CORRADI, Sebastiano
Nacque ad Arceto (Reggio Emilia) intorno al 1510 da Giacomo e Caterina del Pireo. Molto giovane, egli si trasferì a Venezia, dove, nel libero e stimolante ambiente della città, attese alla formazione umanistica, seguendo l'insegnamento dell'Egnazio fin dal 1524.
Facilmente si inserì nell'ambiente veneziano, come testimoniano i legami di amicizia o di consuetudine che strinse con il Bembo e con il Giraldi. A Venezia ebbe inoltre come precettore A. Tilesio e si avvicinò al multiforme ambiente degli stampatori, partecipando al lavoro tipografico come correttore presso la tipografia Sessa. Durante il soggiorno veneziano (interrotto da un breve periodo trascorso a Reggio) il C. iniziò una brillante attività letteraria, come testimoniano le numerose pressioni che ricevette per assumere una qualifica specifica: Lazaro Bonamico lo propose come professore a Capo d'Istria, il Bembo lo spinse ad accettare un incarico di precettore per il figlio del duca di Urbino e M. A. Flaminio per il giovane principe Colonna.
Il C. si decise a lasciare la città solamente dietro suggerimento dell'Egnazio, il quale lo convinse ad assumere la cattedra di umanità a Reggio, dove fu convocato con decreto del Consiglio degli anziani della città nel 1540 "cum salario de publico scutorum sex singulo mese", a cui rispose affermativamente il 19 novembre dello stesso anno. A Reggio fondò anche l'Accademia degli Accesi, "commentandi, meditandi, elegendi, idest exercendi se causa", assumendo il nome di Fedele e di cui continuò ad interessarsi attivamente anche dopo la partenza dalla città.
In questo periodo si dedicò a un lavoro, successivamente edito, su Valerio Massimo: Valeri Maximi Dictorumque factorumque libri novem ... emendati et illustrati (s. l., I.Gryphius excudebat, 1559), un autore di cui disprezzava lo stile ma ammirava l'opera considerata una summa di storia morale, politica e sociale. Pubblicò anche sei dialoghi di Platone la cui latinizzazione aveva iniziato a Venezia: Platonici dialogi sex, nunc primum e greco in latinum conversi (Lugduni, apud S. Gryphum, 1543).
Al periodo trascorso a Reggio seguì nel '44 l'offerta della cattedra di umanità a Bologna.
Il C. ricoprì l'incarico pomeridiano e continuò sulla linea inaugurata dall'Amasco, suo predecessore. Terminato l'incarico nel 1552, ed essendo morto Lazaro Bonamico, il C. cercò di recarsi a Venezia per poi approdare all'università di Padova. Aveva già abbandonato la città con l'aiuto di Silvestro Morosini e Paolo Manuzio quando i Bolognesi riuscirono a riconfermarlo nel suo incarico attraverso l'opera mediatrice di papa Giulio III. Fermandosi nuovamente a Bologna, si dedicò allo studio di Virgilio e pubblicò una interpretazione accurata del primo libro dell'Eneide (Commentarius in quo liber primus Aeneidos explicatur, Florentiae, L. Torrentini, 1555). Il 19 ag. 1556 morì colto da "stranguria" e venne seppellito nella chiesa di S. Domenico a Reggio.
Il carattere comune a tutte le opere a stampa è quello di un approfondimento attento che non diventa mai recupero parziale ma tende a stabilire l'esatta fisionomia di uno scrittore. Già questa direttiva si nota in un'opera giovanile dove il C., pur adottando il dialogo, cioè una forma di scrittura più discorsiva che didascalica, evidenzia un gusto preciso ed equilibrato nell'analisi. Si tratta di una opera stampata forse per la prima volta nel 137, ma di cui ci rimane la stesura successiva dedicata al Senato ed al popolo bolognese: Equatius, sive Quaestura... (Basileae, per I. Opornum, 1556) che costituisce un primo livello di approccio per restituire all'attività di Cicerone un sicuro patrimonio di opere.
Ma l'intervento determinante del C., dove armonicamente confluiscono i motivi più solidi della sua attività letteraria, è il Commentarius, in quo M.T. Ciceronis de claris oratoribus liber, qui dicitur Brutus, et loci pene innumerabiles quam aliorum scriptorum, tum Ciceronis ipsius explicantur (Florentiae, L. Torrentini, 1552) che costituisce l'insieme delle lezioni tenute per un triennio a Bologna. La padronanza assoluta della materia permette al C. di muoversi agevolmente in una interpretazione libera del testo dove riaffiorano la totalità dello sforzo conoscitivo e il piacere di un possesso autentico.
Durante la seconda riconferma a Bologna il C. si dedicò allo studio di Virgilio, di cui probabilmente scrisse anche una biografia fornendo una lettura accurata del primo libro dell'Eneide, in quanto, come afferma nella prefazione, già presso gli antichi quest'opera era considerata come "gesta populi Romani". Ancora una volta, quindi, il gusto per l'"antiquaria" si affianca a quello dell'interpretazione di una delle massime opere poetiche dell'antichità.
L'analisi, sempre nel rigore dell'indagine storica e nella accuratezza dell'esame lessicale, si avvale di tre livelli: un primo dove la spiegazione, quasi di ogni singola parola che compone il verso, è offerta su un piano minimo; con il ricorso frequente all'uso del sinonimo, quindi la parola estrapolata viene reinserita all'interno di un rapporto più ampia dove sia possibile verificare la sperimentazione dell'uso simile o diverso con ricorso ad altri autori (non solo ai classici ma anche agli umanisti) o allo stesso Virgilio; l'ultimo livello, infine, è rappresentato da un ritorno alla parola non nella sua singolarità ma in un confronto interno, offerto dalla spiegazione filologica o etimologica.
I tre piani di approccio non sono rigidamente distinti, ma spesso si sovrappongono, creando una circolarità continua dove il parziale viene automaticamente reinserito in una visione più generale di giudizio e di sintesi.
Fonti e Bibl.: F. Re, Elogio di S. C., Milano 1820; S. Mazzetti, Rep. di tutti i professori antichi e moderni della famosa Univ. e del celebre Istituto delle scienze di Bologna, Bologna 1847, p. 100; S. Pagliani, Nella commemoraz. del IV centen. del card. S. Pighini e dell'umanista S. C. Cenni storici, Reggio Emilia 1905; E. Costa, La prima cattedra d'umanità nello Studio bolognese durante il sec. XVI, Bologna 1907, passim; A.Mercati, Notizie su S. C. e una sua lettera al Bembo, Salsomaggiore 1938; Id., Saggi di storia e letteratura, Roma 1951, pp. 362 s.; L. Simeoni, Storia dell'univ. di Bologna, Bologna 1940, II, pp. 32, 43 ss. ; C. Calcaterra, Alma Mater Studiorum..., Bologna 1948, ad Indicem.