Antiochia, scuola teologica di
Centro culturale e scuola teologica fiorita ad Antiochia di Siria, dove era presente una numerosa colonia giudaica, costituita in un’organizzazione a parte che subì anche persecuzioni, soprattutto sotto Caligola. Evangelizzata da giudei convertiti rifugiativisi da Gerusalemme, presto raggiunti da Barnaba, da s. Paolo e da s. Pietro (che la tradizione designa come primo vescovo), A. è la città ove i cristiani assunsero questo nome, ed ebbe prestissimo una posizione preminente, riconosciuta ufficialmente nei concili di Costantinopoli (381) e di Efeso (431). Nel 2° sec. si affermò la figura del grande vescovo martire, s. Ignazio; nel 3°, quelle del vescovo eretico Paolo di Samosata e di un altro martire, Luciano (m. 312), dal cui insegnamento si è soliti far derivare la scuola teologica di A.; discepoli di Luciano furono Ario ed Eusebio di Nicomedia. All’attività dello stesso Luciano si riconduce quella degli scriptoria antiocheni, la cui influenza si nota nell’arte della miniatura e sulla stessa trasmissione del testo greco della Bibbia. Già nella stessa cura dell’esattezza testuale si può ravvisare una delle caratteristiche della scuola, razionalisticamente intenta a cogliere, contro le tendenze allegorizzanti della scuola teologica alessandrina, il senso letterale e storico, la cui comprensione è considerata necessario presupposto all’indagine del senso spirituale e tipico. I principali esponenti del centro antiocheno furono Diodoro di Tarso, il vero fondatore della scuola, e i suoi discepoli, s. Giovanni Crisostomo e Teodoro di Mopsuestia, da cui dipesero Teodoreto e Nestorio; l’indirizzo della scuola fu quello di mettere in rilievo, di fronte all’arianesimo e all’apollinarismo, la distinzione tra le persone della Trinità e l’integrità della natura umana di Gesù Cristo, pur senza giungere a una spiegazione soddisfacente dell’unione delle nature. Anche questo atteggiamento è antitetico alla scuola di Alessandria; di qui, con l’aggiunta di vari contrasti di preminenza, derivò l’urto nel concilio di Efeso (431), cui seguì l’accordo tra il patriarca Giovanni e s. Cirillo (433). Successivamente in A. si rafforzarono i monofisiti giacobiti e si intensificarono i contrasti tra questi e gli ortodossi, o melchiti.