte da Paola Barocchi su una periodizzazione molto più estesa della presente, e consegnate al volume antologico dedicato alle Testimonianze e polemiche figurative in Italia. L'Ottocento. Dal Bello ideale al Preraffaellismo, uscito presso l'editore D'Anna nel 1972, e ripreso nel 1998, con un diverso taglio cronologico e tematico, nel primo volume einaudiano della Storia dell'arte moderna in Italia, intitolato Dai Neoclassici ai Puristi, 1780-1861.
Un altro decisivo preliminare sono state le moderne edizioni degli scritti di alcuni protagonisti: in successione e con criteri diversi, i comunque fondamentali Saggi sul bello, sulla poesia e sullo stile di Ermes Visconti, curati, nell'illuminante confronto tra le redazioni inedite e le redazioni a stampa, da Anco Marzio Mutterle nel 1979 per Laterza; gli Scritti sulle arti di Giuseppe Bossi, raccolti per l'edizione anastatica della SPES da Roberto Paolo Ciardi nel 1982; gli Scritti di Antonio Canova, approntati in maniera esemplare da Hugh Honour nel 1994, per aprire l'Edizione Nazionale delle Opere del grande scultore, destinata nei volumi successivi alla pubblicazione dell'imponente epistolario.
Sul versante invece della stampa periodica, che risulta la fonte primaria per la ricostruzione dei dibattiti figurativi di quegli anni, è rimasta un episodio isolato la ristampa anastatica degli Scritti d'arte dell'Antologia (1821-1833), uscita nel 1975 per cura della Barocchi presso le edizioni SPES. Mentre della rivista che, sul versante competitivo di uno schieramento lombardo e classicista, fu la rivale del foglio fiorentino del Vieusseux, è disponibile solo un indice ragionato degli articoli artistici pubblicato da Claudia Vannocci per i tipi dell'Editrice pisana ETS.
Preziosi, anche se diversamente affidabili, strumenti di lavoro restano le edizioni ottocentesche dei maggiori scrittori d'arte, come le Opere (1834) di Leopoldo Cicognara, interrotte dall'editore veneziano Lampato al primo dei quattro volumi previsti; il Della Bellezza educatrice di Niccolò Tommaseo, che uscito nella sua prima edizione veneziana del 1838 conoscerà sostanziali modifiche nelle successive edizioni, sino a quella fiorentina di Le Monnier del 1857, dal nuovo titolo Bellezza e civiltà, o delle arti del bello sensibile, riproposta nel 1971 da Artal Mazzotti presso Marzorati; gli Scritti di Pietro Giordani, editi negli anni Cinquanta a Milano per Borroni e Scotti da Antonio Gussalli; gli Scritti d'arte e d'antichità di Michele Ridolfi, usciti nel 1879 da Le Monnier per cura del figlio Enrico. In una lunga lista di attesa i casi più urgenti appaiono quelli di Giuseppe Carpani, Giovanni Rosini, Melchiorre Missirini, Defendente e Giuseppe Sacchi, Carlo d'Arco, Pietro Selvatico, Carlo Tenca.
Su questa strumentazione di base e su una ricognizione bibliografica incrociata, condotta seguendo il filo delle polemiche e delle infinite occasioni di confronto, è stato possibile ricostruire un contesto straordinario, allargando i confini tradizionali della letteratura artistica, dagli scritti teorici e storici agli opuscoli occasionali, alle riviste, che, dalle milanesi «Biblioteca Italiana», «Gazzetta di Milano», «Rivista Europea», «Il Politecnico», alle venete «Il Gondoliere», «Giornale di Belle Arti», «Giornale Euganeo», dalla fiorentina «Antologia» ai fogli romani come il «Giornale Arcadico», «Il Tiberino», «l'Ape Italiana», presenze di punta in un panorama ormai vastissimo e localmente ramificato, costituiscono, con la loro circolazione e gli innumerevoli scambi, il tessuto connettivo per una moderna divulgazione, su cui nasce poi la grande novità costituita dalla pubblicistica specializzata, dai repertori di musei e collezioni agli almanacchi ed album illustrati relativi alle esposizioni.
Il confronto tra generi letterari e autori, diversi per preparazione, competenze e collocazione ideologica, se da un lato finisce con allineare differenti registri di scrittura, dall'altro consente di verificare quanto radicale sia stato il mutamento nel vocabolario delle arti, sollecitato principalmente dalle ineludibili esigenze della divulgazione, delle quali è nell'ambiente lombardo che, a partire dalle famose polemiche romantiche e dall'interrotto programma del «Conciliatore», si ha la più chiara consapevolezza, insieme alle possibilità di sbocchi reali, quali emergono dalle nitide pagine dell'esule Giuseppe Pecchio, di Defendente Sacchi, di Carlo Cattaneo, del Tenca. È questa centralità della scena milanese che ha imposto dunque una prevalenza di voci lombarde, insita, almeno in questa prima metà di secolo, nella realtà dei fatti artistici.
Una così variegata, e non sempre giustificabile sul piano della qualità della scrittura, dimensione letteraria, non poteva reggere ad una semplice successione cronologica, ma imponeva, per essere decifrata in tutte le sue innumerevoli implicazioni, un'ampia scansione tematica che ha voluto documentare, attraverso diciotto sezioni, le principali vicende artistiche e le infinite polemiche che hanno avuto occasione di svolgersi in quegli anni.
Le prime due sezioni giustificano la loro maggiore consistenza in quanto riguardano il percorso teorico e il dibattito sul gusto che ha accompagnato il fondamentale passaggio dagli ideali neoclassici, legati alla formulazione del bello ideale, a quelli romantici e puristi, dove la relatività del bello e le esigenze di una nuova sentimentalità imponevano inedite verifiche storiche. Queste testimonianze preliminari costituiscono dunque il sottofondo indispensabile per capire il clima e la sensibilità di quegli anni, che, in un panorama anche politicamente e socialmente contradditorio, videro la lunga convivenza, come gli infiniti compromessi, tra due visioni diverse, quella classicista e quella idealista romantica. Due diversi monumenti storici dell'epoca, la Storia della Scultura del Cicognara e la Storia della Pittura del Rosini, rappresentano perfettamente questo profondo mutamento di idealità e di modelli su uno sfondo in cui sta nascendo una moderna storia dell'arte.
I raggruppamenti successivi a queste due sezioni introduttive sono stati determinati dalla scelta di documentare le problematiche figurative dibattute in uno scenario di decisive trasformazioni delle istituzioni artistiche e del rapporto tra arte e pubblico. Alla lunga riflessione sulla didattica artistica e sulle finalità delle Accademie, che portò già con Cicognara e Selvatico ad una profonda contestazione e revisione del sistema classicista, segue la questione della recezione e del mercato dell'arte, indagata attraverso l'affermarsi delle esposizioni; da quelle organizzate dalle Accademie alle rassegne gestite, a livello più corporativo, dalle Società Promotrici diffuse anche nei centri minori. Le nuove esigenze del pubblico possono essere decifrate con l'analisi di una letteratura specializzata e la più estesa divulgazione perseguita dalla stampa periodica. Sempre attraverso i resoconti delle esposizioni e le riviste tecnologiche è stato possibile ricostruire quel rapporto tra arti e industria, che aveva il suo centro di forza in Milano e che rifletteva nuove esigenze sociali.
L'ampiezza delle sezioni dedicate al dibattito sui generi pittorici dà un più ampio e legittimo rilievo a quelle che furono le necessità di comunicazione, propaganda e popolarità della privilegiata pittura di storia, identificata nella scuola lombarda e nel suo capofila Francesco Hayez, emergente dalle vivaci cronache giornalistiche di Defendente Sacchi e dalle infiammate pagine dell'esule Mazzini come il pittore vate, il grande interprete delle idealità del secolo e della tensione unitaria. Ad altri tre protagonisti, Canova, Lorenzo Bartolini e Pietro Tenerani, analizzati criticamente, sullo sfondo della grande impresa storica di Cicognara, nelle pagine dall'intensa qualità lirica e conoscitiva di Giordani, è affidato quel primato italiano nel mondo della scultura, confermato poi nella sua funzione civile, realizzata nei sepolcri e in altre iniziative monumentali, come il milanese Arco della Pace o le serie dedicate agli uomini illustri. L'eredità del razionalismo settecentesco, tra Francesco Milizia, la rilettura della tradizione vitruviana e il funzionalismo veneto, investe il dibattito sui destini dell'architettura civile e carica di una nuova connotazione sociale l'architettura di servizio realizzata con le moderne tecnologie edilizie e nell'evidenza assunta nello spazio urbano dai giardini pubblici. Mentre le esigenze del pubblico decoro e un nuovo stile di vita sollecitano quella risoluzione del rapporto tra architettura ed ornato, le cui certezze sono affidate ai repertòri illustrati.
La questione dell'architettura gotica e dei suoi significati simbolici, come la rivalutazione delle arti applicate, rimanda nell'ambito della riconsiderazione della civiltà medievale, quando la riscoperta dei Primitivi, nel contesto di un incremento degli studi eruditi e storici, determinò una radicale revisione della nostra storia artistica e l'ascesa di nuovi valori. Gli interventi sulla tutela, i musei, il collezionismo e il restauro, rivelano una nuova e più estesa sensibilità per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio artistico. Infine i resoconti, tra materiali pubblicati e redazioni inedite, dei viaggi in Europa, impongono il confronto tra la situazione italiana e quella di altri paesi, rivelando un interesse più diffuso e specifico per le istituzioni e il sistema delle arti in Germania.
Nel riprodurre i testi, i titoli sono stati racchiusi tra parentesi quadre se formulati dal curatore (quelli originali compaiono nella prima nota a piè di pagina). All'interno dei testi, invece, la parentesi quadra indica un'integrazione del curatore. La punteggiatura è stata normalizzata laddove la leggibilità ne risultava compromessa. Se il loro uso è attestato, si è conservata l'oscillazione delle lettere scempie e doppie. Si sono rispettate maiuscole e minuscole, intervenendo solo nei casi di evidente incoerenza interna. Abbiamo convertito in ii le j ed î di fine parola, tranne nei titoli riproducenti i frontespizi originali.
L'idea di questa raccolta ha avuto la sua origine, ormai lontana, nei seminari sull'Ottocento tenuti in vari anni da Paola Barocchi presso la Scuola Normale Superiore di Pisa, subito a seguito di quella rassegna sul Romanticismo Storico, che, organizzata da Sandra Pinto nel 1973 in occasione dell'esemplare riallestimento della Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti, apriva nuovi orizzonti alle indagini sul secolo travolto dalla «sfortuna dell'Accademia». A loro due, interlocutrici e dedicatarie ideali di questo volume, rimango per tanti versi debitore, come poi al costante incoraggiamento dell'amico Gianni Antonini, durante il faticoso lavoro di ricerca bibliografica, di selezione e commento dei testi. Ma il libro non avrebbe avuto una veste corrispondente alle attese, alle esigenze, e anche all'ambizione di un'impresa tanto impegnativa, senza l'infinita e precisa cura con cui (dopo che era stato affidato a Carlo Cederna, che ricordo con rimpianto) è stato seguito nella sua redazione da Marta Ardenghi, cui va un ringraziamento davvero speciale, che rivolgo anche a Francesca Ceccotti per la stesura del prezioso Indice analitico.