DE BONI, Sebastiano
Figlio di Antonio e di Bortola Martini, nacque a Villabruna di Feltre (prov. di Belluno) il 25 nov. 1763. Il padre, nella lettera (1808) indirizzata all'ab. Giannantonio Moschini (Niero, 1971) scrive che il D. "fu allievo del sig. Gio. Batta Canal come pittore, e come architetto fu educato da me, che con tanto e sommo mio piacere ora fa ombra a me stesso". Il D. comunque fu anche alla celebre scuola di G. Selva; anzi proprio su disegno del maestro (1802) egli fece eseguire l'elegante casa Norcen a Feltre (Gaggia, 1937; Alpago Novello, 1968).
Anteriormente al 1808 risale il progetto della parrocchiale di Quero, gravemente danneggiata durante la prima guerra mondiale. Il padre (Niero, 1971) a tal proposito si esprime: "il disegno è di nuova forma, d'elegante e rigoroso gusto, d'ordine corintio, disposto con colonne e pilastri alternativamente". La collaborazione dei D. con il genitore fu sovente assai stretta: "il suddetto mio figlio ... dissegnò la Parrocchiale di Villabruna", qual fu eseguita da me, e così quella di Colle diocesi di Ceneda, ed alcune altre non ancora principiate, (ibid.). È probabile inoltre che il D. abbia coadiuvato anche il fratello Giovanni Luigi nelle fabbriche, religiose del territorio vicentino. Progettata dopo la morte del padre è la chiesa - a pianta ottagonale - di S. Maria Maddalena a Termine di Cadore (prov. di Belluno), eseguita dal 1813 al 1820.
Vasta e fortunata fu la sua attività di pittore; purtroppo, soprattutto a causa degli avvenimenti bellici, molti lavori andarono distrutti o seriamente compromessi.
Sulla scorta della citata lettera del 1808 sappiamo che anteriormente a tale data il D. aveva affrescato la parrocchiale di Villabruna: l'Assunzione di Maria in un ovale nel soffitto e agli angoli - alterate da pesanti restauri le allegorie della Fede, Speranza, Carità, Timor di Dio. Al centro del presbiterio sono dipinti il Cristo alla destra del Padre, ed i Quattroevangelisti.
In un contesto scenografico di largo respiro è impostato il brano con l'Assunzione dipinto nel soffitto della parrocchiale di Cesio Maggiore. L'insieme palesa una cultura figurativa schiettamente settecentesca non ignara dei modelli canaliani. Altrettanto si può dire per l'apprezzabile soffitto della chiesa di S. Orsola a Feltre, dove è dipinta l'Apoteosi di un santo vescovo; lo stile è assai -prossimo a quello di Cesio Maggiore e quasi sicuramente va assegnato al D. (Claut, 1985).
Per Fastro di Arsiè (prov. di Belluno) dipinse un S. Antonio da Padova con il Bimbo nel soffitto della parrocchiale. Suoi affreschi erano anche nella chiesa di Primolano (prov. di Vicenza), distrutti attorno al 1893, quando venne abbattuto il tempio. Nella chiesa della Madonna dell'Acqua a Mussolente (prov., di Treviso) restano le Virtù teologali, la Vergine in gloria, cinque monocromi con il Risorto, S. Tommaso apostolo e Angeli.
Durante le vicende belliche del 1917 andarono persi sei affreschi di San Vito di Valdobbiadene (prov. di Treviso), eseguiti dal D. fra l'ottobre 1806 e il gennaio 1807 (Niero, 1971). Sono stati distrutti anche i soffitti della parrocchiale di Roana, quelli dell'arcipretale di Santa Giustina (Belluno) e quello di Montebello (prov. di Vicenza) che il padre definiva "grandioso" (ibid.).
Va collocato non molto anteriormente al 1808 il cielo pittorico di San Giorgio Perlena (Fara Vicentino, prov. di Vicenza), del quale attualmente rimangono gli affreschi del presbiterio con l'Adorazione dei pastori, l'Adorazione dei magi e la Gloria della Trinità.
Nelle sue imprese pittoriche il D. ebbe per collaboratore il fratello Giacomo (padre del patriota e scrittore Filippo) più noto come stuccatore, ma non è da escludere un suo possibile intervento specialmente nei brani trattati a monocromo. Disegni di indubbia qualità - come la Madonna del Rosario - sono conservati nel Museo dell'Ermitage a Leningrado. L'ampia attività di frescante, che egli abilmente profuse in diverse altre chiese del Bellunese, dell'alto Trevigiano e del Vicentino, testimonia la perizia e l'abilità del D. e la sua cultura legata a moduli del Canal nonché a felici rielaborazioni di influssi tiepoleschi.
Il D. morì nel 1835.
Fonti e Bibl.: G. Moschini, Della letter. veneziana dal sec. XVIII fino ai giorni nostri, IV,Venezia 1808, p. 65; A. Vecellio, I pittori feltrini, Feltre 1898, p. 322; M. Gaggia, Il teatro di Feltre, in Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore, XI (1937), p. 907; G. Fabbiani, Chiese del Cadore, Belluno 1964, p. 137; L. Salmina, Disegni veneti del Museo di Leningrado, Venezia 1964, p. 52; G. Biasuz, L'architetto S. D., in Archivio storico di Belluno, Feltre e Cadore, XXXVI (1965), p. 72; Id., Tre architetti feltrini neoclassici: Antonio, S. e Luigi De Boni, ibid., XXXIX (1968), pp. 149 s.; A. Alpago Novello, Ville della provincia di Belluno, Milano 1968, pp. 31 s.; A. De Boni, Note anagrafiche sugli architetti De Boni, in Arch. stor. di Belluno, Feltre e Cadore, XL (1969), p. 151; A. Niero, Precisazioni sui De Boni architetti feltrini, ibid., XLII (1971), pp. 41 s.; S. Claut, S. Boni e la chiesetta di S. Orsola al Carenzoni, in L'Amico del popolo, Belluno, 30 nov. 1985, p. 3; F. Vizzutti, Breve storia della pittura bellunese dal secolo XV al XIX secolo, Belluno 1986, ad vocem.