COSTANTINO, Sebastiano
Nacque a Taormina (Messina) tra il sec. XV e il XVI. Praticamente assenti le notizie sulla sua vita: si sa che fu domenicano e professore di teologia e di matematica nella città natale, di tendenze aristoteliche e tomiste. Di lui non restano opere, se non un curioso libretto di astrologia intitolato Liber de potestate syderum ac scientificum pronosticon optimis firmatum rationibus artium ac Mathematici, excellentissimi sacraeque theologiae professoris exiimii fratris Sebastiani Constantini Siculi Taurominitani ordinis praedicatorum vitae regularis, quo convincuntur obloquentes astrologi qui frivolis rationibus magnorum effectuum coelestes causas ac in ipsum deum timorem demere nituntur, Romae 1534 (ma forse 1524; copia usata: Biblioteca nazionale di Firenze, Magliab. 1018. 24).
È un opuscolo di sedici carte non numerate, dedicato al cardinale Niccolò Fieschi di Lavagna, vescovo di S. Sabina. Come era d'uso, sono stati premessi alcuni versi in lode del C. di Antonino Ponto e Luca Petronio, in cui egli viene paragonato ad Ercole e ad Atlante perché sostiene il mondo in pericolo. Infatti il C. dichiara che, su richiesta dei suoi allievi e mosso da spirito di carità, si decise a scrivere un saggio (alcune "lucubratiunculae") per difendere la predizione di un diluvio fatta nel 1524, in seguito alla congiunzione di tutti i pianeti nel segno dei Pesci nel febbraio di quell'anno. Di tale predizione si erano occupati astrologi italiani come Agostino Nifo o Tommaso Filologo di Ravenna, ed è singolare che un teologo si ponga, con argomenti attinti alle Sacre Scritture, a difendere l'astrologia. La sua difesa si basa sulla dottrina di Tolomeo e di un suo commentatore arabo, Haly, ma il C. cita spesso la Bibbia, s. Tommaso, Avicenna, Alcabizio, avvertendo tuttavia che la dottrina delle congiunzioni aveva fatto molti passi avanti dal tempo di Tolomeo, attraverso l'esperienza e l'osservazione. Pur ammettendo che non sempre le predizioni astrologiche si sono puntualmente realizzate, egli sostiene la liceità di esse, in quanto Dio può mandare agli uomini degli avvertimenti attraverso sia le stelle sia gli angeli, come dimostrano vari episodi biblici. Anche per le predizioni di due eclissi del febbraio 1524, nonostante l'incredulità di certi autori, egli conferma il valore di preannuncio di un diluvio e di effetti catastrofici. Elenca quindi ventitré obiezioni degli avversari della profezia, che ribatte una per una con stretto rigore scolastico: sono argomentazioni meramente astrologiche, che mirano a dimostrare la debolezza delle posizioni di coloro che svalutano l'importanza degli avvertimenti divini al fine del pentimento degli uomini. Un diluvio non può avvenire per cause strettamente naturali, ma per influsso diabolico: è dunque opera di carità comunicarne le premonizioni agli uomini.
Si ignorano sia il luogo sia l'anno della morte di questo misterioso frate, che non sembra aver lasciato altre opere e risulta pressoché ignoto alle storie e ai repertori bibliografici di scienze occulte.
Fonti e Bibl.: G. Hellmann, Beiträge zur Geschichte der Meteorologie, Berlin 1914, pp. 30, 73; L. Thorndike, A History of magic and experimental Science, V, New York 1941, pp. 215 ss.