NOVELLI, Sebastiano
NOVELLI, Sebastiano. – Figlio di Giovanni, nacque a Casale Monferrato tra il 1495 e il 1500 circa.
I documenti che lo riguardano sono stati individuati da Alessandro Baudi di Vesme per la parte casalese (Schede Vesme, 1982, pp. 1514-1516), da Rossana Sacchi per la presenza a Milano (ma pubblicati da Vito Zani [1996]; v. anche Agosti, 2009, p. 179) e da Blythe Alice Raviola, ancora per Casale (2003): ne risulta un percorso biografico strettamente legato alla città di Casale, di cui Novelli fu talvolta rappresentante in occasioni ufficiali e in rapporto con la corte paleologa.
È citato per la prima volta in un atto amministrativo del 20 agosto 1521, quando nell’ambiente artistico casalese erano ancora vivi e attivi i fratelli Martino e Francesco Spanzotti e Aimo e Balzarino Volpi; nello stesso anno, il pittore fiammingo Pietro Grammorseo aveva sposato a Casale la figlia di Francesco Spanzotti. Il 7 luglio 1525 Novelli si impegnò a eseguire, in società con Gian Giacomo Fava, una pala (finora non individuata) per il nobile Giovanni Vialardi di Villanova raffigurante la Natività al centro e ai lati i Ss. Sebastiano e Rocco (il costo fu di 18 scudi del sole e i due santi prescelti collegano l’impresa all’epidemia di peste conclusasi da pochi mesi). Il 2 settembre 1526 siglò con Giovanni Maria Sterchino un contratto per la decorazione ad affresco della sede e cappella dei Battuti di Casale, per il compenso di 55 scudi del sole.
Il documento descrive dettagliatamente l’iconografia del ciclo (Storie di Giona) e i materiali utilizzati (consistente la presenza dell’oro e dell’azzurro), ma la cappella non è più localizzabile; alla stesura del contratto fu presente Nicola Carcher, arazziere del marchese di Monferrato, figlio di Alvise Carcher da Bruxelles, anch’egli arazziere della corte paleologa. Si possono forse immaginare i caratteri stilistici tradizionali di quest’opera rilevando che Sterchino fece testamento nel 1528 a Vercelli, in casa di Gerolamo Giovenone, con l’assistenza di Francesco Spanzotti (Schede Vesme, 1982, pp. 1612 s.).
Il 19 dicembre 1530 l’orafo casalese Vincenzo Marigliano, su precedente istanza del marchese del Monferrato, consegnò a Novelli la somma di dieci scudi d’oro, derivante dall’eredità di Sterchino, e dall’atto risulta che egli era pittore di corte (di qui forse la pomposità delle sue firme sui dipinti). Il 16 agosto 1532 Agostina de Cordariis stabilì la donazione a lui di tutti i propri beni, considerandolo come figlio: all’atto assistette Ambrogio Bellassi, pittore vigevanese di cui solo ultimamente è stata individuata la personalità di tardo allievo di Spanzotti (de Bosio, 2010). Come rappresentante della comunità di Casale, Novelli fu teste, il 29 marzo 1533, al processo contro Giovanni Picco per insubordinazione e favoreggiamento del duca di Mantova Federico II, confermando così la sua gravitazione verso il partito paleologo; il 25 agosto 1535 e il 28 aprile dell’anno successivo fu coinvolto a Milano, come rappresentante della comunità casalese, nelle trattative per la realizzazione dell’Arca di S. Evasio nel duomo di Casale, affidata agli scultori Gian Giacomo Della Porta, Cristoforo Lombardi e Agostino Busti detto il Bambaja. Nel 1540 portò a termine il grande e complesso trittico dedicato alla Disputa dell’Immacolata Concezione conservato nella sacrestia della parrocchiale di Castel San Giovanni (Piacenza), già nella cappella del Rosario, solennemente firmato e datato «Haec non Apellis / coi sed a Sebastiani / cog.o Novelli /manus MDXXXX». L’opera è stata segnalata per la prima volta da Diego Sant’Ambrogio (1903, ma vedi anche Conti [1937]) e ha costituito il punto di riferimento per l’aggregazione di altri dipinti al corpus del pittore.
Alla pala di Castel San Giovanni è stata persuasivamente collegata una pala in S. Sisto a Piacenza (terza cappella a destra) con la Madonna, il Bambino, angeli e i ss. Gerolamo e Pietro, che porta al centro della predella lo stemma della famiglia Paveri Fontana (nel pavimento della cappella si è conservata la lastra tombale della famiglia, con la data 1529, orientativa per la pala); l’opera è firmata in modo un poco sospetto «Sebastianus Novellus haud ignotus» ed è altamente elogiata già da Scarabelli (1841). Ambedue le opere di area piacentina presentano caratteri stilistici tradizionalmente casalesi (tra Spanzotti e Grammorseo) su cui si sono sovrapposte esperienze più propriamente locali: dal grottesco michelangiolismo di Bernardino Zacchetta, precocemente presente nella stessa S. Sisto (atrio), alle forme potenti del Pordenone, attivo negli stessi anni per S. Maria di Campagna (in particolare nella cappella di s. Caterina, della famiglia Paveri Fontana) e per Cortemaggiore (cappella Pallavicino nella chiesa dei Francescani). A queste opere gli studiosi hanno aggiunto gradualmente altri dipinti in alcuni casi rivelatisi col tempo spuri (Nicodemi, 1924; Gabrielli, 1935; Nasalli Rocca, 1936; Viale, 1939; Brizio, 1942; Romano, 1970; Barelli, 1988; Arisi, 1997, pp. 848-851). Sono da respingere due attribuzioni di Nicodemi: la pala con il Matrimonio di s.Caterina alla Galleria Sabauda di Torino (catal. 142 e 143) è del Maestro di Giovanni Agostino Gambaudi (Frangi, 2003, pp. 43-47; la Resurrezione di Cristo e santi degli Staatliche Museen di Berlino (catal. n. 90B) è documentata come opera di Giovanni Antonio Boltraffio e Marco d’Oggiono (Shell - Sironi, 1989). Non è più sostenibile l’attribuzione a Novelli della pala, in S. Sebastiano a Biella, con S. Agostino, s. Sebastiano e un santo vescovoche presenta un donatore in abito agostiniano, già attribuita anche a Grammorseo (Romano, 1970, pp. 49 s.); l’opera è stata restituita persuasivamente a Marco Cardisco (Giusti - Leone de Castris, 1985).
Le opere, oltre alle due piacentine, la cui attribuzione a Novelli è generalmente accettata sono: Bobbio, S. Colombano, S. Martino e il povero (segnalata da Giovanni Agosti); già Milano, collezione Luigi Bestetti: Assunta (Suida [1939]); già Milano, collezione del principe Sassonia Weimar: S. Chiara (tavola centrale di un trittico; Romano [1970]); già Milano, Finarte (5 aprile 1973, n. 31): Natività e angeli con s. Orsola (?) (da identificare con un dipinto segnalato, presso la chiesa domenicana di Trino, da Giovanni Andrea Irico [1745]); Palazzolo, Confraternita della Trinità: Madonna col Bambino, s. Giovannino, un santo vescovo e s. Francesco (Romano, 1976); Rosignano, casa parrocchiale: Madonna col Bambino, s. Giovannino e i ss. Pietro e Paolo (siglata «S. N. Cadmeae artis aemulus»), attualmente presso il Vescovado di Casale; Trino, ospedale di S. Antonio: Assunta e i ss. Michele e Lorenzo (Sciolla, 1977). Non è stata finora recuperata la Madonna col Bambino, s. Giovannino e due angeli firmata «Sebastianus Novellus haud Polygnotus 1541», già presso i marchesi Baldini di Piacenza e forse acquisita a un’asta di secondo Settecento dal conte Paolo Emilio Barattieri di San Pietro (Nasalli Rocca, 1936, p. 326). È verosimilmente di Novelli il dipinto con l’Abbraccio di Gesù Bambinoe di s. Giovannino, già nella collezione Donà dalle Rose a Venezia (Lorenzetti - Planiscig [1934]); l’opera, firmata «Novellis» è attualmente irreperibile. È vistosa la gravitazione delle opere note verso la tarda fase piacentina del pittore, attivo almeno dal 1525; alla prima fase casalese potrebbe essere riferita la Genealogia della Vergine nel Museo nazionale di Poznań (inv. Mo 221, con attribuzione a Gaudenzio Ferrari, già smentita da Longhi, 1964, p. 55), che deriva iconograficamente da un dipinto di Gandolfino da Roreto conservato in S. Antonio a Casale Monferrato. Si possono avvicinare al momento iniziale del pittore, non ancora ben chiarito, i frammenti di un grande polittico con S.Martino, s. Rocco e s. Gerolamo conservato nella parrocchiale di Casei Gerola (Agosti, 2009, p. 181), una pala raffigurante la Madonna di Loretoe i quattro Padri della Chiesa nella Pinacoteca Malaspina di Pavia (inv. P 13, come anonimo piemontese), proveniente da S. Maria di Loreto a Tortona (Rampi, 2011) e un Cristo portacroce noto per una fotografia del fondo Van Marle - Ventura nella Fototeca della Fondazione Cini a Venezia (cartella Gaudenzio Ferrari; l’opera, che passò a un’asta londinese del 1928, è stata segnalata all’autore da Giovanni Agosti). Questi ultimi dipinti sembrano in qualche debito anche verso la scuola vigevanese di Bernardino Ferrari.
Non se ne conosce la data di morte, avvenuta nella prima metà del 1545; risulta infatti ancora vivo all’inizio di quell’anno, mentre un documento del 1° agosto 1545 – riguardante una pala destinata alla parrocchiale di Boscomarengo (Alessandria) commessa al figlio Francesco in collaborazione con Bartolomeo Moranzana – lo dice defunto (Schede Vesme, 1982 pp. 1515 s.);l’opera si è conservata in loco, ma risulta ingiudicabile per una totale ridipintura.
Fonti e Bibl.: A. Baudi di Vesme, Schede Vesme. L’arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, IV, Torino 1982, pp. 1514-1516, 1612 s. (docc. sec. XVI); G.A. Irico, Rerum Patriae libri tres, Milano 1745, p. 146; L. Scarabelli, Guida ai monumenti storici ed artistici della città di Piacenza, Lodi 1841, p. 71; D. Sant’Ambrogio, Cronaca. Castel San Giovanni, in Rassegna d’arte, III (1903), 10, p. III; G. Nicodemi, S. N., in Le Musée, VII (1924), pp. 133-137; G. Lorenzetti - L. Planiscig, La collezione dei conti Donà dalle Rose a Venezia, Venezia 1934, n. 8; N. Gabrielli, L’arte a Casale Monferrato dal XI al XVIII secolo, Torino 1935, p. 66; E. Nasalli Rocca, Un pittore casalese del Cinquecento. S. N., in Rivista di storia, arte, archeologia. Bollettino della sezione di Alessandria, XLV (1936), 1-2, pp. 320-330; A. Conti, Cenni storici intorno alla chiesa Maggiore di Castel San Giovanni e alle opere d’arte in essa contenute, in Strenna dell’anno XV, Piacenza 1937, pp. 192-194; G. Suida, La scuola di Leonardo, in Mostra di Leonardo da Vinci (catal.), Milano 1939, p. 323; V. Viale, Gotico e Rinascimento in Piemonte (catal.), Torino 1939, pp. 273-275; A.M. Brizio, La pittura in Piemonte dall’età romanica al Cinquecento, Torino 1942, pp. 132-137, 245 s.; R. Longhi, Studi polacchi sulla pittura italiana, in Paragone, XV (1964), 173, pp. 52-56; G. Romano, Casalesi del Cinquecento. L’avvento del manierismo in una città padana, Torino 1970, pp. 43-51; Id., in Opere d’arte a Vercelli e nella sua provincia (catal., Vercelli), Torino 1976, p. 25; G.C. Sciolla, L’arte a Torino e nel suo territorio,Vercelli 1977, p. 11; P. Giusti - P. Leone de Castris, ‘Forastieri e regnicoli’. La pittura moderna a Napoli nel primo Cinquecento, Napoli 1985, p. 246; C. Barelli, in La pittura in Italia. Il Cinquecento, a cura di G. Briganti, II, Milano 1988, p. 785 s. v.; J. Shell - G. Sironi, Giovanni Antonio Boltraffio e Marco d’Oggiono. The Berlin Resurrection of Christ with Sts Leonard and Lucy, in Raccolta vinciana, 1989, n. 23, pp. 119-154; V. Zani, Nuove questioni intorno alla fase lombarda di Gian Giacomo Della Porta ed il problema dell’Arca di S. Evasio a Casale Monferrato, in Prospettiva, 1996, n. 82, pp. 31-58 (in particolare pp. 48-52); F. Arisi, Pittura dalla Madonna di S. Sisto (1513-1514) al 1545, in Storia di Piacenza, a cura di P. Castignoli, III, Dalla Signoria viscontea al Principato farnesiano, Piacenza 1997, pp. 843-885; F. Frangi, La ‘resistenza’ leonardesca a Milano: Il Maestro di Ercole e Gerolamo Visconti, in Brera mai vista. All’ombra di Leonardo. La pala di S. Andrea alla Pusterla e il suo maestro, Milano 2003, pp. 8-47; B.A. Raviola, Il Monferrato gonzaghesco. Istituzioni ed élites di un micro-Stato (1536-1708), Firenze 2003, p. 14, n. 47; G. Agosti, in Il portale di S. Maria di Piazza a Casale Monferratoe la scultura del Rinascimento tra Piemonte e Lombardia (catal., Casale Monfer-rato), a cura di G. Agosti - J. Stoppa - M. Tanzi, Milano 2009, pp. 179, 181; S. de Bosio, Per Ambrogio Bellazzi da Vigevano, in Nuovi Studi, XV (2010), 16, pp. 33-60; E. Rampi, in Musei civici di Pavia. La Pinacoteca Malaspina, a cura di S. Zatti, Milano 2011, pp. 285 s.