CEFALI, Sebastiano
Letterato siciliano, fu attivo in Polonia come segretario del maresciallo Jerzy Lubomirski, partecipando vivamente alle lotte fra la Corona e la classe nobiliare.
Mentre egli stesso, lamentando il disagio di una vita randagia ("li miei interessi di casa patiscono, et io qui vado in malora senza frutto alcuno, poco giovandomi quando sarò in Sicilia d'aver tante protezioni in Polonia": lettera autografa alla Segreteria di Stato, 26 nov. 1656, in Arch. Segr. Vat., Lettere di particolari, filza 34, c. 546v), certifica la sua origine siciliana, restano invece sconosciuti il luogo e la data di nascita.
Il C. non cercò mai di ottenere l'indigenato polacco: in rapporto con i maggiori esponenti della colonia italiana in Polonia, come il fisico Tito Livio Burattini, titolare della Zecca di Cracovia, ed il segretario reale Cristoforo Masini, tuttavia occupò fra loro una posizione secondaria, certo a causa della sua estrazione popolare. Nell'autunno del 1658 entrò in contatto col diplomatico Paolo Minucci, inviato dal granduca Ferdinando II al fine di preparare una candidatura di Mattias di Toscana sul trono polacco.
Il C. s'impegnò allora a convincere il maresciallo Lubomirski dei vantaggi offerti da un'eventuale elezione di Mattias; sembra che ottenesse qualche risultato, poiché il figlio stesso del maresciallo, il giovane Stanisław Lubomirski, ebbe parole d'incoraggiamento all'indirizzo del Minucci. Ma l'iniziativa toscana si arrestò di fronte all'atteggiamento ambiguo della regina Maria Ludovica, e il Minucci fece ritorno in Italia nel febbraio 1659 senza aver concluso nulla di concreto.
I rapporti del C. con la corte di Toscana non s'interruppero: nelbiennio 1665-66 informò regolarmente il granduca sulla sollevazione di Jerzy Lubomirski, aggiungendo agli avvisi politici anche notizie su esperimenti di ottica tentati insieme al Burattini; poi egli scomparve dal novero dei corrispondenti granducali. Un passo della Relazione delle famiglie principali di Polonia, anonima ma scritta di sua mano, testimonia la devozione da lui nutrita verso il Lubomirski.
Questi - a giudizio del C. - "è soggetto intelligentissimo, ornato di molte scienze e di grand'erudizione. Scrive esquisitamente latino e nella propria lingua. Parla todesco, spagnolo, francese e italiano. Tanto dell'italiano sa, che ha tradotto alcuni libri e particolarmente il Pastor fido, ancorché non si sia contentato di farlo stampare" (Arch. di Stato di Firenze, Misc. Medicea, filza 101, n. 16, f. 3r).
Al 1664 o '65 risale la Relazione dello stato politico e militare della Polonia, scritta dal C. nel momento della crisi sociale e istituzionale della Respublica nobiliaris.
Il C. si diffonde sulle forme dell'elezione e incoronazione del sovrano, definisce i poteri ed elenca le risorse finanziarie della Corona; poi prende in esame le cariche civili e militari del regno, i privilegi della nobiltà e la posizione giuridica degli stranieri. Passa quindi al funzionamento della Dieta e al sistema giudiziario; dedica ampio spazio allo stato della milizia, inserendo fra le istituzioni di origine e impronta militare la "sollevazione" o rokosz ("la maggiore e più temuta risoluzione che si faccia in quella repubblica" contro qualsiasi oppressione di libertà promossa dalla Corona) e la "confederazione" o konfederacja ("ammutinamento generale dei soldati, o per mancamento di paghe o per altro preteso aggravio; la chiamano vulgarmente nodo di fratellanze, perché rinunziando alli accordi privati restono quasi legati e obligati ad aiutarsi scambievolmente sino all'intera soddisfazione di tutte le milizie"). Il discorso si chiude con un cenno ai problemi cosacchi e con una rassegna delle principali città e fortezze. Preoccupato esclusivamente di cose politiche e privo di qualsiasi divagazione su costumi privati ed usanze particolari, esso rispondeva probabilmente a due questioni: la posizione del sovrano in un regno elettivo come la Polonia e l'efficienza militare di un paese travagliato da guerre interne ed esterne. La crisi polacca è ricondotta agli errori di Giovanni Casimiro, che non ha rispettato l'autonomia stabilita per tradizione alle supreme gerarchie militari. Opponendosi polemicamente al Bodin, il C. si muove sulla linea dei teorici veneziani dello Stato misto. Il suo repubblicanesimo che trova largo riscontro nel pensiero polacco del tempo, è d'impronta aristocratica: il nerbo dello Stato sono le grandi famiglie che la recente insurrezione cosacca ha colpito nei loro fondamentali interessi.
La Relazione dello stato politico..., tratta da un cod. miscell. ricco di vari documenti d'interesse polacco (Firenze, Bibl. naz., Magliab.,classe XXIV, cod. 53, ff. 309r-356r), fu pubbl. in traduzione polacca da W. Kulczycki in Czas. Dodatek miesieczny, IV(1859), 473 pp. 289-330, e da E. Rykaczewski, in Relacye nuncyuszów apostolskich...(Relazione dei nunzi apostolici), II, Berlin-Poznań 1864, pp.
308-337; alcuni passi, ripresi dalla traduzione spesso insoddisfacente del Rykaczewski, figurano in Cudzoziemcy o Polsce. Relacje i opinie (Relazioni e osservazioni di stranieri sulla Polonia), a cura di J. Gintel, I, Kraków 1971, pp. 283-287.
Fonti e Bibl.: Per il testo ital. della Relazione, secondo le copie rintracciate a Firenze e a Bologna, con quello delle Replicazioni di C. Masini, vedi D. Caccamo, Osserv. ital. della crisi polacca ametà del Seicento...,in Arch. storico ital., LXXI (1974), pp. 335-360. Lettere, avvisi politici, rapporti del C. si trovano nell'Arch. di Stato di Firenze, Misc. Medicea, filza 101, nn. 9, 16, 37, e nell'Arch. Segr. Vaticano, Lettere di particolari, filza 34, cc. 546, 563. Un sonetto amoroso del C. fu inserito in una raccolta manoscritta di componimenti poetici della fine del sec. XVII, Firenze, Bibl. naz., Magliabechiana, classe VII, cod. 1369. Per l'attività del C., vedi ibid., classe XXIV, cod. 53: P. Minucci, Relazione delnegoziato fatto nella corte di Polonia..., ff. 424v, 429v, Mor; Arch. di Stato di Firenze, filza 5389: Minucci a Mattias di Toscana, Varsavia, 17 genn. 1659, c. 151r; Ibid., senza indicazione di autore e data: Memoria per mostrar al principe serenissimo, c. 530r; J. A. Wilder, Okiem cudzoziemca. Zewspomnieṅ cudzoziemców o dawnej Polsce (Memorie e giudizi di osservatori stranieri sulla Polonia), Warszawa 1959, pp. 77-88; D. Caccamo, Osservatori…, cit., pp. 316-317, 319, 321-325.