NASOLINI, Sebastiano
– Nacque con tutta probabilità nel 1768 (Gervasoni, 1812, p. 199; 1767 per Choron - Fayolle, 1811, p. 84).
La nascita a Piacenza, spesso citata in letteratura, non è suffragata da documenti e contrasta sia con le indicazioni di alcuni libretti sia con l’origine veneziana sostenuta da Carlo Gervasoni e altri; Giorgio Fiori (1979, pp. 188 s.), avendo cercato invano l’atto di nascita a Piacenza, senza essersi imbattuto nel cognome, ipotizza uno scambio con Piacenza d’Adige o con Vicenza (oggi il cognome è attestato soprattutto in Romagna).
Pare assodato che abbia studiato a Venezia (Curiel, 1937, p. 396: «al Conservatorio dei Mendicanti»), forse con Ferdinando Giuseppe Bertoni, mettendosi in luce come cembalista. Attorno al 1787 si stabilì a Trieste, esercitando nello scorcio del decennio le mansioni di maestro al cembalo nel teatro di S. Pietro e maestro di cappella nella cattedrale di S. Giusto, ed esibendosi con successo al cembalo in varie accademie strumentali (anche dopo le prime affermazioni come compositore continuò a partecipare alla vita musicale triestina in qualità di esecutore). A Trieste, nel 1788 debuttò con un dramma metastasiano (Nitteti, teatro di S. Pietro, 5 aprile 1788), seguito da Adriano in Siria, ancora di Metastasio (Milano, teatro alla Scala, 26 dicembre 1789, con ottimo esito a detta di Pompeo Cambiasi, 1872). Secondo Gervasoni si sarebbe recato a Londra nel 1790 per rappresentarvi l’Andromaca (28 maggio), mentre secondo Ernst Ludwig Gerber (1813) avrebbe eseguito a Vienna il dramma tragico Teseo a Stige (24 novembre 1791; prima opera seria al Burgtheater dopo un decennio di opere buffe), ma tali viaggi non sono accertati: in particolare l’Andromaca londinese dovette essere un rimaneggiamento operato in loco da Carlo Francesco Badini (Price - Milhous - Hume, 1995, p. 434); è sicuro, di contro, che a Londra le opere di Nasolini godettero di ottima reputazione, in specie a inizio Ottocento, e che del Teseo furono stampati due pezzi presso editori tedeschi. Andromaca aveva avuto la sua prima a Venezia (teatro di S. Samuele) nel febbraio 1790 e il Teseo a Firenze (teatro della Pergola) nel dicembre dello stesso anno.
Nel biennio seguente scrisse due tra le opere più fortunate, le ‘tragedie per musica’ La morte di Cleopatra (Vicenza, teatro Nuovo, 22 giugno 1791) e La morte di Semiramide (Roma, teatro Argentina, carnevale 1792), su libretti – il secondo preesistente – di Antonio Simeone Sografi: questi primi due capitoli di una ‘trilogia delle morti’, completata dalla Morte di Mitridate (Trieste, teatro di S. Pietro, autunno 1796), affermarono definitivamente Nasolini come uno dei compositori di punta della sua epoca. Non si disinteressò della vicenda delle sue opere nel corso degli anni successivi: nel libretto di una ripresa veneziana della Morte di Cleopatra (1794) l’opera risulta in qualche parte variata dagli stessi Sografi e Nasolini (la necessità di tale revisione sarebbe derivata da una peraltro enigmatica «sfortunata vicenda del primo Attore per cui fu composta»).
Negli anni Novanta l’attività di Nasolini gravitò principalmente attorno al teatro di S. Benedetto in Venezia: tra il 1792 e il 1798 vi ebbero la prima molti suoi lavori, poi allestiti nei teatri di tutt’Italia (eccetto Napoli).
Tra questi si ricordano Eugenia (Giuseppe Foppa), dramma, autunno 1792; Gl’innamorati, anche I due innamorati o Gli amici (Id.), dramma per musica, 4 febbraio 1793 (atto II di Vittorio Trento); Amore la vince (Foppa), dramma giocoso per musica, ottobre 1793; I raggiri fortunati, anche La contessa di Sarzana ossia Il maritaggio in contrasto (Pietro Chiari), farsa, 5 febbraio 1795; Ines de Castro (autore incerto), dramma per musica, autunno 1795, con Ignazio Gerace, Giuseppe Cervellini, Francesco Bianchi; Merope (Mattia Botturini), 21 gennaio 1796; Gl’Indiani (Id.), dramma per musica, autunno 1796; Zaira (Id.), dramma per musica, 22 febbraio 1797; Melinda (Giovanni Bertati), favola romanzesca in musica, 12 settembre 1798.
Francesco Caffi (1854) lo segnala tra i maestri che nel 1795 a Venezia, di tanto in tanto, aiutavano il famoso virtuoso Domenico Dragonetti a redigere o dare forma ai pezzi di bravura con cui soleva esibirsi sul contrabbasso.
Sarebbe morto a Venezia nel 1799 (Gervasoni, 1812, p. 199) o intorno a quell’anno. Il Dictionnaire di Choron - Fayolle (1811) dà una romanzesca descrizione della morte: scritturato nel carnevale 1798 (o in una data vicina) in un teatro veneziano, avrebbe condotto vita dissipata e sarebbe morto senza riuscire a onorare l’impegno (secondo l’Indice de’ teatrali spettacoli in quella stagione avrebbe dovuto comporre un’Ifigenia al teatro Argentina di Roma, non andata in scena per colpa della chiusura dei teatri; Verti, 1996, II, p. 1287).
Il libretto de Gli opposti caratteri, dati a Napoli nel 1806 come dramma per musica in due atti (già Gli umori contrari, Bertati, Venezia, teatro di S. Cassiano 1798, poi col nuovo titolo dal 1799, farsa giocosa), designa il compositore come «il fu celebre maestro D. Sebastiano Nasolini». La partitura napoletana della stessa opera, riveduta e ampliata (Napoli, Biblioteca del conservatorio S. Pietro a Majella, Mss., 29.3.22-23), contiene almeno un duetto (Voi vedete se son io di Ferdinando Paer) e un’aria (Fedeltà nel matrimonio di Giuseppe Mosca) d’altra mano: è probabile che l’espansione a due atti si debba a un diverso compositore. Nello stesso anno fu data a Napoli anche la Merope. La concomitanza di questi allestimenti e la novità della musica di Nasolini a Napoli hanno forse indotto a credere a una presenza in extremis del compositore in quella città.
Molte opere completamente nuove recano il nome di Nasolini nel periodo 1806-16 (va però messo in conto l’uso degli impresari di dare per «tutta nuova» la musica di un’opera anche quando non lo era affatto: è il caso di una ripresa bergamasca della Morte di Mitridate). Alcune di esse ebbero notevole circolazione: così Achille e Patroclo (Modena, Ducale, 23 giugno 1806), ripresa varie volte fino al 1819 con questo titolo, o come Achille o ancora La morte di Patroclo.
Su una rappresentazione a Parma il Giornale del Dipartimento del Taro (7 novembre 1812) commentava: «Nel libretto dell’opera si legge che la musica è del celebre Sig. Maestro Nasolini; ma a dir vero essa è di parecchi maestri, o per meglio dire è una specie di così detto Centone, il quale è sparso di peregrine bellezze. Essa piace e piacerà sempre per la forza dell’arte del contrappunto, per l’invenzione di aggradevoli motivi, per la sublimità de’ sentimenti e per lo sconvolgimento delle passioni in alcune scene». L’attribuzione dell’opera a Nasolini (sotto un titolo che, si noti, la pone nel solco della ‘trilogia delle morti’) si dimostrò evidentemente un ottimo espediente promozionale.
Sulla scorta di questi allestimenti alcuni hanno ventilato una data di morte tra il 1806 e il 1816. La più probabile rimane però circoscritta al triennio 1798-1800; i titoli nuovi si diradano infatti improvvisamente dal 1800. Un indizio e silentio è l’interpolazione nella Morte di Cleopatra (Venezia, teatro La Fenice, maggio-giugno 1800) di una scena del sotterraneo «composta espressamente» da Gaetano Marinelli su libretto di Gaetano Rossi: operazioni del genere si facevano, di norma, in assenza del compositore originario e se Nasolini fosse stato a Venezia, ricorrere a un’altra mano sarebbe stato implausibile.
È difficile dare una fisionomia a gran parte della produzione di Nasolini, dati gli incerti della biografia e della trasmissione delle partiture. Le sue composizioni furono diffuse in tutt’Europa, con differenti accoglienze fra Italia ed estero: se Karl von Zinzendorf sentenziò «sujet lugubre, musique peu marquante» per il Teseo viennese (in Michtner, 1970, p. 510), la stessa opera sull’Osservatrice fiorentina (Weaver - Weaver, 1993, p. 629) aveva mietuto alte lodi; e la Gazzetta Toscana ne aveva certificato «il migliore incontro» (ibid., 630). Per il parigino Courrier de l’Europe Nasolini, «auteur de plusieurs opéra sérieux très estimés et d’une quantité de duos et d’air charmants qui jouissent, même à Paris, d’une grande réputation, soignait beaucoup le chant et négligeait souvent l’orchestre» (11 aprile 1808, cit. in Mongrédien, 2008, II, p. 594): se il rilievo sull’inaccuratezza dell’orchestrazione è tipico della critica francese, è però indubbio che, nonostante un buon numero di opere comiche – il recensore parigino aveva appena assistito agli Opposti caratteri – Nasolini fu soprattutto operista serio, tra i più rappresentati e amati tra Sette e Ottocento, esponente di spicco di quell’ultimo decennio del secolo in cui l’opera seria italiana, dopo la stagione delle ‘riforme’, innervò il vecchio modello metastasiano con tematiche e atmosfere mutuate dalla tragedia settecentesca (Voltaire, Vittorio Alfieri, Vincenzo Monti). Principale collaboratore di Nasolini fu il poeta Sografi, autore anche della tragedia per musica ‘repubblicana’ Gli Orazi e i Curiazi, musica di Domenico Cimarosa (Venezia 1796), ed è significativa la presenza del finale tragico in alcune opere cruciali di Nasolini. Per La morte di Cleopatra – l’atto primo termina con la pantomima dei «Misteri di Iside» – si è parlato di incidenza della cultura massonica (Nocciolini, 1994, pp. 333 s.).
Sulla spinta degli avvenimenti e della musica di Francia, anche i compositori contribuirono al mutato clima. Recitativi obbligati di grande intensità, scene di notevole ampiezza con uso esteso del coro, qualche audacia armonica, orchestrazione ‘piena’, generoso ricorso agli assoli strumentali: Nasolini si rivela non indegno collega di Cimarosa, Giovanni Paisiello e Nicola Antonio Zingarelli. Forse al compositore il complimento più calzante è stato fatto da un critico del Times, che recensendo la Merope(Londra, 27 marzo 1802) trovò la musica «sublime and impassioned»: espressione di un gusto tragico alto e di una tendenza al patetico tipica del melodramma di fine Settecento. Sullo stesso giornale (5 marzo 1806) il carattere musicale della Morte di Cleopatra è siglato in due parole: «pathos and expression». Nasolini è «ragionato e tenero» per Benedetto Frizzi (1803; in Rice, 1994, p. 385): dove «ragionato» starà per ciò che si sarebbe poi detto «filosofico», e «tenero» alluderà appunto al pathos profuso nelle figure femminili. Le opere di Nasolini furono molto amate dalle primedonne che ebbero nel virtuosismo il loro punto forte e nel genere serio il loro prediletto campo d’azione: Elizabeth Billington, Lorenza Correa, Angelica Catalani contribuirono a perpetuare, soprattutto Oltralpe, la fortuna di tali opere ben dopo la precoce eclisse dell’autore; Giuseppina Grassini cantò pezzi della Morte di Cleopatra per oltre un ventennio. Sull’onda del favore accordato loro dai cantanti, le opere di Nasolini sopravvissero dunque al cambio dei gusti melodrammatici e musicali: benché centonizzate, le sue Meropi e Semiramidi risultarono ancora perfettamente funzionali al teatro in musica primo-ottocentesco. Rimane consegnata ai posteri la sua immagine di «compositeur original, enlevé à la fleur de l’âge», anzi «dans la première vigueur de l’âge et du talent» (Pierre-Louis Ginguené sul Mercure de France, 16 e 30 marzo 1811, in Mongrédien, 2008, III, pp. 231, 239).
Tra le opere non ancora citate si ricordano: Ercole al Termodonte ossia Ippolita regina delle Amazzoni (Sografi), dramma per musica, Trieste, S. Pietro, primavera 1791; Calliroe (Mattia Verazi), dramma per musica, Firenze, La Pergola, 26 dicembre 1792; Tito e Berenice (Foppa), dramma per musica, Venezia, La Fenice, ascensione 1793; Pirro, dramma per musica, Venezia, teatro privato del conte Alessandro Pepoli, con Niccolò Zingarelli, Francesco Gardi, Bianchi et al.; Betulia liberata (Metastasio et al.), componimento drammatico, Oratorio di S. Filippo Neri, Firenze, 2 febbraio 1794; Le feste d’Iside, anche Sesostri (autore incerto), dramma per musica, Firenze, La Pergola, 10 febbraio 1794; L’Epponina (Pietro Giovannini), dramma per musica, Bergamo, Riccardi, agosto 1794; Alzira (autore incerto), dramma serio per musica, Bologna, Comunale, 13 maggio 1797 con Zingarelli; Il medico di Lucca, anche Il medico universale, Il medico dei (ai) bagni o Il medico di Lamo (Bertati), dramma giocoso, Venezia, S. Samuele, autunno 1797; Timoleone (Sografi), dramma serio, Reggio nell’Emilia, Moderno, 19 aprile 1798; Il trionfo di Clelia (Sografi), Milano, La Scala, 26 dicembre 1798.
Tra le opere di dubbia attribuzione: Catone in Utica (Metastasio), dramma per musica, Venezia, S. Samuele, 1791; I due fratelli rivali, 1792; Il tiranno punito, Brescia, carnevale 1799; Il torto immaginario (Foppa), farsa giocosa, Venezia, S. Moisè, autunno 1800; Gli sposi infatuati (Rossi), farsa giocosa, Venezia; Tersandro (Terpandro) in Eleusi, Firenze, La Pergola, 13 settembre 1807; Il finto sordo (Rossi), farsa, Parma, Imperiale, 5 febbraio 1811; Il ritorno di Serse, dramma per musica, Napoli, Fondo, 1816. Nell’Indice de’ teatrali spettacoli è segnalata una Giovanna Darcos prevista a Venezia nell’estate 1797, da identificarsi forse con la ripresa dell’opera di Sografi e Gaetano Andreozzi (cfr. Rizzuti, 2004, pp. 69-73).
Altre composizioni: La conversione di s. Agostino, oratorio; Eurilla (Sografi), cantata; Quae voces coruscat, mottetto; Laudamus te, cantata sacra. Pezzi staccati si trovano in numerose biblioteche italiane.
Fonti e Bibl.: A.-É. Choron - F.-J.-M. Fayolle, Dictionnaire historique des musiciens, artistes et amateurs, morts ou vivans, II, Paris 1811, p. 84; C. Gervasoni, Nuova teoria di musica ricavata dall’odierna pratica, Parma 1812, p. 199; E.L. Gerber, Historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, III, 1813, pp. 546 s.; P. Cambiasi, Rappresentazioni date nei reali teatri di Milano: 1778 - 1872, Milano 1872, passim; F. Caffi, Storia della musica sacra nella già Cappella ducale di S. Marco (1854), a cura di E. Surian, Firenze 1987, p. 439; C.L. Curiel, Il Teatro S. Pietro di Trieste, 1690-1801, Milano 1937, pp. 218, 396 e ad ind.; O. Michtner, Das alte Burgtheater als Opernbühne. Von der Einführung des deutschen Singspiels (1778) bis zum Tod Kaiser Leopolds II (1792), Wien 1970, pp. 509 s.; G. Fiori, Ricerche biografiche piacentine, in Bollettino storico piacentino, LXXIV (1979), pp. 188 s.; M.P. McClymonds, The Venetian role in the transformation of Italian opera seria during the 1790s, in I vicini di Mozart, I: Il teatro musicale tra Sette e Ottocento, a cura di M.T. Muraro, Firenze 1989, pp. 221-240; Id., «La morte di Semiramide ossia La vendetta di Nino» and the restoration of death and tragedy to the Italian operatic stage in the 1780s and 1790s, in Atti del XIV congresso della Società internazionale di musicologia, a cura di A. Pompilio et al., III, Torino 1990, pp. 285-292; C. Sartori, I libretti italiani a stampa dalle origini al 1800, Cuneo 1990-94, ad ind.; Melodramma, spettacolo e musica nellaFirenze dei Lorena, a cura di M. De Angelis, Firenze, 1991, ad ind.; R.L. Weaver - N.W. Weaver, A chronology of music in the Florentine theater, 1751-1800, Warren 1993, pp. 629 s.; M. Nocciolini, Circolazione di un melodramma e rivolgimenti politici (1796-1799): «La morte di Cleopatra», in Studi musicali, XXIII (1994), pp. 329-365; J.A. Rice, Benedetto Frizzi on singers, composers and opera in late eighteenth-century Italy, ibid., pp. 367-393; C. Price - J. Milhous - D.R. Hume, Italian opera in late eighteenth-century London, I: The King’s Theatre, Haymarket, 1778 - 1791, Oxford 1995, p. 434; Un almanacco drammatico: l’«Indice de’ teatrali spettacoli», a cura di R. Verti, Pesaro 1996, passim; A. Chegai, L’esilio di Metastasio, 2a ed., Firenze 2000, passim; A. Rizzuti, Joan of Arc’s operatic debut: Vicenza, 1789 - Venice, 1797, inIl Saggiatore musicale, XI (2004), pp. 69-73; K. Kost, Das «tragico fine» auf venezianischen Opernbühnen des späten 18. Jahrhunderts, diss., Universität Heidelberg, Heidelberg 2004, pp. 120-190;J. Mongrédien, Le Théâtre Italien de Paris, 1801-1831. Chronologie et documents, Lyon 2008, ad ind.; G.N. Vetro, Dizionario della musica e dei musicisti dei territori del Ducato di Parma e Piacenza, http://www.la-casadellamusica.it/vetro; Id., Dizionario dei musicisti e della musica di Piacenza, Piacenza 2010, pp. 101-103; F.-J. Fétis, Biographie universelle, VI, pp. 281 s.; C. Schmidl, Dizionario universale dei musicisti, II, p. 161; Enc. dello spettacolo, VII, coll. 1030 s.; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, V, p. 328; The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVII, pp. 650 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII, coll. 921 s.