BIAGINI, Sebastiano
Nacque a Lerici (La Spezia) il 17 genn. 1755 da Nicola, notaio. Dopo i primi studi, fu a Pistoia e quindi si recò a Roma dove, dopo essersi occupato di pittura e di musica, compì gli studi di diritto. Fece poi pratica legale a Genova, ove entrò in contatto cm ambienti giansenisti; richiamato infine a Lerici da affari della famiglia, divenne funzionario di quel Comune.
è in questo periodo che il B. dovette maturare i suoi sentimenti democratici e avvicinarsi agli ambienti giacobini liguri. Nell'Archivio di Stato di Genova, infatti, è conservata una richiesta del B., rivolta al governo nella sua qualità di funzionario, di far pagare anche ai nobili le tasse; è a questo periodo inoltre che risalgono i suoi rapporti con L. Gentile e probabilmente con i fratelli Serra e con G. Sauli.
In seguito a due denunce anonime provenienti da Lerici e alla relazione del commissario generale e governatore di Sarzana F. M. Spinola, incaricato di assumere informazioni su di lui, nel 1793 fu aperta dagli inquisitori di Stato un'inchiesta, in base alle cui risultanze il B. venne arrestato a Genova; ma dopo sette mesi di carcere fu liberato, poiché le accuse non poterono essere suffragate da alcun altro fatto spetifico. Durante una perquisizione effettuata in casa del B. al momento dell'arresto, fu trovato uno scritto rivoluzionario, che rappresentò al processo il principale capo d'accusa.
Conservato nella Biblioteca universitaria di Genova (Scritto originale formato da S. B. in 1794, per cui fu processato dagli Inquisitori di Stato),esso è stato pubblicato recentemente da G. Tomasi, che ritiene errata l'indicazione 1794 come anno di composizione, sostenendo - sulla base della tradizione, originata dal necrologio del 1799, e di alcuni documenti riguardanti l'inchiesta aperta a carico dei B. nel 1793 - che la data dell'arresto è il 24 sett. 1793 e che la stesura dello scritto è anteriore. A questa interpretazione si oppone un precedente scritto di V. Vitale (Un giornale della Repubblica ligure…, p. 10), il quale, non citando la fonte cui ha attinto, fissa l'arresto del B. al 24 sett. 1794. Per la perdita del fondo Inquisitori di Stato non è possibile risolvere il problema. Però, a favore dell'ipotesi dei Vitale, sta la scarsa credibilità di una liberazione del B. nell'aprile 1794, mentre era in corso la repressione del moto antioligarchico genovese; e il fatto che proprio nel settembre 1794 in Lunigiana veniva effettuata una serie di arresti di elementi rivoluzionari.
Tornato a Lerici, ben presto il trionfo delle armi francesi nell'Italia settentrionale richiamò il B. a Genova, dove riprese i rapporti con i patrioti. Si recò quindi a Milano, dove avevano trovato rifugio anche altri esuli della Repubblica di Genova, tra cui i fratelli Serra e G. Sauli. Frequentò gli ambienti letterari milanesi (vi ritrovò il suo antico compagno di studi G. Fantoni, che gli dedicò una poesia: A S. B. di Lerici. Il Vaticinio 1791-96,in Le Odi di G. F.,Italia [1799], pp. 24-26) ed ebbe una intensa attività pubblicistica, collaborando ai giornali democratici milanesi e contribuendo con i suoi articoli alla diffusione delle idee democratiche e al moto rivoluzionario, che nel maggio 1797 doveva scoppiare a Genova. Accorso subito nella capitale ligure, il 10 giugno il B. fu eletto per la Riviera di Levante a far parte della commissione legislativa che doveva preparare la costituzione della nuova repubblica.
La commissione, di cui facevano parte parecchi giansenisti e democratici, si trovò profandamente divisa specialmente per quel che riguardava le materie ecclesiastiche e di culto. Il B. si schierò con l'ala più estremista e le sue tesi in materia sono esposte in una sua nota polemica pubblicata dalla Gazzetta nazionale del 7 ag. 1798: in essa affermava di essere stato tra coloro che avevano votato per dichiarare nazionali i beni ecclesiastici, e di aver proposto che il matrimonio fosse considerato contratto civile (Codignola, I, pp. CXXIX ss.). La commissione legislativa concluse i suoi lavori raggiungendo un compromesso tra le varie tendenze.
Il 24 ag. il governo provvisorio inviava dodici commissari in tutto il territorio della Repubblica per "far dissipare tutte le calunnie" contro la costituzione e per "far illuminare anche per mezzo de' parrochi il popolo sopra questo soggetto" (Registro…, alla data). Il B. fu nominato insieme col Repetto cominissario per la Riviera di Ponente.
ènel corso di questa missione che avvenne l'incidente con il vescovo di Ventimiglia, D. M. Clavarini: al rifiuto del vescovo di emanare una lettera pastorale di plauso alla nuova costituzione, i due commissari gliene presentarono una già scritta (v. in Giustificazione delle cose operare dai commissari…,Genova 1797), ingiungendogli di firmarla; essendosi nuovamente il vescovo rifiutato, fu messo agli arresti in casa e sostituito nel governo della diocesi dal canonico primicerio della cattedrale. Il 2 ottobre il Clavarinì morì; l'incidente suscitò grande scandalo. Il 5 ottobre il governo provvisorio decretò l'annullamento della sospensione del vescovo e intimò al B. di non prendere decisioni circala sede vacante, ma di lasciare agire l'autorità legittima.
Il B. era ormai schierato con le correnti democratiche più estremiste, e l'11 nov. 1797 fondò, e diresse poi sino al 10 ag. 1798, il giornale Il Censore italiano (diventato in seguito Il Censore;ad esso collaborò anche il padre di Mazzini), attraverso il quale condusse una vivace campagna contro il governo, tacciato di soverchia moderazione, e violente polemiche anche contro gli antichi amici giansenisti. Il 26 febbr. 1799, durante una discussione politica che, accesasi nel corso di una riunione del Consiglio dei Sessanta, si protrasse fuori dell'aula, il B. fu ferito da D. Queirolo e morì il giorno dopo. La sua morte suscitò grande clamore: il Queirolo fu condannato a morte e fucilato il 2 marzo.
Fonti e Bibl.: Registro delle Sessioni del Governo provvisorio della Repubblica di Genova,Stamperia nazionale s. d., alle date; Università di Genova, Collez. di app. e doc. stor., XXIII, pp. 165-172; Sulla vita e sulla morte del cittadino S. B., Genova 1799; A. Clavarino, Annali della Repubblica ligure…,Genova 1853, II, pp. 177-85; G. Colucci, Genova e la rivoluz. franc.,Roma 1902, IV, p. 72; G. Salvemini, Ricerche e doc. sulla giovinezza di G. Mazzini e dei fratelli Ruffini,in Studi storici,XX (1911), p.6; S. Pivano, Albori costituzionali d'Italia,Torino 1918, p. 59; V. Vitale, O. Scassi e la vita genovese del suo tempo (1768-1836),Genova 1932, pp. 33, 36 n. 4, 48 n. 3, 58 n. 1, 76 s., 51 n. 3; Id., Un giornale della Repubblica ligure. Il Redattore e le sue vicende,in Atti della Soc. ligure di storia patria,LXI(1933), pp. 3 s.; E. Rota, Il probl. ital. dal 1700 al 1815…,Milano 1938, p. 65; E. Codignola, Carteggi di giansenisti liguri,Firenze 1941, I,pp. CXXIX ss.; A. Colletti, La Chiesa durante la Repubblica ligure,Genova 1950, pp. 24, 62; G. Tomasi, Lo scritto originale di S. B.,in Crit. stor.,II (1963), pp. 198-205.