scrivere [la grafia latineggiante scripto, in rima con Aegypto, in Pg II 48]
Verbo ad alta frequenza, che si registra in tutte le opere volgari di Dante.
Nel senso di " eseguire materialmente una scrittura ", in If XXIV 100 Né O sì tosto mai né I si scrisse, e Cv IV VI 11.
Nel senso di " mettere per iscritto " idee, fatti, sentimenti, impressioni, e anche " inviare per iscritto " lettere o componimenti poetici, e infine " comporre " poesie, libri, ecc., spesso usato assolutamente: Vn XXIV 6 scrivere per rima (espressione equivalente a " poetare "); XXX 3 scrivessi solamente volgare (un altro caso allo stesso paragrafo); Cv I VII 8 le scritture latinamente scritte; VIII 5 quando uno medico donasse a uno cavaliere scritti li Aphorismi d'Ipocràs, vale a dire " copiati "; If V 137 Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse; Pg II 48 con quanto di quel salmo è poscia scripto; Pd XIX 8 non portò voce mai, né scrisse incostro, cioè " non fu mai detto né scritto ".
Si veda poi Vn III 9 scrissi a loro ciò che io avea nel mio sonno veduto (si allude ai fedeli d'Amore a cui D. invia il sonetto A ciascun' alma presa); V 4 (due volte), VI 2, VII 2, XIII 4, e 7 scriverne parole rimate, ancora nel senso di " comporre una poesia "; XIV 14, XIX 20, XXX 1 scrissi a li principi de la terra (dove il verbo si riferisce, secondo il dettato dantesco, a una vera e propria epistola che aveva come incipit la frase di Geremia " Quomodo sedet sola civitas "); XXX 2 (tre volte), XXXI 2, XXXIV 3 (altro esempio di lettera poetica), Rime XLVIII 4, LXVIII 16, Rime dubbie XIX 1; Cv I XI 4 Però è scritto (formula che, con altre analoghe, introduce passi della Scrittura: cfr. III XIV 7, IV V 6, VI 18, XII 14, XVI 1); I XII 3 sì come vedere si può che s[crive] Tullio; II XII 3 (in questa e in espressioni simili s. ha la connotazione di " attestare ": cfr. III II 4 [due volte], VI 4 e 11, VII 2, XI 3, IV XIX 4, XXI 9, XXIII 13 e 14, XXVI 8, XXVII 6, If XXVIII 12, Pg XXI 7, Pd XXIV 62, XXIX 40); II XIV 18, III IV 8, V 6 e 22, IV IX 8 (quattro volte) e 9, XII 8, XVII 10, XXIV 3, 7 e 16, XXVII 11 e 17, If III 11, XXVI 82, XXXIV 23, Pg XXXI 99, XXXII 105, XXXIII 55 e 137, Pd V 85, VIII 120 se 'l maestro vostro ben vi scrive, " bene v'insegna "; XVI 15, XIX 72, XXIV 25 e 137, XXV 30, e 53 com'è scritto / nel Sol che raggia tutto nostro stuolo, com'è scritto in Dio, per esprimere verità assoluta e immutabile; XXIX 37, Fiore CX 10, CLXXI 11, Detto 133.
In Pd XVIII 130 Ma tu che sol per cancellare scrivi, ha il senso di " redigere decreti di scomunica ", riferito con ogni probabilità a Giovanni XXII.
Ampiamente documentato il valore di " imprimere " (nella memoria, nel cuore), secondo uno schema retorico (il ‛ simbolismo del libro ') diffuso nella letteratura greca latina e medievale, e largamente seguito da D., in particolare nella Commedia (cfr. E.R. Curtius, La Littérature européenne et le Moyen Age Latin, trad. franc. Parigi 1956, 399-408): cfr. Vn I Sotto la quale rubrica [che si trova in una parte del libro de la mia memoria] io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d'assemplare [" trascrivere "] in questo libello; II 10, XXXIX 10 13; If II 8 o mente [" memoria "] che scrivesti ciò ch'io vidi, e XV 88; Pd XVII 91 portera'ne scritto ne la mente; XX 30 parole, / quali aspettava il core ov'io le scrissi.
Da rilevare, in Pg XXXIII 76 voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, / che 'l [cioè il mio detto] te ne porti dentro a te, la contrapposizione scritto (nel senso figurato di " imprimere ") - dipinto: " dipinto, idest signatum per verborum difficultatem, se non scritto, idest quamvis non possis portare cum claro intellectu " (Benvenuto, e così, generalmente, gli altri commentatori antichi e moderni); " La scrittura - precisa il Cesari - scolpisce vivo e preciso all'anima il concetto: la pittura non così, ma sfumato ". Il Mattalia, però, come già il Torraca, ritiene " probabile... che si contrapponga non già la pittura alla scrittura, nel significato corrente del termine, ma la pittura alla incisione in pietra o scultura in bassorilievo, modo di espressione-rappresentazione più netto e durevole: scritta per epigrafe-incisione, in Inf. VIII, 127, e XI, 7. Tale interpretazione è anche più in tono con la metafora della pietra (v. 74) ". Infine, il Porena sostiene che " Beatrice vuol dire che Dante deve portare dentro la sua memoria il preciso suono materiale delle sue parole, anche senza capirne il significato, come uno che senza capire uno scritto, e magari senza saper leggere, trascriva copiando materialmente la forma delle lettere e delle parole, come se dipingesse (la cosa doveva capitare effettivamente coi miniatori che trascrivevano parole latine) ".
Allo stesso modo ha valore proprio, ma all'interno di una metafora, in Pd XIX 114 Che poran dir li Perse a' vostri regi, / come vedranno quel volume [cioè il libro della giustizia divina] aperto / nel qual si scrivon tutti suoi dispregi?, e Rime dubbie XII 13.