se (sed)
Congiunzione di alta frequenza nelle opere di D.: 76 volte nella Vita Nuova, 120 nelle Rime, 278 nel Convivio, e 578 nella Commedia, per un complesso di 1052 occorrenze nelle opere canoniche; e ancora 216 casi nel Fiore e 49 nel Detto.
In poesia s'incontra anche l'allotropo ‛ sed ', forma antevocalica in fonetica sintattica, due volte nelle Rime (L 64 e LI 2), nel Convivio (II Voi che 'ntendendo 26, ripreso in XV 5), nel Detto (vv. 276 e 374), mentre è più frequente nel Fiore (35 volte); si tratta senz'altro di una forma relitta, conservata solo nel linguaggio popolare in certi contesti cristallizzati: sed i' (Fiore X 12, XXVI 8, XLV 9, LXXIV 2, LXXXV 4 e 14, CVIII 9, CXXIV 1, CXCVIII 4, CCXXI 7, CCXXIV 9, CCXXIX 9, oltre ai due casi sopracitati nel Detto), sed e' (Fiore XIX 8, XXIII 14, LXXV 7, XCII 6, XCVIII 1, XCIX 1, CXIX 11, CXLVIII 11, CLVII 2 e 14, CLIX 14, CXCVI 3 e 8, CCVI 8, e nel Convivio), sed egli (Fiore LXIX 13, CXXXV 7, CLXXXIV 8), sed ella (CII 12, CLIV 10, CLXVII 7, CXCI 8, e Rime L 64).
La congiunzione, ‛ aprendo ' in un certo qual modo il periodo ipotetico, può trovarsi alquanto spesso a principio di verso, in una posizione dal particolare risalto (si vedano, fra i numerosi casi, gli esempi di If X 49 e 77, XXVII 61, XXX 115, XXXII 1, Pg XXXIII 136, Pd I 73 e 94, II 37, V 1, XXII 106 e XXV 1).
1. L'impiego più diffuso della congiunzione è quello nel periodo ipotetico, dove introduce l'elemento logicamente condizionante (la protasi, appunto) con una precisa concatenazione causale (" X, allora Y "), cui si unisce la specificazione ulteriore della ‛ possibilità ' (reale o ipotetica) di tali premesse, e quindi di tutto il complesso di fatti affermati: si comprende perciò come, in questo impiego, la subordinata introdotta da se preceda di regola la reggente (e l'inversione di tale ordine si presenti in genere con precisi fini semantici e stilistici).
Per una trattazione approfondita e particolareggiata del comportamento della congiunzione all'interno del periodo ipotetico, si rinvia alla voce che di questo tratta: qui basterà fare un'analisi che ne esamini per grandi linee le tendenze principali, in particolar modo sotto il profilo dell'aspetto semantico (-sintattico).
Si può prendere come punto di partenza l'ipotesi ‛ pura e semplice ', sia essa pensata verificabile o no nella realtà (corrispondendo grosso modo al periodo ipotetico ‛ della possibilità ' della grammatica classica). Il tipo formale che meglio la rappresenta è quello con la protasi al congiuntivo imperfetto (e se la possibilità è pensata nel passato, piuccheperfetto), e l'apodosi al condizionale, in cui il congiuntivo esprime, in più, il carattere ‛ non reale ', in senso ‛ possibilistico ', dell'affermazione in genere e soprattutto della premessa; si comprende quindi come tale tipo trovi largo accoglimento nel ragionamento argomentativo, e dunque più spesso nella prosa teorica, come quella del Convivio (ma anche in verso come nelle ampie trattazioni dottrinali del Paradiso).
Tra i tanti casi, si possono citare: Vn XL 3 Io so che s'elli [pellegrini] fossero di propinquo paese, in alcuna vista parrebbero turbati; Cv I XIII 6 se lo volgare per sé studiare potesse, studierebbe a quella... stabilitade (la presenza di ‛ potere ', ovviamente servile, accentua il carattere di possibilità ipotetica, qui intesa come estensione ad absurdum del reale, quasi adynaton; si vedano anche, per altre ricorrenze del verbo nella protasi, Vn XL 5, If XIII 46, Pg XXXII 64, e anche Cv III I 9, con ‛ fare ' sottinteso); II X 8 Cortesia... se oggi si togliesse da le corti... non sarebbe altro a dire che turpezza; III XII 10 non sarebbe da laudare la Natura se, sappiendo prima che li fiori d'un'arbore in certa parte perdere si dovessero, non producesse in quella fiori (con posposizione dell'ipotetica, qui con connotazione quasi limitativa: anche in poesia, in Vn XXXVII 7 6, e ancora XXX 2, If XIII 39, e XXIII 25); IV XIII 12 Se voto camminatore entrasse ne lo cammino, dinanzi a li ladroni canterebbe (da Boezio Cons. phil. II V 34); If XV 79 Se fosse tutto pieno il mio dimando / ... voi non sareste ancora / de l'umana natura posto in bando; XXVII 61 S'i' credesse che mia risposta fosse / a persona che mai tornasse al mondo, / questa fiamma staria sanza più scosse; Pg XXXI 37 Se tacessi o se negassi / ciò che confessi, non fora men nota / la colpa tua; Pd I 90 Tu stesso ti fai grosso / col falso imaginar, sì che non vedi / ciò che vedresti se l'avessi scosso (qui l'inversione dell'ordine protasi-apodosi sembra dovuta all'innesto nella relativa); XXI 4 S'io ridessi / ... tu ti faresti quale / fu Semelè quando di cener fessi.
Inoltre: Vn XIII 11 13, XIV 6, XV 2 (tutti i casi di protasi negative, anche in XXXII 5 4, Cv II XIV 16, If XV 58, Pg XI 52, Pd XVI 58, XXIII 75, al passato come in Rime CIII 66); Rime XCI 8, CXVI 14, Cv I VI 7, XI 9 (che appartiene agli impossibilia, come pure XII 1, II VIII 10, IX 7, III V 15 e 17, If XX 69, XXVIII 7, XXIX 46, Pg IV 61, XX 46, Pd XIII 73, XXIII 55, XXV 101, XXVIII 46, XXX 16), II VIII 11, If V 91, XVI 46, XXX 76 (‛ ma se ', come in Pg V 79) e 82, XXXII 90, Pg VII 115, X 5, XXXIII 136, Pd III 73, IV 82, VIII 50 e 56, IX 81, XXIII 31.
Abbastanza notevoli due casi in cui l'apodosi, contenendo un verbo di per sé esprimente un carattere ‛ soggettivo-dubitativo ', è all'indicativo (presente): Vn XIV 9 Se questa donna sapesse la mia condizione, io non credo che così gabbasse; e analogamente al § 10.
1.1. Un caso particolare del se più genericamente ipotetico può essere considerato l'impiego di tale congiunzione in contesti che si avvicinano all'ipotesi in senso logico-matematico: in tale uso, che si può cercare di definire in breve ‛ argomentativo ', la congiunzione non introduce un'ipotesi più o meno possibile e verificabile, ma pone le premesse da cui si traggono certe conclusioni necessarie, immediatamente valide: a questo carattere sostanzialmente ‛ apodittico ' va attribuita la costante comparsa in tale uso del presente indicativo, tanto nella protasi quanto nell'apodosi (un uso che è poi cristallizzato nel " se e soltanto se " delle formule matematiche e logiche).
Appare perciò naturale che gli esempi più numerosi siano forniti da opere, quali il Convivio o il Paradiso, in cui tanto spazio si concede al ragionamento deduttivo, anche se ovviamente non manchino citazioni dalle opere restanti.
Ecco alcuni tra i casi più interessanti: Rime C 64, Cv I VI 4 se 'l servo non conosce la natura del suo signore, manifesto è che perfettamente servire nol può (cfr., per la comparsa nell'apodosi del sintagma ‛ essere manifesto ', a rafforzare il senso di ovvietà dell'argomentazione, XIII 9, IV XI 2, XX 9); VIII 7 se 'l dono non è lieto nel dare e nel ricevere, non è in esso perfetta vertù; III IV 12 se 'l pensiero nostro... è vincente del parlare, non semo noi da biasimare; IV II 8 se 'l parladore è mal disposto, più volte sono le sue parole dannose; e se l'uditore è mal disposto, mal sono quelle ricevute che buone siano; VIII 15 Se due sono li amici, e l'uno è la verità, a la verità è da consentire; XIV 4 se lo figlio del villano è pur villano, e lo figlio fia pur figlio di villano e così fia anche villano, e anche suo figlio, e così sempre (e l'argomentazione continua al § 10, in XV 2, 4 [due volte] e 5 [due volte]); If XXXIV 34 S'el [Lucifero] fu sì bel com' elli è ora brutto, / e contra 'l suo fattore alzò le ciglia, / ben dee da lui procedere ogne lutto; Pg XVIII 43, e Pd XI 133-135 Or, se le mie parole non son fioche, / se la tua audïenza è stata attenta, / se ciò ch'è detto a la mente revoche, / in parte fia la tua voglia contenta.
Inoltre: Rime LXXXIII 74 (con l'apodosi al futuro, equivalente a ‛ dovere ', per meglio marcare il carattere di ‛ obbligatorietà ' degli effetti), CVI 141, Cv I II 15, V 5 (‛ e se ', come in molti altri casi in tale impiego) e 9, VI 9 (un caso analogo di è impossibile nell'apodosi in VII 5), II IV 12 (due volte), III III 4, IV 5 (due volte), VIII 2, IV VII 12, IX 4 e 16 (due volte), XX 7 (due volte), XXIV 3 e 13 (con protasi doppia) e 17 (due volte), XXIX 3 (con apodosi al condizionale, come in II I 14); If III 128, XIV 121 (con apodosi interrogativa, come in XI 74 e 75), XVIII 49 (la negazione nella subordinata rende meno forte il senso di necessarietà: cfr. XXVIII 78), XXI 130, XXII 113, XXIII 8 (particolarmente interessante), XXXI 25, XXXII 66, XXXIII 7 e 85, Pd XIII 79 (‛ però se '), XXVIII 73.
1.2. Sostanzialmente analoghi ai tipi esaminati, in quanto risultanti da ‛ nominalizzazioni ' di completive ipotetiche, si possono considerare i casi di Rime LXXI 9 Se nostra donna conoscer non poi / ... non mi par gran fatto; If X 77 S'elli han quell'arte… male appresa, / ciò mi tormenta più che questo letto (da rilevare l'hysteron proteron in tutti e due i casi con forte rilevanza stilistica); e ancora Rime CXIII 9, Pg XVIII 43 e 45 s'amore è di fuori a noi offerto / ... l'anima... / se dritta o torta va, non è suo merto; Pd XIX 78, e III 40 grazïoso mi fia se mi contenti.
2. Accanto a questo impiego, che può assumersi come fondamentale, se ne presenta di frequente anche un altro, in cui l'ipotetica non formula tanto delle premesse più o meno necessarie, ma introduce invece delle considerazioni aggiuntive nell'ambito del discorso, allo scopo di specificarne meglio la portata, delimitandola più nettamente; in tale uso quindi il rapporto di causalità (" X, allora Y ") è visto non tanto come condizionante, ma come accessorio (‛ limitativo '), presentandosi per lo più all'interno del periodo come subordinata incidentale, e con il verbo al presente indicativo (con valore tra lo ‛ gnomico ' e l'‛ aoristico ', di affermazione atemporale in quanto comunque valida).
Tra gli esempi maggiormente interessanti si possono ricordare Vn XXVIII 2 ciò non è del presente proposito, se volemo guardare nel proemio che precede questo libello (con ‛ volere ' in tale impiego, ancora in XIX 14 64, XXV 4, Rime LX 3 e Cv I IX 2); Rime XLVIII 1 Se Lippo amico se' tu che mi leggi / ... in tua balia mi metto (in cui l'ipotetica equivale a una vera e propria affermazione); C 18 nebbia tal, che, s'altro non la sturba, / questo emisperio chiude tutto e salda; If XV 90 Ciò che narrate di mio corso scrivo, / e serbolo a chiosar con altro testo / a donna che saprà, s'a lei arrivo; XXXIV 26 pensa oggimai per te, s'hai fior d'ingegno (da accostare ai casi di se sai in VI 41 e 60: e cfr. VIII 2); Pg VIII 5 Era già l'ora... / che lo novo peregrin d'amore / punge, se ode squilla di lontano; XXIX 69 L'acqua... / rendea me la mia sinistra costa, / s'io riguardava in lei, come specchio anco; Pd IV 88 per queste parole, se ricolte / l'hai come dei, è l'argomento casso; XVII 116-118 ho io appreso quel che s'io ridico, / a molti fia sapor di forte agrume; / e s'io al vero son timido amico, / temo di perder viver tra coloro / che questo tempo chiameranno antico; Fiore LXIX 13 Chi Malabocca vuol metter al chino, / sed egli è saggio, egli 'l lusingherà.
Altri casi interessanti in Vn XII 11 (‛ ma se '), XIII 6 (‛ e se ', qui come in molti altri casi con una connotazione tra la limitativa e la concessiva - nel sintagma, ‛ e ' si approssima al valore di ‛ anche ' -; XII 14 41, Rime XCIX 13, Cv III XV 18, IV XIII 15, If X 104, XXIII 89, XXXIII 116, Pd V 10, VII 77), e 9 12 (parafrasato al § 10), XVI 10 12 (ripreso al § 11), XXV 7, XL 10 9; Rime XLII 13 (in cui il valore limitativo dell'incidentale è estremamente preciso), L 10 e 37 (e s'elli avven, come in CIV 96, Rime dubbie XIV 9, Cv II Voi che 'ntendendo 56, IV XXI 8, Pd II 83, e cfr. Cv II XI 8); LXIII 8, LXVIII 35, LXXI 12, LXXV 10 (s'egli è vero: cfr. If XXX 79), XCI 59 (con ‛ potere ' servile in incidentale, pure al v. 89, CVI 77, Cv II VI 4, III VIII 8, IV Le dolci rime 53, ripreso in X 10, If XIII 89, XIX 48, XXI 54, XXII 43, XXXI 97, Pd VIII 94, e v. anche Pg VII 37 se tu sai e puoi) e 87, XCIII 9, XCIX 9 (connotata in senso fortemente concessivo), Cv 1, CVI 46 e 88, CXIV 12; Rime dubbie XXVI 12; Cv I VI 8, III Amor che ne la mente 14 (ripreso in II 1) e 87 (ripreso in IV 4, IX 3 e X 5); If V 124, XIII 28, XXVIII 57, Pg XXI 34 (se tu sai: cfr. XXII 98 e XXIV 100, Fiore LXX 6), Pd III 91, VII 41, XVI 73, XX 90; Fiore XLI 8 (anticipato da sì), LX 6 (s'ella chiede merzè, cheggala al muro), LXIII 1, 5 e 12, LXXV 8, CV 2, CLXII 13, CXCVI 4, Detto 469.
3. All'impiego di tipo limitativo se ne può raccostare un altro, meno comune, ma di una certa diffusione in contesti sostenuti, tanto in prosa quanto, più spesso, in poesia. Si tratta dell'impiego che si può definire ‛ enfatico ', in cui tutto il peso dell'affermazione viene fatto, in un certo senso, gravitare sulla subordinata, la cui ipoteticità, puramente fittizia, è introdotta come puro e semplice artificio retorico di sottolineatura per porre meglio in risalto certe affermazioni (e il valore della congiunzione si può, in un certo modo, ravvicinare a qualcosa come " se è vero, com'è vero, che... ").
Questo è il caso, tra i molti esempi, di Rime XCI 13 e se di buon voler nasce merzede, / io l'addimando (notevole, con tale uso, la presenza di ‛ e se ', per cui cfr. il v. 46, CXVI 49, Cv I XI 9 [seconda occorrenza], III XII 8 [due volte], If XXXIII 42, Pg XXXI 52, Pd XXX 115); Cv II XIII 30 se difetto in lei [la scienza] si crede per alcuno, non è da la sua parte; If VI 87 Ei son tra l'anime più nere / ... se tanto scendi, là i potrai vedere; Pg XXIII 109 se l'antiveder qui non m'inganna; Pd X 113 entro [la quinta luce] v'è l'alta mente u' sì profondo / saver fu messo, che, se 'l vero è vero [" se non mente la Bibbia, che, essendo ispirata da Dio, è in ogni sua parte vera ", Sapegno], / a veder tanto non surse il secondo (vedi anche Rime LXVII 66 se 'l libro non erra, con richiamo a un'auctoritas, per cui cfr. Fiore CXII 4).
E poi: Vn XXXI 8 4, Rime LI 13 (se 'l voler non mi muta, con senso forse anche deprecativo; casi simili in Pg XX 147 e Pd XV 26), LXXXIII 83, CIV 65, CXI 14, CXVI 58 (‛ che se ', altrove in Cv II Voi che 'ntendendo 49 [ripreso in X 11], III XII 12, IV IX 2, XVII 11, Pd XVII 130, con forte connotazione concessiva); Cv I VI 6, VIII 11 (due volte), II VI 4 (due volte), XIII 9, II IV 5 (due volte), IV XIII 2 (due volte) e 3, XXVI 12 (in integrazione, che sarebbe uno dei rarissimi casi di incidentale limitativa al congiuntivo); If II 34, XXI 50 (in incidentale dal sapore ironico), XXVI 7 (‛ ma se '; analogo Pg I 91), Pg VII 20 (incidentale ‛ di cortesia '), XV 97, XXIII 106, XXVI 61 e 109, Pd V 26 e XXX 83 (al congiuntivo).
3.1. Un caso particolare, tra quelli qui esaminati, è quello in cui, nell'incidentale, al ‛ se ' si accompagna l'avverbio ‛ bene ' con un verbo esprimente attività mentale di tipo logico-razionale, come ‛ guardare ': Rime CVI 100 Qui si raddoppia l'onta, / se ben si guarda là dov'io addito; Cv II XIV 2 (con soggetto al plurale), XV 9, IV XII 5, XX 10, XXII 14, Pg VI 36, Pd XXXII 48, Fiore XLI 12 (e si esaminino qui pure i casi di Pd XXII 91 e XXIX 133); ‛ agguardare ', Cv I V 9; ‛ agguatare ', Pd XXIX 42; ‛ riguardare ', Cv III IV 3, If XI 87, 101 e 106, Pd III 47; ‛ vedere ', Cv I IX 2; ‛ mirare ', Cv III I 6, IV XXVII 6 e 12; ‛ rimirare ', Pd III 78; ‛ discernere ', If XII 37; ‛ pensare ', Cv II VIII 13; ‛ ripensare ', Pd VII 146; ‛ accorgersi ', If XV 57; ‛ considerare ', Cv IV V 11 e 12, XI 7; ‛ argomentare ', Pd V 24; ‛ intendere ', If II 43, Pg VI 93, Pd XXIV 68; ‛ stimare ', Pd I 136; ‛ badare ', Pd VII 88. E ancora Cv IV II 10 (se bene veniamo a cercare li loro principii); If IX 98 (con ‛ ricordare ', come in XVIII 120, Pg VI 148), X 97, XXIX 138 te dee ricordar, se ben t'adocchio; Pg XIV 22, Pd II 62.
4. In qualche raro caso, fortemente marcato stilisticamente, alla limitazione ipotetica si aggiunge una connotazione causale, quasi equivalente a " dato che ", " dal momento che ", e simili, che è abbastanza perspicua in Rime CIV 77 se giudizio o forza di destino / vuol pur che il mondo versi / i bianchi fiori in persi, / cader co' buoni è pur di lode degno, e pure If IV 17, XXXIII 40, Pg III 63, Pd XXVIII 52 (da confrontare inoltre con Fiore CLXXXI 4).
5. Si ha il trapasso da un uso genericamente potenziale-limitativo a un valore più decisamente ottativo in dipendenti, incidentali per lo più ‛ di cortesia ', con verbi come ‛ piacere ': Rime LXX 2 Ditemel, s'a voi piace, in cortesia (analoghi Pg V 59, XXIV 139, Fiore XCIX 1, CXCVI 8); If XIII 81, XXI 109 se l'andare avanti pur vi piace, / andatevene; Pg IV 85, Fiore CXXXII 12; e ancora Vn XLII 2 se piacere sarà di colui a cui tutte le cose vivono... io spero di dicer di lei quello che mai non fue detto d'alcuna; ‛ volere ': If XIX 34, XXII 97, XXXIII 115 Se vuo' ch'i' ti sovvegna, / dimmi chi se' (come in XXVIII 92, Pg XIII 143, XIX 95), Pg IV 67, Pd X 24, XXVIII 62 Piglia / quel ch'io ti dicerò, se vuo' saziarti; pure qui Cv III Amor che ne la mente 89 Madonna, s'ello v'è grato, / io parlerò di voi in ciascun lato; If XV 35 e 36, XXIII 128, Pg I 84, VII 47 se mi consenti, XV 125 O dolce padre mio, se tu m'ascolte, / io ti dirò.
Infine, andranno esaminati con gli esempi precedenti i casi di Pg XXVI 89 e di XXVII 28 (‛ se forse ').
Un impiego abbastanza particolare, e peculiare del fiorentino due-trecentesco, è quello ‛ deprecativo ', cioè della congiunzione impiegata in formule (alquanto rigide) di scongiuro o di asserzione a forte enfasi desiderativa, che, anche per la presenza preferenziale del congiuntivo, sembra da ricollegarsi in qualche modo all'impiego ‛ ottativo ' (forse con la " confusione del latino si con sic ", Rohlfs, Grammatica §§ 780 e 743, e le relative note 1): If X 82 E se tu mai nel dolce mondo regge, / dimmi (qui non pare sussista un legame tra la congiunzione e il susseguente mai tale da formare sintagma, per cui cfr. più oltre) e 94, XIII 76 e 85, XVI 64, 66, 82 (con rezione doppia della congiunzione) e 129, XX 19, XXVII 57, XXIX 89, 103 e 105 Se la vostra memoria non s'imboli / nel primo mondo da l'umane menti, / ma s'ella viva sotto molti soli, / ditemi...; XXX 34, XXXII 113, e 139 (se quella con ch'io parlo non si secca, " formula d'imprecazione, d'un tipo assai comune anche oggi nel linguaggio popolare, a suggello della promessa solenne ", Sapegno); Pg II 16, V 85, VIII 112 e 127, XI 37, XIII 88, Pd I 22 O divina virtù, se mi ti presti / ... vedra' mi al piè del tuo diletto legno; XVI 135 (attenuato, come al v. 143), XXII 106, Fiore XXVI 5, LXXXI 4 Dì, Falsembiante, se t'aiuti Iddio (cfr. CXCIX 4, CCIII 7 e anche Detto 252), CLIII 12 se Dio ti benedica (si noti il ricorrere nel Fiore di simili formule, di netto sapore parlato, ancora in CLXIV 3 e LXXVI 12).
6.1. Sostanzialmente analoghi sembrano i casi più notevoli del sintagma ‛ se mai ', quali If XXVIII 74 rimembriti di Pier da Medicina, / se mai torni a veder lo dolce piano / che da Vercelli a Marcabò dichina (e XX 97, Pg V 68, XXII 149); oppure Pd XXV 1 Se mai continga che 'l poema sacro / ... vinca la crudeltà che fuor mi serra / ... con altra voce omai... / ritornerò poeta.
Sono diversi invece If XXIV 141, Pg XVII 1 (dubitativo come XIX 136), Fiore LXXII 5 e CXLII 5 (‛ di cortesia '), Detto 308 (analogo), e 346. Qui anche Pg XXIX 37 O sacrosante Vergini, se fami, / freddi o vigilie mai per voi soffersi, / cagion mi sprona ch'io mercé vi chiami.
7. In alcuni casi la congiunzione ammette un impiego chiaramente concessivo, nel senso generico di " quando anche ", " ammesso pure che ", e simili.
Bisogna pure pensare che in sintagmi non unitari come ‛ se anche ', ‛ se pure ', ‛ se bene ', ecc., nei quali il valore concessivo era proprio dell'avverbio, per l'opera di una tendenza al nesso sintetico (che è quella stessa che ha come punto di arrivo gli attuali ‛ seppure ', ‛ sebbene ') si sia giunti a delle congiunzioni complesse (ma ancora analizzabili) nelle quali tutto il gruppo era sentito come concessivo, e di conseguenza anche le sue componenti (pure per la non grande distanza semantica, solo intuitivamente, tra tale aspetto concessivo e il valore ipotetico-condizionale che è fondamentale a se; un processo analogo si può forse ipotizzare per il valore concessivo di ‛ quando ', per il tramite di ‛ quand'anche ').
Ovviamente, tali sintagmi trovano attestazioni nelle opere dantesche: ‛ se anche ', in Vn XXIV 4 E se anche vogli considerare lo primo nome suo, tanto è quanto dire ‛ prima verrà '; ‛ se pure ', in Rime CIV 77, CVI 114 se pur vene quand'ell'è partita, / tanto par che li 'ncresca, e Cv II XV 6.
Più numerosi i casi della congiunzione semplice con valore concessivo: Rime C 52 io son fermo di portarla sempre / ch'io sarò in vita, s'io vivesse sempre; CIV 88 (con il verbo all'indicativo, a indicare un'accentuazione in senso oggettivo dell'affermazione, anche al v. 90 se colpa muore perché l'uom si penta, che però sembra da interpretarsi forse meglio in senso limitativo); CIII 12, Cv I XI 21 questo prezioso volgare, lo quale, s'è vile in alcuna [cosa], non è se non in quanto elli suona ne la bocca meretrice di questi adulteri; II VII 10 e 11, XIII 30, III IV 4, XII 8 (due volte) e 9; IV XII 7 Se quanta rena volve lo mare turbato dal vento, se quante stelle rilucono, la dea de la ricchezza largisca, l'umana generazione non cesserà di piangere (da Boezio Cons. phil. II m. II 1-8), con un impiego che ne rivela ancora in atto il processo di formazione compositiva, denunciato anche dalla presenza saltuaria dell'indicativo; XVI 6 (se ciò fosse, in un'elencazione di adynata); If IV 34 e 37, VI 48, VIII 34 (assai interessante per la sua pregnanza), X 49 S'ei fur cacciati, ei tornar d'ogne parte; XIV 54 e 55 (in cui il valore concessivo sconfina in quello deprecativo-ottativo), XXX 115 S'io dissi falso, e tu falsasti il conio (lo stesso al v. 126), XXXII 102 (in cui il valore concessivo appare molto attenuato, quasi soltanto limitativo).
8. In nesso con ‛ come ' la congiunzione viene a formare un sintagma con il valore di " quasi ", " alla maniera di ", che introduce una proposizione comparativa ipotetica con il verbo al congiuntivo: Vn XXII 6 e 7 presi tanta matera di dire come s'io l'avesse domandate ed elle m'avessero risposto; XXIV 1 (‛ così come se ', anche in XXV 3, 8 [due volte] e 9 [due volte], Cv IV XX 7), XXV 1, XL 5; Cv III X 4 come s'io fosse stato [diafano], così per ogni lato mi passava lo raggio; If VIII 72, Pg XVI 26, e 68 Voi che vivete ogne cagion recate / pur suso al cielo, pur come se tutto / movesse seco di necessitate; XXIX 124 (‛ essere come se '), Fiore CXLI 4.
9. In unione con ‛ non ' la congiunzione viene a formare un sintagma composto con funzione eccettuativa, e il valore generico di " tranne, eccetto (che) ".
Tale sintagma può introdurre delle subordinate esplicite (e vale più propriamente " a meno che "), come Rime LXXV 6 starai più presso a San Simone, / se tu non ti procacci de l'andarne; Cv I VIII 15 dirizzarsi ad esso non si può se non sia utile; If XXIV 54 vinci l'ambascia / con l'animo che vince ogne battaglia, / se col suo grave corpo non s'accascia; Fiore XCI 7 vita di nessun non m'abbellisce, / se non inganna e baratta e tradisce; CLXXI 8 guarda che con lui più non t'impacci, / se non iscioglie prima la maletta; CCVI 13 que' di fuor ancor sì si legaro / di non partirsi se non fosse fatto.
In altri casi la giustapposizione dei due componenti risulta ancora imperfetta e non si può parlare, a rigor di termini, di sintagma unitario (un processo compositivo che è denunciato anche nei casi precedenti dalla possibilità dell'inserzione di elementi estranei fra i due componenti, e anche dalla presenza dell'indicativo: Rime dubbie II 13, Cv IV III 10, XXIV 12 l'adolescente.., non saprebbe tenere lo buono cammino, se da li suoi maggiori non li fosse mostrato; Pg IV 45, Pd XVI 8, Fiore XXIII 14 quello Schifo... / gli varria me' che fosse in Catalogna, / sed e' non guarda ben ciò ch'egli ha 'n guida, e LXXI 5).
Talora la dipendente può avere il verbo al gerundio: Cv II XIV 3, e 4 lo mille... è lo maggiore numero, e più crescere non si può se non questo multiplicando, III XV 6; o all'infinito: Cv IV VII 7 non li è mestiere se non seguire li vestigi lasciati; X 12, Fiore CLVII 7, e CLX 11 Dio non se ne fa se non ghignare. Di un certo interesse è la comparsa del sintagma con ellissi del verbo della dipendente, modo che pare tipico del linguaggio colloquiale anche se non propriamente popolare: Rime LXVI 7 non ebbe poi alcun valore / di poter lui chiamar se non: " Signore... "; If XII 63 Ditel costinci; se non, l'arco tiro; XIX 93, Pg V 19, Pd IV 129, Detto 102; alquanto diverso, per la preterizione, If IX 8 Pur a noi converrà vincer la punga / ... se non... Tal ne s'offerse.
Al modulo ‛ ellittico ' si può in un certo senso raccostare il tipo ‛ avverbiale ', in cui ‛ se non ' funziona da diretto modificatore di un sostantivo (sempre con sovrordinata negativa): Vn III 3 molte cose, le quali io non intendea se non poche; VI 2 (alcuno altro... se non), e ancora allo stesso paragrafo (se non per dire, analogo in XIV 13); XVI 3 'n me non rimanea altro di vita se non un pensero (altri casi di collegamento con ‛ altro ', in Rime XCVI 7, Cv II XI 9, III X 5, XIII 7 [due volte], XV 3, IV Il 18, XVI 5, XXIII 8, If XXIV 77 Altra risposta... non ti rendo / se non lo far; con altrementi, in Fiore CLII 2); XXXI 9 11, XXXVII 2 mai, se non dopo la morte (parafrasato in 8 12, e ancora in Rime CII 58, Cv III VIII 12, IV XX 8, Fiore CLXXIV 10), XL 6; Rime LXXXVII 16, LXXXIX 4 non s'aspetta / per me se non la morte, CI 9 (se non come, anche in CXVI 18, Cv III I 12, Pd I 137, III 44, X 35 e 90, XVII 41, XXXII 54, Detto 113); Cv I IV 3, VII 12 lo latino non l'averebbe esposte se non a' litterati; II III 7, V 9, VI 9, VIII 5, XII 6 (preceduto da ‛ alcuno ', come in III V 18, IX 11), XIV 8 (due volte), III I 9 (correlata ad ‛ almeno ', ancora al § 12, e in VIII 3, Pg XXXIII 76; si noti anche Fiore CXI 4 Chi di cota' limosine è 'ngrassato / in paradiso non de' attender pregio, / anzi vi de' attender gran dispregio, / almeno se non è privilegiato); VIII 11 (che è... se non...?, in interrogazione retorica); XV 9, IV I 4, II 4, V 12, VIII 9 e 14, XVIII 2 una cosa avuta prima e per sé non può essere se non da uno; XX 3, XXIV 1, XXVIII 9 Dio non volse religioso di noi se non lo cuore; If III 8 Dinanzi a me non fuor cose create / se non etterne; X 20, XXV 37 (se non quando), Pg XI 93, XXI 2, Pd V 11, e 47 (se non servata), X 148, XIII 53 Ciò che non more e ciò che può morire / non è se non splendor di quella idea / che partorisce, amando, il nostro Sire; XV 84, XIX 64; Fiore IV 8, LXXXIX 2 I' sì mi sto con que' religïosi, / religïosi no, se non in vista; CLIII 14, CLXIX 3, CLXXIII 4, CLXXXIV 10 non sarà fatta se non sol per lei; CCXX 10, Detto 370 (e vedi anche Vn I).
Un caso particolare si può considerare ‛ se non in quanto ': Vn V 4, XXXVII 2, Cv I IX 6 nulla cosa è utile, se non in quanto è usata, XI 21, III XII 12, XIII 6, IV XIII 15, XXII 13, XXVI 14; anche ‛ se non in tanto ', Cv I VI 4.
9.1. Qui va anche esaminato un altro sintagma cristallizzato, ‛ se non fosse ': questo, secondo l'analisi dell'Ageno, può accompagnarsi al soggetto di una subordinata relativa (ed equivale a ‛ senza '): If XVI 16 se non fosse il foco che saetta / la natura del loco, i' dicerei, e, " più complesso ", XXVII 70 certo il creder mio venia intero, / se non fosse il gran prete, a cui mal prenda!, / che mi rimise ne le prime colpe (anche col solo sostantivo, come in Fiore XIX 8 tuttor non volea ched i' v'entrasse, / sed e' non fosse notte ben a tardo); oppure può venire impiegato impersonalmente in reggenza di una soggettiva esplicita introdotta da ‛ che ', con il verbo all'indicativo: Vn XXII 4 se non fosse ch'io attendea audire anche di lei... io mi sarei nascoso; Rime LVII 12, Rime dubbie XIII 12, If XIII 146, XIX 100 E se non fosse ch'ancor lo mi vieta / la reverenza de le somme chiavi / ... io userei parole ancor più gravi; XXIV 34, Pg XI 89 e XXII 37.
‛ Se non ' si accompagna talora, in reggenza di subordinate esplicite, a ‛ che ': Cv II XV 7 Poi dove dice: De li occhi miei, non vuole altro dire, se non che forte fu l'ora che la prima demonstrazione di questa donna entrò ne li occhi; analoghi i casi di III VI 6, IV VIII 3, XXV 13, XXI 12 (al congiuntivo), XXIX 5; If XVII 117 rota e discende, ma non me n'accorgo / se non che al viso e di sotto mi venta; XIX 114, XXVIII 115 (quasi autonomo, come in Pg XIII 6 e Pd XXXIII 140), Pg XII 129, Pd IX 5, XV 17; Fiore CLI 11 al mi' mal non ha altra cagione, / se non ched i' fu' troppo tosto nata.
‛ Se non di ', con subordinata implicita, in Vn XVI 11 non m'intrametto se non di distinguere le parti.
Infine, notevole ‛ se non se ', in Rime C 44 ramo di foglia verde a noi s'asconde, / se non se in lauro, e Fiore XLV 11, LIX 3 e CLXXIII 14 (ma il Parodi, nel glossario, commenta: " si potrebbe leggere anche se non s'è o s'e' non s'è, come abbiamo fatto, CXCV 6; cfr. SED E' NON S'É, CLVII, 2, 14 ").
10. La subordinata introdotta da ‛ se ', in immediata dipendenza verbale, può assumere la funzione d'interrogativa indiretta (con valore dubitativo), nel caso che il verbo reggente sia un verbum quaerendi, come ‛ domandare ': Vn XXII 11 domando queste donne se vegnono da lei (si noti come anche con questo impiego l'alternanza indicativo/congiuntivo nella secondaria sia in ultima analisi riconducibile all'accentuazione del momento reale, o, rispettivamente, ipotetico del fatto in questione; Cv I XII 1 [due volte], Pg XVI 30, Fiore XCIV 5, e anche Cv III XI 5 Pittagora... domandato se, da accostare a Detto 231 inchesto se); o come ‛ dire ': Rime dubbie XIX 14 d'Amor dica s'ha bene o dolore; If VI 62, XIII 90 dinne... / s'alcuna mai di tai membra si spiega (lo stesso in XXIX 88); XVI 67 e 69, con ‛ o ' disgiuntivo, XX 104, XXIII 129, XXVII 28 (altro caso di disgiunzione: dimmi se Romagnuoli han pace o guerra); Pg VII 21 (con dipendenza doppia, qui congiunta), XIII 92, XVI 44, XXII 99, XXIV 11, e 49 (di' s'i' peggio qui colui che fore / trasse le nove rime), XXVIII 83 (in cui il valore dell'ipotetica può anche intendersi, forse meno bene, come limitativa ‛ di cortesia '), XXXI 5, Pd XIV 13, XXIV 85, XXVI 49, Detto 124.
Ancora: ‛ far sentire ' (Rime LXVIII 48, con prolessi della subordinata), ‛ mostrare ' (Fiore LX 3 mostrando allor se tu se' forte e duro), ‛ dimostrare ' (If VII 38), e ‛ insegnare ' (Pg XI 41).
La subordinata interrogativa può trovarsi anche in dipendenza da verbi di altro genere (anche se in alcuni casi il valore media tra l'interrogativo e un più lato dubitativo): Vn VII 3 3 e 6 O voi che per la via d'Amor passate, / attendete e guardate / s'elli è dolore alcun, quanto 'l mio, grave / ... e poi imaginate / s'io son d'ogni tormento ostale e chiave (la congiunzione in dipendenza di ‛ guardare ' ritorna in Rime LXX 12 Guardate ben s'i' son consumato; If II 11 guarda la mia virtù s'ell'è possente; Pg V 49, VI 87, XVIII 3, Fiore XLIII 1, e anche ‛ riguardare ', in If XXI 116); ‛ vedere ', Vn XXXV 2, Rime CII 59 il tempo, / quando vedrò se mai fu bella donna / nel mondo come questa acerba donna; Rime dubbie XV 9, Cv III XIII 10, IV XII 13 (due volte), If X 56, XXII 117, XXVIII 132, Pg III 142 Vedi oggi-mai se tu mi puoi far lieto, XI 56, Pd IX 41 e XXVIII 7 (da confrontare con l'impiego di ‛ parere ' in If XVIII 117, con dipendenza doppia disgiuntiva); ‛ udire ', Rime CVI 123 Volete udir se piaga? (più decisamente interrogativa); Pg XIII 113 odi s'i' fui... folle; ‛ sapere ', Cv I VI 6, notevole per la triplice disgiunzione; II V 17 lo qual movimento [del cielo], se esso è da intelletto alcuno, o se esso è da la rapina del Primo Mobile, Dio lo sa (fortemente dubitativa); IV XV 7, con dipendente al congiuntivo (come in If VI 84; ‛ non sapere se ', in If XIX 88 Io non so s'i' mi fui qui troppo folle; XXXII 76, con prolessi della dipendente, Pg VI 46, VIII 115, XI 60, XVIII 127, con dipendenza doppia in disgiunzione, e Detto 44); If XXXIII 21, Pd I 73 S'i' era sol di me quel che creasti / novellamente, amor che 'l ciel governi, / tu 'l sai; IV 136, V 13, XIII 98 e 101, e si noti il si latino del v. 100, Fiore CII 12 Iddio sa ben sed ell'è spiritale!
Ancora, ‛ conoscere ' (Rime XLIV 6 si pò ben canoscere d'un omo / ... se ha senno), ‛ porre mente ' (Cv III X 9, Pg III 105), ‛ essere sicuro ' (Rime LXXXVIII7), ‛ attendere ' (Pg XVII 79), ‛ maravigliare ' (Cv I X 4 Non si maravigli... alcuno se lunga è la digressione: identica formula in II IV 16, IV III 3, VIII 10, con l'inversione dell'ordine tra reggente e subordinata, e XXI 6; inoltre IV XIX 6 non è da maravigliare se...; Pg III 28, IX 72, XIV 103 Non ti maravigliar s'io piango, Tosco, come in XV 28; Pd V 1 S'io ti fiammeggio... / non ti maravigliar - forte interrogazione; identica inversione in XXVII 19-; Fiore XLVIII 1 Non ti maravigliar s'i' non son grasso / ... né vermiglio, e CXLIV 12, con inversione; qui vanno anche gli esempi del sintagma ‛ [non] essere meraviglia se ', Cv II XV 9, IV V 1, If XXV 46, Pd X 46, questi ultimi due con prolessi della subordinata, e anche, ma meno probabilmente, If XIV 128. Si noti come con siffatti verbi si passi dal valore dubitativo a uno più decisamente ipotetico, meno o più marcato a seconda dei differenti contesti), ‛ ammirare ' (Pg XV 48), ‛ dispiacersi ' (If XV 32) e ‛ biasimare ' (Pd XXIII 66), o anche ‛ provare ' (Fiore CCXXIX 9; in questo come negli altri verbi di tale area semantica il valore dubitativo appare implicito in quello conativo - resultativo che li caratterizza), ‛ cercare ' (Fiore LXXIV 2), ‛ tentare ' (If XXIV 30 tenta pria s'è tal ch'ella ti reggia), e pure ‛ accertare ' (Pd XXII 59 tu, padre, m'accerta / s'io posso prender tanta grazia).
Bibl. - A.-St. Wedkiewicz, Materialien zu einer Syntax der italienischen Bedingungssatze, Halle 1911; F. Ageno, " Una locuzione irrigidita ", in Il verbo nell'italiano antico, Milano-Napoli 1964, 248-250; Rohlfs, Grammatica §§ 742-753, 779-781; M. Alinei, Appunti per un'analisi strutturale di alcuni tipi sintattici italiani, in " Lingua e stile " I (1966) 281-303 (in partic. pp. 296-303); A. Puglielli, Strutture sintattiche del predicato in italiano, Bari 1970, 138-144; M. Crisari, D. Parisi e A. Puglielli, Le congiunzioni temporali, spaziali e causali in italiano, in Grammatica trasformazionale italiana, a c. di M. Medici e R. Simone, 117-134 (in partic. pp. 129-133).