DE ALBERTIS, Sebastiano
Figlio di Carlo e di Maria Bottoni, nacque a Milano il 14 genn. 1828. Promettente allievo dell'Accademia di Brera, frequentò negli anni Quaranta gli studi del pittore di storia Roberto Focosi e dei pittori di genere Domenico e Gerolamo Induno; con quest'ultimo specialmente manterrà un costante rapporto d'amicizia e di scambio culturale. L'inizio della sua carriera venne bruscamente interrotto dalle Cinque giornate di Milano, alle quali partecipò molto attivamente, guadagnandosi per il suo slancio umanitario l'appellativo di "l'uomo dalla coperta di lana". Nello stesso 1848, dopo essersi sposato a Milano nella chiesa di S. Francesca Romana, partì volontario nella campagna della prima guerra d'indipendenza.
Tornato a Milano, riprese la carriera pittorica, partecipando con successo alle esposizioni di Brera con un tipo di pittura storica improntata ad alto impegno civile.
Nel 1850 presentò Un episodio dell'Inquisizione di Spagna e un Ritratto di donna; nel 1851 Giovanna d'Arco nella prigione, una tela "a mezza figura" - eseguita per il poeta e patriota Andrea Maffei, e due ritratti; nel 1852 La morte di Ferruccio a Gavinana, per uno dei maggiori collezionisti dell'epoca, il conte Giulio Litta (il dipinto, ancora presso i discendenti del committente, rappresenta l'unico esempio superstite della pittura storica del D. in questa prima fase), e Nicolò de' Lapi, prima di andare alla morte, perdona alla figlia Lisa e la benedice, tratto dal romanzo di M. d'Azeglio; nel 1853 Guido Reni nel proprio studio, che sta facendo la "Cleopatra"; nel 1854 un Ritratto a cavallo per il conte Carlo Castelbarco, due quadretti rappresentanti cani, un altro raffigurante un cavallo e Piccarda Donati rapita da suo fratello e da vari sicari dal convento di S. Chiara in Firenze, per il conte Gola; nel 1855 altri quadretti con cani, Il cavallo dei dottore di campagna e Una ricognizione di avamposti della cavalleria piemontese, primo della serie di quel genere militare patriottico, divenuto presto la sua specializzazione, cui si dedicò suggestionato dall'esempio di Gerolamo Induno. Nel 1856 egli espose Le tristi conseguenze della guerra, L'ultimo abboccamento di Ginevra e Ettore Fieramosca, ancora un altro tema tratto da d'Azeglio, Un "dookar" a quattro cavalli, per Luigi Caroli di Bergamo; nel 1858 Gian Giacomo Rousseau che si presenta a madama di Varens, per C. Cagnola, e una nuova versione di La morte di Francesco Ferruccio; nel 1859 una Scena dell'Inquisizione e La fuga d'una famiglia al tempo della guerra di Lombardia nel 1848. Insieme alla pittura si dedicò anche alla litografia, iniziando nel 1850 una stretta collaborazione con la rivista satirica Lo Spirito folletto.
Allo scoppio della seconda guerra d'indipendenza nel 1859, si arruolò nei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi, nel reparto delle guardie a cavallo, insieme allo scultore A. Tantardini, al poeta A. Picozzi, a A. Carissimi, E. Bezzi, A. Nullo e G. Missori. Ricoverato in ospedale a Firenze, per inizio di congelamento ai piedi, fece in tempo a partecipare l'anno successivo alla spedizione dei Mille in Sicilia.
Al rientro a Milano riprese, con alacrità, la sua partecipazione alle rassegne braidensi con temi di soggetto patriottico, presentando nel 1860 I primi prigionieri nel combattimento di Malnate per il marchese Massimiliano Stampa di Soncino, Una trombetta dei Cacciatori delle Alpi suonando la carica a San Fermo e La selvaggina del 1859, ambedue per il nobile Cesare Cagnola. Nello stesso anno aderì alla Società de la Confusion con T. Cremona, V. Bignami, E. Pagliano, nell'ambito del movimento della Scapigliatura; il gruppo sarà poi istituzionalizzato nel 1875 come "Circolo degli artisti". È in, questo contesto che si manifesta nel D. un mutamento di rotta verso temi più disimpegnati di costume, di vita contemporanea e la conversione alla tecnica del bozzetto e dell'acquerello dove, in emulazione con A. Durini e T. Cremona, acquistò una virtuosistica padronanza del mezzo, per cui verrà giudicato dalla critica più recente una specie di Costantin Guys italiano.
Esegui delle belle caricature ad acquerello per la duchessa Eugenia Litta Bolognini (oggi presso i discendenti), moglie di Giulio, il suo primo mecenate, della quale tracciò anche un bel ritratto in litografia (ivi). Divenne così strettissimo il suo rapporto di clientela con l'aristocrazia e l'alta borghesia milanese, assidue frequentatrici dei suoi eleganti studi, ubicati successivamente in via Solferino, S. Primo, Fatebenefratelli, S. Pietro all'Orto, via Gesù.
A Brera nel 1862 espose Una fucina di maniscalco; nel 1863 Lo spauracchio e La visita di Garibaldi a Manzoni, per il cavaliere Giulio Bellinzaghi (opera che, divulgata litograficamente, divenne popolarissima); nel 1864 S. A. R. il principe Umberto nel Parco di Monza in occasione delle corse.
Nel 1866, nonostante la sua partecipazione alla terza guerra d'indipendenza con Garibaldi a Bezzecca, espose a Brera una serie di acquerelli: Contadino nella Campagna romana (studio dal vero), Equipaggio, per F. Ponti, Prigionieri del forte Ampola in Trentino nella campagna del 1866 e Le guide, dedicato anch'esso, alla stessa campagna. Altri acquerelli comparvero nel 1867, Il paggio geloso, Ussari di Piacenza, Episodio della battaglia di Bezzecca; nel 1868 Francesco I re di Francia e la duchessa d'Etampes; nel 1869 L'alloggio militare, Un matrimonio civile nella Campagna romana, Animali all'abbeverata; nel 1870 Animali, Il monumento ai Mille nel giardino della villa Marsala a Desio, per il marchese Filippo Villani. Nel 1871 ritornò alla pittura a olio presentando due ritratti per il marchese Luigi Fassati e due quadri d'animali; nel 1872 L'alloggio militare per il principe di Piemonte, Masaniello cavallo napoletano, Cavallo abbandonato sul campo di battaglia, L'aratro e I due cugini, quadro d'animali per Temistocle Solera; nel 1873 L'inaugurazione del Collegio Tipografico Pagnoni, su commissione del cavaliere G. Pagnoni (Milano, palazzo delle Stelline); nel 1874 La pace, quadro di animali per il barone Eugenio Cantoni e Pasqualuccia; nel 1875 un ritratto per Simone Weill Schott e l'acquerello Un bagno in campagna.
La crisi profonda seguita alla morte nel 1874 dell'unico figlio Enrico (che era nato nel 1849) segnò il suo ritorno ad una pittura più impegnata sul piano sia tematico sia formale, il cui esito fu il celebre Garibaldi nei Vosgi, certamente il suo capolavoro, esposto con successo nel 1875 alla Promotrice di Napoli (Milano, Museo del Risorgimento).
Ritornò a Brera nel 1878 con Rimembranze. Campagna1866, Aosta Cavalleria; nel 1879 con In un campo di battaglia, Tiro a quattro (acquerello) per Francesco Ponti e una serie di "impressioni dal vero" sempre all'acquerello; nel 1880 con Cavallo abbandonato, La pace e La guerra, acquerelli per Alberto Weill Schott. Nello stesso anno espose alla Promotrice di Torino La carica dei carabinieri a Pastrengo, acquistata dal re Umberto I ed incisa da F. De Lorenzo, opera di grande successo, davanti alla quale sfilarono ininterrottamente i reduci della famosa battaglia (il bozzetto è al Museo del Risorgimento di Milano). Nel 1881, a Brera, espose Generale Medici... 1878, Cavalli abbandonati, Dopo il lavoro; e, all'Accademia di Venezia, Troppe confidenze, La signora si fa aspettare, Agli avamposti. Nel 1882, nuovamente a Brera, Stage-coach a sei cavalli per il conte F. Farragiana di Novara, due ritratti per Prospero Negri, Rivista militare in piazza d'armi a Milano e Lo scoppio d'una granata (Milano, coll. Cosma), opera di successo, ripresentata a Roma l'anno successivo insieme a Vecchi carabinieri del 1848. Ancora nel 1883 fu a Brera con tre ritratti per la contessa Luigia Turati Ponti, Il cavallo prediletto per il cavaliere Luigi Esengrini e Ricognizione di bersaglieri per il conte Andrea Sola, opera che, ricorderà L. Archinti (1897), "faceva spiccare la rozzezza antipatica delle Ordinanze di Fattori", che fu in realtà il grande rivale del D. nel genere della pittura di battaglie risorgimentali.
Cavaliere della Corona d'Italia e professore onorario dell'Accademia di Brera, nel 1884 il D. fece parte della commissione per la istituzione del Museo del Risorgimento a Milano insieme con C. Correnti, G. Missori, G. Induno. Lo stesso anno lo ritroviamo a Brera con Pastrengo, campagna del 1848, Nizza cavalleria, Ritorno dalle corse, Aosta cavalleria; ed ancora nel 1885, con alcuni "studi dal vero", un nuovo Ritorno dalle corse e Carica di cavalleria, Piemonte Reale (Milano, Gall. d'arte moderna), gli ultimi due riesposti a Firenze insieme a La resa del forte di Ampola nel Trentino nella campagna del 1866. Questo a sua volta fu ripresentato a Brera nel 1896, insieme con Castellazzo, estate 1885 e Castellazzo, autunno 1886, Varese ritorno dalle corse (Milano, Galleria d'arte moderna). Nel 1887 all'Accademia di Venezia il D. presentò l'Artigliere della 3a divisione a San Martino ed a Brera La Croce rossa, campagna 1866. Sempre a Brera espose nel 1888 l'acquerello Sui bastioni e gli oli Vedetta, Al campo; nel 1891 Bezzecca. Campagna del1866, e due acquerelli, Militari e Carica militare; nel 1894 Richiamo di cavalli per Ferdinando Bocconi e Brughiera di Gallarate per Giuseppe Laboranti; nel 1897 Fuoco e uno Studio dal vero.
Morì a Milano il 29 nov. 1897 e fu solennemente commemorato dal vecchio commilitone garibaldino E. Guastalla.
Anche se non tenne una vera e propria scuola, fu maestro riconosciuto di E. Gola. Tra le sue opere conservate in raccolte pubbliche ricordiamo presso la Galleria d'arte moderna di Milano: Studio per la "Eleonora d'Este", 1854, Il Falconiere, 1874, Sartoria settecentesca, 1868, Taverna secentesca, quattro lunette con Flora e Zefiro, Venere e Cupido, Cerere, Pomona e Zefiro, Campo di corse con equipaggi in partenza; presso il Museo del Risorgimento a Milano: Ritratto del martire G. Dansi, Ritratto di L. Manara, La morte di C. De Cristoforis nella battaglia di San Fermo (1859), La partenza, 1878, Il quadrato di Villafranca (24 giu. 1866), 1883, Rimembranze della campagna del 1859, 1876, tre tempere rappresentanti soldati alla campagna del 1866e sette acquerelli nella galleria Ca' Grande a Milano, il ritratto del benefattore Michele Giussani del 1871; presso il Civico Museo Revoltella di Trieste La battaglia di Pastrengo e l'acquerello Artiglieria da campagna.
Fonti e Bibl.: Oltre ai cataloghi delle espos. cit. all'interno della voce, cfr.: Nicolò de' Lapi, inciso da Clerici, illustrato da P. M., in Gemme d'arte italiane, VII (1854), pp. 23-26; C. Caimi, Delle arti del disegno e degli artisti nelle provincie di Lombardia dal 1777 al 1862, Milano 1862, p. 76; R. De Pasquale Pennisi, Schizzi artistici sull'Esposizione di Napoli, Messina 1877, p. 50; F. Filippi, Le belle arti a Torino. Lettere sulla IV Espos. naz., Milano 1880, pp. 84 s.; F. Fontana Scalpelli e pennelli, Torino 1880, pp. 187 s.; L. Gonse, Exposition retrospective de Turin, in Gazette des beaux-arts, XXII (1880), p. 73; G. Cantalamessa, Lo scoppio di una granata, in L'Italia, 28 luglio 1883; A. De Lostalot, Exposition de Turin, in Gazette des beaux-arts, XXX (1884), p. 92; P. Levi, Il secondo Rinascim., I, Roma 1884, pp. 270 55-, 433; G. De Gubernatis, Diz. degli artisti ital. viventi, Firenze 1889, pp. 161 s.; G. Macchi, S. D., in Cronaca dell'Espos. di belle arti, Milano 1891, p. 19; C. Ramussi, Glorie viventi; ricordi, Milano 1891, pp. 89-91; L. Archinti, Il pittore D., in L'Illustr. ital., 12 dic. 1897, pp. 371 s.; Id., S. D., in Grazer Tagepost, 12 dic. 1897; Id., La vita artistica di S. D., in Natura ed arte, I (1897-98), pp. 805-14; V. Bignami, La pittura lombarda nel XIX sec. (catal.), Milano 1900, pp. 66 s.; G. P. Lucini. La pittura lombarda del XIX sec. alla Permanente di Milano, in Emporium, XII (1900), pp. 95 s.; L. Callari, Storia dell'arte contemporanea italiana, Roma 1909, p. 183; R. Papini, I pittori di battaglie in Italia, ibid., XLI (1915), pp. 324-32; E. Somaré, Storia dei pittori ital. dell'800, Milano 1928, 1, pp. 147, 259; P. Mudinil La Scapigliatura milanese, Milano 1930, pp. 232-40; G. Castellini, Eroi garibaldini, Milano 1931, pp. 106, III; Dipinti di S. D. (catal.), Milano 1934; G. Nicodemi, S. D., Milano 1935; G. Ceci, Bibliografia per la storia dell'arte figurativa nell'Italia merid., Napoli 1937, p. 447; C. A. Petrucci, Catalogo generale delle stampe tratte dai rami incisi posseduti dalla Calcografia nazionale, Roma 1953, p. 55; P. D'Ancona, La pittura dell'Ottocento, Milano 1954, pp. 309 s.; S. Pagani, La pittura lombarda della Scapigliatura, Milano 1955, pp. 83, 229, 231 5-, 244, 310; C. Maltese, Storia dell'arte in Italia 1785-1943, Torino 1960, p. 234; L. Tironi, Iconografia garibaldina, in Bergomum, XXXIV (1960), pp. 115-20, 235-40; Civico Museo Revoltella di Trieste. Galleria d'arte moderna (catal.), Trieste 1961, pp. 29, 43; E. Piceni-M. Cinotti, La pittura e la scultura a Milano dal 1915 al 1913, in Storia di Milano, XV, Milano 1962, p. 506; G. Predaval, La pittura lombarda dal Romanticismo alla Scapigliatura, Milano 1967, pp. 16, 55, 92 s.; F. Firmiani-G. Molesi, La Galleria d'arte moderna del Civico Museo Revoltella (catal.), Trieste 1970, p. 53; Milano '70-'70 (catal.), Milano 1970, pp. 125, 174; G. Bologna, Musei del Risorg. e di storia contemp., Milano 1975, ad Indicem; L. Caramel-C. Pirovano, La Galleria d'arte moderna di Milano, I,Milano 1975, pp. 47 s., figg. 622-641; Storia della pitt. ital. dell'Ottocento, I-III, Milano 1975, ad Indicem; G. Floris, L'esercito ital. nell'arte, Roma 1977, p. 95 e ad Indicem; F. Mannu Pisani, S. D., in La Ca' Granda (catal.), Milano 1981, pp. 243, 366; B. Paolozzi Strozzi, S. D., in Garibaldi arte e storia (catal.), Firenze 1982, p. 201; M. Lamberti, Esempi di iconografia garibaldina, in Garibaldi e la leggenda garibaldina, Brescia 1982, p. 153; F. Mazzocca, in Hayez (catal.), Milano 1982, pp. 93, 103; Id., Una raccolta di disegni di Gerolamo Induno. Episodi di vita risorgimentale, Milano 1984, n. 5; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, I, pp. 216 s. (sub voce Albertis, Sebastiano De); Diz. d. Risorg. naz., II, p. 845