domenicana, scuola
Indirizzo filosofico e teologico sviluppatosi all’interno dell’ordine mendicante (detto ufficialemte dei ‘frati predicatori’) così denominato dal fondatore (1215), Domenico di Guzmán. L’ordine di s. Domenico, orientato alla predicazione e alla lotta alle eresie, assunse sin dalla sua fondazione una connotazione intellettuale. I primi teologi d. possedevano una solida formazione universitaria e ciò contribuì alla loro diffusione nei centri di studio del Duecento. La scuola d. si formò inizialmente a Parigi tra il 1220-30 e, pur muovendosi ancora in un quadro teologico tradizionale, si pose fin da subito il problema della filosofia aristotelica (Rolando di Cremona) e dell’utilizzo logico della terminologia teologica (Ugo di San Caro). Alla scuola parigina faceva da contraltare quella di Oxford, legata soprattutto al nome di Roberto Grossatesta e alla sua metafisica della luce, ma anche ai nomi di Richard Fishacre e Kilwardby. Le figure più significative del 13° sec. furono però Alberto Magno e, soprattutto, Tommaso d’Aquino. Mentre il primo utilizzò la noetica aristotelica, conciliandola con la teologia dionisiana, Tommaso, proseguendo sulla stessa linea, fece dell’aristotelismo lo strumento dell’indagine teologica razionale, lavorando verso una sintesi tra l’intellectus fidei, il tradizionale commento alle Scritture e la teologia spirituale. Il pensiero tomista si impose progressivamente tra 13° e 14° sec., non senza dibattiti e contrasti. Si venne infatti manifestando la rivalità delle diverse scuole filosofiche legate agli ordini, mentre tra gli stessi domenicani si sviluppò una reazione all’intellettualismo tomista che culminò nella tendenza mistico-speculativa della scuola renana, più vicina al neoplatonismo. Il nome più illustre in questo contesto è quello di Eckhart, secondo il quale la conoscenza di Dio non può essere oggettivata ma deve passare attraverso la negazione, tanto da poter definire Dio come «nulla». La Riforma e il nuovo contesto moderno posero il problema del rinnovamento della teologia e della filosofia, sfida cui rispose la scuola di Salamanca, espressione della cosiddetta Scolastica barocca, che avrebbe dato un contributo fondamentale al Concilio di Trento con Domenico de Soto sulla giustificazione e con Melchiorre Cano rispetto al metodo teologico. Si affermò, inoltre, anche una particolare attenzione, con Francisco De Vitoria, alla morale, al diritto e alla filosofia politica: basandosi sulla ragione naturale e sul diritto delle genti, questi ammise la possibilità di uno Stato fondato sulla ragione, e affermò l’importanza di una comunità politica internazionale. La necessità di chiarire alcuni concetti teologici fondamentali portò, tra 16° e 17° sec., allo scontro tra gesuiti e domenicani, in partic. sul rapporto tra grazia e libero arbitrio, ma anche sulla stessa impostazione tomista. I domenicani (Bartolomeo Medina, Bañez) aderirono, infatti, con decisione alla linea più metafisica ed essenzialista, già inaugurata dal commento del Gaetano, e andarono incontro a un progressivo allontanamento dagli esiti della filosofia moderna. L’affermazione dell’Illuminismo condusse infine alla scomparsa della scuola d. fino alla fine dell’Ottocento quando, con la Aeterni Patris, rinacque un tomismo sul quale però pesava ancora il problema della conciliazione con la modernità. Nel Novecento una certa linea dell’ordine ha tentato tale via: accanto al tomismo ufficiale si è venuta sviluppando, per es., la scuola di Le Saulchoir, che, con Marie-Dominique Chenu, ha mostrato attenzione agli aspetti storici della teologia e, con Congar, ha avuto un ruolo importante nella impostazione del Concilio vaticano II.