Se Lippo amico se' tu che mi leggi
Sonetto doppio di D. (Rime XLVIII), sullo schema AaBBbA, AaBBbA: cDdC, DCcD. Si trova nel codice Vaticano 3214 e nel ms. Bologna, oggi It. IX 529 della Marciana, nel quale è seguito dalla stanza di canzone Lo meo servente core (Rime XLIX), la pulcella nuda (v. 13) che esso deve accompagnare e presentare a Lippo affinché questi la rivesta di accompagnamento musicale. Il probabile destinatario fu indicato dal Casini, che primo pubblicò i due testi (in " Giorn. stor. " II [1883] 334-343), in Lippo Pasci de' Bardi, non musico, a quanto si sa, ma rimatore di cui restano alcuni sonetti nello stesso Vaticano 3214 e nella Raccolta Bartoliniana; donde il dubbio che la veste da dare alla stanza potesse essere piuttosto un'esplicazione in prosa o una copiatura illustrata da miniature. La segnalazione di Mahmoud Salem Elsheikh di un sonetto di Nicolò de' Rossi in cui, fra numerosi musicisti, sono citati anche Casella, Scochetto (che, com'è noto, musicarono molto probabilmente testi danteschi) e Lippo, mentre riconferma il carattere musicale della veste (già indicato come più persuasivo dal Contini e da altri interpreti), pone in crisi l'identificazione del destinatario proposta dal Casini e accettata e ribadita in via congetturale dal Barbi. L'attribuzione del sonetto a Dante da Maiano, sostenuta dal Lamma, dal Bertacchi, dal Lega (in " Giorn. stor. " XLVIII [1906] 318-320) e da altri, non trova oggi più credito.
Il sonetto si rivolge a Lippo parlando in prima persona e seguendo le buone regole dello stile epistolare. Alla salutatio e all'exordium (vv. 1-12), il quale ultimo comprende anche una cerimoniosa captatio benevolentiae, secondo le norme che si possono ritrovare, ad es., nella Rettorica di Brunetto, seguono la narratio (la vergogna che la stanza prova per la sua nudità, vv. 13-16) e, infine, la petitio e la conclusio (l'invito a rivestirla e a tenerla per amica fedele e a diffonderla, vv. 17-20).
Il Contini rileva come segno d'immaturità tecnica le due rime irregolari scritto (v. 4, con -ètto ed -étto, che è rima aretina, o meglio guittoniana) e conosciuda (v. 19, con sonorizzazione di tipo settentrionale e guinizzelliana), e lo schema artificioso del sonetto doppio o rinterzato che risale a Guittone e sarà usato ancora da D. soltanto due volte nella Vita Nuova (O voi che per la via; Morte villana). Anche il verso iniziale, che riprende analoghi incipit del poeta aretino, rimanda alla prima fase, siciliana e guittoniana, dell'esperienza poetica di Dante. Che il sonetto sia però posteriore ad A ciascun'alma presa, come ritiene il Figurelli, è possibile ma non facilmente dimostrabile. Appartengono allo stesso ‛ genere ' di questo, e hanno alcune immagini e movenze comuni, Sonetto, se Meuccio t'è mostrato e Messer Brunetto, questa pulzelletta (Rime LXIII e XCIX).
Bibl. - T. Casini, Aneddoti e studi danteschi, città di Castello 1885, 16 ss.; Contini, Rime 22-23; D.A., Le Rime, a c. di D. Mattalia, Torino 1943, 13; F. Figurelli, Sulle prime rime di D., Alcamo 1954; Barbi-Maggini, Rime 173 ss.; F. Chiappelli, Ritocco alla pulcella nuda, in " Studi d. " XL (1963); Dante's Lyric Poetry, a c. di K. Foster e P. Boyde, Oxford 1967, 129-133; M.S. Elsheikh, I musicisti di D. (Casella, Lippo, Scochetto) in Nicolò de' Rossi, in " Studi d. " XLVIII (1971) 153-156.