SCOZZESE, SCUOLA
. Con questo nome, per la regione ove nacquero e insegnarono il suo iniziatore e i suoi principali seguaci, vien designata la scuola filosofica inglese che, fondata da Thomas Reid (v.), fiorì nella seconda metà del sec. XVIII e nei primi decenni del XIX. Nella sua sostanza, questa scuola è anzitutto caratterizzata dall'intento polemico di reagire allo scetticismo humiano. Portando alla sua estrema conclusione l'analisi soggettivistica del Berkeley, il Hume negava oggettività non solo al così detto mondo esterno ma alla stessa sostanza spirituale, che il Berkeley tuttavia considerava come principio esistente di ogni sentire e rappresentare, ed egli invece risolveva parimenti in un mero complesso empirico di percezioni e ricordi, variamente atteggiantisi agli occhi della coscienza che si fosse proposta di determinare la natura e i limiti della propria sostanzialità. Ciò veniva quindi a infirmare non solo la possibilità di una metafisica obiettiva, ma anche quella di una filosofia soggettiva dello spirito, quale nel mondo inglese era stata, per es., teorizzata, specialmente in rapporto ai valori etici ed estetici dell'esperienza spirituale, dallo Shaftesbury e dagli altri "moralisti del sentimento". Ora, il Reid si propone appunto di rivendicare, oltre alla legittimità di credere alla conoscenza immediata degli oggetti esterni, anche la possibilità di una scienza dello spirito e dei suoi valori, e vuol mostrare come i dubbî avanzati dal Hume circa il contenuto delle nozioni empiriche concernenti la realtà, materiale e spirituale, non escludono l'esistenza di verità evidenti per sé, che ogni uomo constata mediante la semplice riflessione su sé medesimo, e che perciò possono chiamarsi "principî del senso comune" (principles of common sense). Questo ideale di una verità del "senso comune" resta il motivo dominante di tutta l'attività della scuola scozzese, che in seguito influisce, specie attraverso il Hamilton, su varie correnti della filosofia inglese dell'Ottocento, e fa avvertire la sua presenza anche al di fuori dei confini nazionali.
Tra i seguaci del Reid e rappresentanti della scuola scozzese, sono da ricordare: James Beattie (Essay on the Nature and Immutability of Truth in opposition to Sophistry and Scepticism, 1770; Elements of Moral Science, voll. 2, 1790-93); James Oswald (Appeal to Common Sense in behalf of Religion, 1768-72); Alexander Gerard (Essay on Taste, 1756; Essay on Genius, 1774); Dugald Stewart (principale rappresentante della scuola dopo il Reid: Elements of the Philosophy of Human Mind, voll. 3, 1792-1827; Collected Works, a cura di W. Hamilton, voll. 11, 1854-58); Thomas Brown (An Enquiry into the Relation of Cause and Effect, 1818); James Mackintosh (Dissertation on the Propress of Ethical Philosophy, 1830). In quanto continuatori della tradizione scozzese nel corso del sec. XIX sono, infine, talora considerati come appartenenti alla scuola stessa William B. Hamilton, Henry L. Mansel, John D. Morell, James M'Cosh, Henry Calderwood, John Veitch.
Bibl.: Trattazioni generali sulla scuola scozzese: J. M'Cosh, The Scottish Philosophy biographical, expository, critical, Londra 1875; A. Seth (Pringle-Pattison), Scottish Philosophy, a Comparison of the Scottish and German Answers to Hume, ivi 1885; 2ª ediz., 1890; id., The Scottish Contribution to Moral Philosophy, ivi 1898; G. Dandolo, La dottrina della memoria presso la scuola scozzese, Milano 1894; H. Laurie, Scottish Philosophy in its National Development, Londra 1902; F. Harrison, The Philosophy of Common Sense, ivi 1907; R. Metz, Die philosophischen Strömungen der Gegenwart in Grossbritannien, I, Lipsia 1935, pagine 3-19.