BADO (Badi, Baldo), Sebastiano
Nacque a Genova, nel sec. XVII, ove, forse, apprese i primi elementi della medicina. Si recò poi a Roma ad esercitarvi l'arte sanitaria, e qui fu per un certo tempo medico alla corte del cardinale De Lugo. Tornato in patria, fu nominato medico consultore della pubblica sanità e medico in capo direttore degli Spedali civili di Pammotone e degli Incurabili. Secondo il De Renzi e il Pescetto, il B. viveva ancora ed era in carica, sebbene tormentato dalla podagra, nel 1676.
Il B. fu uno strenuo sostenitore del valore terapeutico della corteccia di china. Secondo il Pescetto, egli sperimentò per il primo in Italia, nell'ospedale di Pammotone, tale farmaco.
Su tale argomento il B. scrisse le seguenti opere: Cortex Peruviae redivivus proffigator febrium assertus ab impugnationibus Melippi Protimi Belgae medici a S. Bado Medico Genuense, magnae Dei Sereniss. Matri Coeli Reginae Mariae,Genova 1656; Anastasis Corticis Peruviae, seu Chinae Chinae defensio Sebastiani Badi Genuensis, patrii utriusque Nosocomii olim medici, et publicae Sanitatis Consultoris, contra ventilationes Ioannis Iacobi Chifleti, gemitusque Vopisci Fortunati Pemplii illustrium medicorum, opus in tres libros distinctum, et in eis documenta medicinae et philosophiae,ibid. 1663; De vi febrifuga Corticis Peruviani cum vino propinati,ibid. 1665. Il Cortex Peruviae è il primo libro scritto sulla china; nell'Anastasis Corticis fu raccomandato per la prima volta l'uso della china nella terzana. In quest'ultima opera il B., premesse due dissertazioni filosofiche ed erudite De Providentia Dei in Creanda Medicina e De medicinae necessitate et medicorum praestantia,espose interessanti nozioni storiche sulle vicende della terapia con la china. Le prime notizie sull'uso e sul modo di somministrazione del febbrifugo furono fornite al B. dal mercante genovese Antonio Bolli, che, essendo stato per un certo tempo in Perù, aveva potuto constatare come gli Indìani ne conoscessero le virtù da molto tempo, prima ancora dell'avvento degli Spagnoli; ed avendo il Bolli affermato che mai aveva avuto occasione di assìstere a fenomeni di intolleranza al farmaco, quali quelli che talvolta si verificavano in Europa, sorse al B. il sospetto che la corteccia posta in commercio col nome di "Polvere dei Gesuiti" fosse una mistificazione. Egli ebbe poi notizie più precise su tali frodi dal cardinale De Lugo in una lettera datata 4 ott. 1659, da un gesuita speziale e infine dal medico napoletano Vincenzo Protospatario. Il B. usava la corteccia di china in forma di polvere, di estratto, di distillato, di tintura alcoolica; l'uso più comune e più comodo era rappresentato, tuttavia, dalla polvere. Raccomandava di somministrarla a pazienti con apparato digerente in ordine, o almeno purgati precedentemente; con maggiore sollecitudine, e con minori scrupoli, nei casi di perniciosa. Al B. furono tributati vari encomi, anche letterari e poetici.
Il B. pubblicò anche: Sanguis expiatus, seu de sanguine incalescente non mutante naturam, disputatio cum Alcidio, Munierio medico lotharingio,Genova 1643; Trattato della peste,ibid. 1656; Consolatoria ai Genovesi,ibid. 1656; Phlebotomiae necessitas asserta in variolis, morbillis, aliisque exanthematibus apparentibus,ibid. 1665; Decora Roberti Card. Bellarmini e Soc. Iesu Fidei propugnatori, optima fide collecta a S. Bado Clementi X dicata,ibid. 1671.
Bibl.: S. De Renzi, Storia della Medicina in Italia,IV,Napoli 1846, pp. 352 s., 396 s., 471; G. B. Pescetto, Biografia Medica Ligure,I,Genova 1846, pp. 273-284; L. Caetani, Saggio di un Dizion. bio-bibl. ital.,Roma 1924. Lett. B. coll.119 s.